8 Profili di consumo e produzione di contenuti culturali

Andrea Mangiatordi e Arianna Mainardi

Per analizzare l’uso effettivo dei cosiddetti ‘nuovi’ e ‘vecchi’ media, abbiamo operato una normalizzazione a valori percentuali delle variabili relative al consumo di contenuti online e offline. Questo ci ha permesso di definire due indici generali, calcolati aggregando i valori medi relativi a diverse variabili collegate rispettivamente all’uso dei media tradizionali e dei nuovi media digitali,  esprimibili a loro volta in percentuale. Un punteggio più alto indica l’uso molto frequente di molti canali o media diversi, mentre un punteggio intermedio può indicare tanto un uso moderato di molti media, quanto una preferenza verso alcuni strumenti in particolare. Ci soffermeremo sulle differenze in termini di ‘dieta’ più avanti.

Il grafico in Figura 26 riporta la distribuzione dei consumi offline di vecchi media: in modo abbastanza plausibile, si evidenzia una distribuzione normale, o ‘a campana’. Pochi rispondenti si collocano agli estremi, mentre molti si assestano su livelli che testimoniano usi limitati dei media analogici.

 

26Figura 26 – Distribuzione dei rispondenti per indice di uso di media analogici

 

Un andamento simile è riscontrabile nel caso dell’indice d’uso dei nuovi media (Figura 27): pochi utenti tendono ad utilizzare tutti i canali da noi indagati, pochi li ignorano in toto, e molti si collocano in una fascia intermedia dove è possibile riscontrare principalmente la prevalenza di pochi servizi. Si noti che in questo caso ci sono alcuni soggetti che arrivano ad indicare il 100% di attività o quasi su tutti gli strumenti e servizi indagati.

 

27Figura 27 – Distribuzione dei rispondenti per indice d’uso dei media digitali

 

È inoltre interessante notare come dall ’incrocio dei due indici di consumo analogico e digitale non emerga alcuna correlazione (Figura 28).

 

28Figura 28 – Indici di consumo online e offline messi in relazione

 

Ai primi due indici di puro consumo abbiamo quindi aggiunto un terzo indice, rappresentante la produzione di contenuto online. Attraverso la normalizzazione delle variabili legate alla scrittura di testo, al caricamento e alla condivisione di contenuti sui principali social network abbiamo potuto assegnare ad ogni rispondente un ulteriore punteggio percentuale, che varia da una fruizione prevalentemente passiva di contenuti ad una produzione variegata e multiforme. Dal grafico (Figura 29) è possibile notare da subito come la distribuzione sia fortemente decentrata verso bassi livelli di produzione.

 

29Figura 29 – Distribuzione dei rispondenti per indice di produzione e condivisione di contenuti digitali

 

Tra consumi online e produzione di contenuti è inoltre possibile rintracciare una correlazione positiva, per quanto questa non sia fortissima (55%, la linea di correlazione lineare è tracciata in rosso nella Figura 30).

 

30Figura 30 – Correlazione tra consumo online e produzione di contenuti

 

Riassumendo, abbiamo visto come siano presenti usi diversi di nuovi e vecchi media, e come la produzione e condivisione di contenuti digitali sia legata, anche se in modo non totalmente netto e definito, all’ uso di molti canali diversi. Per fare ulteriore chiarezza abbiamo pertanto praticato una suddivisione in cluster dei rispondenti. Questo ci ha permesso di descrivere come e in quale misura il nostro campione sia classificabile per stili di consumo e produzione, che vanno a costituire la ‘dieta mediale’ degli studenti del nostro campione.

In Tabella 8 sono riportati i centroidi, ossia i valori medi d’uso dei vari canali elencati nella prima colonna per quattro gruppi di rispondenti che manifestavano affinità tra loro. Sono state evidenziate in verde le celle contenenti valori superiori alla media complessiva della tabella, in rosso quelle con valori inferiori. Questo ci permette di individuare rapidamente i servizi molto usati da tutti i rispondenti (YouTube, Wikipedia, Google Maps, Facebook e l’email). Tali servizi costituiscono una sorta di nucleo fondamentale, a cui si aggiungono canali più specialistici.

 dm3Tabella 8 – Centroidi dei cluster relativi al consumo online

 

Abbiamo dato un nome ai quattro cluster in base ai diversi canali utilizzati abitualmente:

    • omnivores(22,5%): gli appartenenti a questo gruppo utilizzano ogni servizio, strumento e canale più della media dell’intero campione, posizionandosi all’ estremo più alto di un’ipotetica scala di classificazione del consumo. La loro dieta è pertanto altamente variegata, includendo sia piattaforme di condivisione di contenuti (YouTube, Wikipedia), sia molteplici canali di comunicazione (es. email, IM, chat).
    • readers(26,5%): questo gruppo è caratterizzato da un generale alto livello d’uso delle varie piattaforme prese in esame, che li avvicina al gruppo degli onnivori. Tuttavia i lettori manifestano una maggiore propensione all’ uso di alcune specifiche risorse, quali i blog, i quotidiani online e le piattaforme di streaming e download.
    • sociables(29,1%): il gruppo relativamente più numeroso dei rispondenti si caratterizza per un consumo che, pur rimanendo piuttosto variegato, tende a concentrarsi sulle piattaforme che favoriscono la comunicazione, anche in senso più “social”. Il dato più interessante è probabilmente che in questo gruppo si riscontra la più alta frequenza d’uso di Facebook.
    • basic users(21,9%): all ’estremo opposto della scala di classificazione del consumo troviamo un gruppo che, mantenendo la metafora della dieta, si caratterizza per un consumo povero dei nuovi media, basato essenzialmente su una cerchia molto ristretta di piattaforme e servizi (YouTube, Wikipedia, Google Maps, Facebook, email). Questo gruppo non si caratterizza quindi per l’uso di uno strumento in particolare.

Allo stesso modo, abbiamo individuato quattro gruppi di soggetti, caratterizzati per il loro stile di produzione e condivisione dei contenuti online (Tabella 9):

 dm4Tabella 9 – Centroidi dei cluster relativi alla produzione e alla condivisione di contenuti

 

I quattro gruppi emersi sono:

    • variegate producers (28,1%): questo gruppo si caratterizza per un comportamento di produzione variegato, basato sull’ utilizzo di un’ampia cerchia di piattaforme. La produzione di contenuti avviene non solo attraverso i servizi più diffusi (Facebook, YouTube), ma anche con la partecipazione ad ambienti digitali che prevedono una presenza più competente (Wikipedia, blog).
    • tweeple (5,1%): questo gruppo, che è il più piccolo tra quelli identificati, spicca per l’altissimo uso di Twitter tra i suoi componenti. Gli altri canali sono comunque usati, anche se leggermente meno rispetto al gruppo precedente.
    • Facebook addicts (31,6%): all’ interno di questo gruppo si assiste ad una minore varietà di utilizzo di servizi per la produzione di contenuti web rispetto ai gruppi precedenti. Gli appartenenti a questo cluster concentrano la propria attività di produzione principalmente sulla piattaforma Facebook, che comunque è la più variegata in termini di funzionalità offerte.
    • basic producers (35,1%): all’ estremo opposto di un utilizzo variegato dei servizi di produzione di contenuti sul web vi è il gruppo dei basic producer. Questo gruppo pubblica di rado e se lo fa, passa attraverso i servizi più comuni e diffusi nel nostro campione (Facebook, forum).

L’incrocio dei consumi online con la variabile di genere mette in luce alcune differenze di comportamento tra giovani donne e giovani uomini che ci permettono di sviluppare alcune riflessioni complessive sulla dieta mediale e sulle abitudini di utilizzo dei nuovi media, uscendo anche dallo stereotipo per cui la familiarità con la tecnologia sarebbe prevalentemente maschile.

Di fatto, il gruppo degli “omnivores”, che si caratterizza come abbiamo visto per una dieta varia, è per il 32% composto da studenti e solo per il 18% da studentesse. All’ estremo opposto, nel gruppo dei “basic users” si colloca un gruppo di studentesse (24% del totale delle studentesse) superiore a quello dei colleghi uomini (16%). La percentuale più alta di studentesse (32%) tuttavia corrisponde al profilo “sociable”, caratterizzato da un uso vario di piattaforme che prevalentemente favoriscono la comunicazione e la condivisione di contenuti. Il gruppo dei reader, di contro, è principalmente composto da studenti maschi (30%).

Nell’ analisi dei profili di produzione di contenuto si assiste ad un simile andamento, che porta le studentesse (35%) a posizionarsi nel gruppo che produce contenuti attraverso la piattaforma più generalista e multiforme, Facebook appunto. La maggioranza relativa (40%) degli studenti maschi appartiene invece al gruppo dei “variegate producers”, che si contraddistingue per una più ampia varietà di utilizzo di piattaforme. Più che una separazione netta tra i generi per quello che attiene al rapporto complessivo con la tecnologia, sembra quindi emergere un quadro composito, nella quale la tecnologia stessa viene utilizzata secondo fini diversi, a seconda delle inclinazioni e delle attitudini personali. La variabile di genere sembra influire su questo ultimo aspetto, anche se in modi che meritano ulteriori supplementi di indagine.