4 Consumi culturali

Digital Learning 2

Andrea Pozzali

I dati confermano come la televisione occupi nella dieta mediale degli studenti universitari della Bicocca un ruolo minore e quasi di ripiego rispetto ad Internet (Figura 4). Circa uno studente su due dichiara, infatti, di guardare la televisione meno di 5 ore a settimana e solo il 9,7% la guarda più di 15 ore. Secondo le nostre rilevazioni, inoltre, è in costante aumento il numero di coloro i quali dichiarano di non guardare mai la televisione: il 2,1% nel 2008, il 3,1% nel 2009 e il 4,2% nell’ultima rilevazione. In linea con questo atteggiamento non eccessivamente partecipe nei confronti del mezzo televisivo, si può leggere anche il dato relativo al possesso di un abbonamento per la TV satellitare o pay TV: il 60,9% del campione dichiara infatti di non possederlo, né di avere intenzione di acquistarne uno. Anche in questo caso, va evidenziato come dal raffronto con le rilevazioni effettuate negli anni precedenti emerga un trend al rialzo costante di questa percentuale, che si attestava al 54,2% del campione nel 2008 ed al 57,9% nel 2009.

Come nel caso dei tempi di connessione ad Internet, anche per quanto riguarda la televisione si rileva una influenza della variabile di genere, essendo le donne mediamente più propense degli uomini al consumo televisivo. Le differenze fra generi nella fruizione del mezzo televisivo, pur significative a livello statistico, si rivelano però più contenute, in senso assoluto, rispetto a quanto si verificava nel caso dei tempi di connessione ad Internet, ed anche di più difficile interpretazione: se è vero, infatti, che è considerevolmente maggiore la percentuale di donne fra coloro che guardano la televisione da 1 a 10 ore alla settimana, e che di contro coloro che dichiarano di non guardare mai la televisione sono in prevalenza uomini, va anche rilevato come gli uomini stessi siano relativamente più rappresentati nelle fasce di utenti che guardano la televisione per 10 ore o più alla settimana (Figura 5).

 

4Figura 4 – Quante ore guardi la televisione in media alla settimana?

 

5Figura 5 – Frequenza settimanale di fruizione della televisione e variabile di genere

 

 

In corrispondenza a quanto accade per la televisione, va evidenziato anche come, nel complesso, sia in forte crescita il numero di studenti che dichiarano di non ascoltare mai la radio. Nell’ ultima rilevazione sono il 13% del campione (Figura 6), mentre erano l’8,6% nel 2008 ed il 9,2% nel 2009; questo dato potrebbe essere conseguenza  del consumo dei medesimi contenuti su Internet (radio online). In generale, comunque, si conferma come la grande maggioranza degli studenti ascolti la radio in media meno di 5 ore alla settimana, a riprova di come questo mezzo di comunicazione non ricopra un ruolo di primo piano nella dieta mediale complessiva degli studenti della Bicocca. Va sottolineato anche come, in questo caso, non si registrino significative differenze tra uomini e donne.

6Figura 6 – Quante ore ascolti la radio in media alla settimana?

 

Per quanto riguarda la propensione alla lettura di libri (oltre ai libri di testo richiesti per la preparazione degli esami universitari), il raffronto con i dati delle precedenti rilevazioni permette di evidenziare un calo del numero di studenti che dichiara di non leggere nemmeno un libro all’ anno (erano l’11,7% nel 2008, il 13,5% nel 2009, il 9,1% nell’ ultima rilevazione), o di leggerne meno di cinque. A questo dato corrisponde un incremento sensibile nel numero di coloro che ne leggono tra cinque e dieci (che passa dal 26,7% nel 2008, al 20,9% nel 2009, al 30% nell’ ultima rilevazione) e nel numero di coloro che ne leggono più di dieci all’anno (Figura 7). In linea con i trend a livello nazionale, va rilevata la presenza di significative differenze di genere (Figura 8). Le donne leggono più degli uomini (solo il 7,8% delle donne dichiara infatti di non aver letto nemmeno un libro nell’ ultimo anno, contro il 12,5% degli uomini). Questo rispecchia, come si accennava, la situazione a livello dell’intera popolazione italiana, dove peraltro, stando alle ultime rilevazioni Istat, il divario di genere risulta essere molto più pronunciato di quanto non si rilevi nel nostro campione, essendo le lettrici il 53,1% contro il 40,1% dei lettori. Va anche detto come a livello nazionale le differenze di genere risultino essere massime proprio all’ interno della fascia di età tra i 20 ed i 24 anni, anche se ovviamente in questo caso bisognerebbe effettuare un controllo sulle altre variabili che influiscono in maniera rilevante sulla propensione alla lettura, quali il livello di istruzione e l’area geografica.

 

7Figura 7 – Quanti libri leggi all’anno (eccettuati i testi universitari)?

 

8Figura 8 – Propensione alla lettura di libri e variabile di genere

 

Il dato relativo alla lettura dei giornali cartacei evidenzia una crescente disaffezione da parte degli studenti della Bicocca nei confronti di questo media (Figura 9): cresce infatti, in misura considerevole rispetto alle precedenti rilevazioni, la percentuale di coloro che dichiarano di non leggere mai quotidiani cartacei (si passa dal 2% nel 2008, al 7,3 nel 2009, al 12% nell’ ultima rilevazione) e diminuisce, in maniera corrispondente, il numero di coloro che li leggono “tutti i giorni” o “qualche volta alla settimana”. Da questo punto di vista, sarebbe interessante andare a raffrontare questo dato con quello relativo alla fruizione dei quotidiani on line, in quanto è plausibile supporre una relazione di sostituibilità fra quotidiano cartaceo e quotidiano digitale. Del resto, la tendenza verso una sempre maggiore fruizione della stampa online è ben documentata in questi anni, sia a livello internazionale[1] che a livello italiano[2]. È interessante rilevare anche come la fruizione di free press, che in una certa misura potrebbe essere intesa come sostitutiva della lettura del tradizionale quotidiano cartaceo, si confermi un fenomeno diffuso tra gli studenti della Bicocca (Tabella 4), anche se si registra un calo nella percentuale di coloro che leggono la free press tutti i giorni (si passa dal 21% nel 2009 al 13,9% nella presente rilevazione) e, di contro, un incremento nella percentuale di coloro che non la leggono mai (che passa dal 10% al 13,9%).

 

9Figura 9 – Lettura di quotidiani cartacei

 dm8Tabella 4 – Lettura della free press

 


[1] L’indagine comScore del gennaio 2012 (http://goo.gl/b7Ezg) evidenzia come quasi il 50% della popolazione europea che si connette ad Internet sia solita consultare siti di giornali on line, con una crescita percentuale del 9 per cento tra Novembre 2010 e Novembre 2011.

[2] Stando al report “La stampa in Italia 2009-2011” della Federazione Italiana Editori Giornali (www.fieg.it), il numero di coloro che si sono collegati a siti web di giornali in un giorno medio in Italia è passato da 4 a 6 milioni tra il 2009 ed il 2011, con un incremento del 50%. Per avere un raffronto, si pensi che il numero complessivo di utenti di Internet nel giorno medio, nello stesso periodo, è passato da 10,4 a 13,1 milioni, con un incremento del 26%. Stando ai dati Istat contenuti nel report “Cittadini e nuove tecnologie”, inoltre, tra le persone maggiori di 6 anni di età che si sono collegati ad Internet nel 2001, il 51% ha letto o scaricato giornali e riviste; la lettura di giornali online risultava tra gli utilizzi della rete più popolari in assoluto, superata solo dallo scambio di e-mail e dall’e-commerce.