3. E la casa editrice?

3.1 A proposito di “selezione”

 

Per capire in che modo la casa editrice decida cosa pubblicare e cosa no, è necessario convincersi del fatto che essa sia innanzitutto un’impresa commerciale. L’editoria è per definizione “l’industria del libro” e, in quanto industria, ha per forza di cose come fine principale quello del profitto, perché una casa editrice che non registri dei guadagni non potrebbe sopravvivere. L’editoria libraria è il processo di trasformazione delle idee di un determinato autore in contenuti accessibili e disponibili a tutti, e questo processo comprende più fasi, successive alla stesura del “manoscritto”. Per questo il ruolo dell’editore non è solo quello di pubblicare nel senso di decidere se porre o meno il proprio marchio su un prodotto già completo ma è soprattutto quello di trasformare il “semilavorato” dell’autore in prodotto finito. È per questo motivo che uno dei precursori dell’editoria non viene indicato in Johann Gutenberg, che fu più uno stampatore che un editore nel pieno senso del termine, ma in Aldo Manuzio, che non esercitava solo l’attività di stampatore, bensì curava il processo di preparazione del libro nel suo complesso: forma estetica, realizzazione materiale, e nel caso di autori viventi interveniva anche sul contenuto, affiancandosi a loro nella sistemazione definitiva del manoscritto. Questo processo di trasformazione passa attraverso più fasi, che consistono nella selezione degli originali (che è il momento più arduo e decisivo per una casa editrice, e anche quello che più ne fa discutere e criticare i metodi), correzione delle bozze (il manoscritto viene significativamente definito “bozza”, termine che indica qualcosa di incompleto, che illustra le caratteristiche generali, che deve solamente rendere l’idea di come sarà il prodotto finito), cura del progetto grafico e infine la stampa. Di questo processo fanno parte varie figure, tra cui una delle più importanti è il curatore editoriale: in generale il compito del curatore è di mantenere rapporti con l’autore per conto della casa editrice, verificare e apportare aggiustamenti al testo e fare in modo che vengano rispettati gli standard contenutistici e formali stabiliti dalla casa editrice per la collana nella quale la pubblicazione sarà inserita. È proprio al curatore che spetta quindi il compito di dialogare con l’autore, e fare in modo che apporti le modifiche che la linea della casa editrice ritiene necessarie. In tutte le case editrici di una certa importanza il curatore interviene sulla stesura originale, fino, in alcuni casi, a trasformare l’opera in qualcosa di totalmente diverso dall’originale. In realtà più ridotte invece, i vari ruoli tendono a fondersi o confondersi tra loro, per cui un redattore può fare anche da talent scout e da correttore di bozze, e in ambienti ancora più ristretti la figura dell’editore finisce per coincidere con quella corrispondente a tutti gli altri ruoli.
La differenza tra l’industria editoriale e tutte le altre sta all’inizio della filiera, nel momento in cui viene scelto il testo da pubblicare. Questa è una tappa molto importante poiché riveste la casa editrice del ruolo di intermediario della conoscenza e delle idee. Purtroppo tale missione etica viene tradita quando, al momento di selezionare un libro da pubblicare, il criterio al quale ci si attiene diventa unicamente l’obiettivo delle vendite e quindi del profitto. Infatti un’opera di alto valore, che però non ha i requisiti per attirare un sufficiente numero di lettori, ha scarsissime se non nulle possibilità di venir pubblicata. A volte, fortunatamente, alcune case editrici tentano di raggiungere un equilibrio tra gli scarsi ricavi dovuti alla pubblicazione di un libro poco vendibile e gli utili generati da opere di successo. Dunque, non è possibile perseguire solo la qualità perché non sempre significa anche vendibilità e quindi sopravvivenza, ma non sarebbe opportuno neanche prefissarsi come unico fine quello del successo commerciale.
Un ulteriore motivo che porta gli editori a ignorare nella maggior parte dei casi i manoscritti ricevuti è l’enorme mole di materiale inviata loro dagli aspiranti autori. L’Italia è nota per essere un Paese altamente prolifico in termini di scrittori, numero che si bilancia male in confronto a quello di lettori che, com’è noto, sfortunatamente scarseggiano. Per avere un’idea del numero dei lettori in Italia, basta citare un dato dell’Istat,[1] secondo il quale nell’anno 2014 i soggetti dai sei anni in su che dichiarano di aver letto almeno un libro nel tempo libero nei dodici mesi precedenti al sondaggio sono solamente il 41,4% degli italiani.

 

3.2 L’eccezione: le case editrici che pubblicano dietro compenso: il vanity press.

 

L’autopubblicazione è un sistema che non va confuso con l’editoria a pagamento. Quest’ultima infatti, è un fenomeno che prevede la pubblicazione di un titolo da parte di una casa editrice dietro pagamento richiesto all’autore. È una pratica malvista dal resto del mercato editoriale, tanto che oltremanica e oltreoceano la si indica con l’espressione “vanity press”, che contiene in sé una forte valenza dispregiativa.
C’è una frase di Oliviero Ponte di Pino, ex direttore editoriale di Garzanti Libri, che rende perfettamente l’idea di ciò che un autore dovrebbe aspettarsi dal pagare una casa editrice che pubblichi il suo libro: egli dissipa qualsiasi illusione che possa crearsi intorno a questo tipo di pubblicazioni sostenendo che «se tu mi paghi per pubblicare il tuo libro, significa che io non ho più necessità di venderlo». Infatti “l’affare” per la casa editrice a pagamento si conclude nel momento in cui l’autore firma il contratto d’edizione da loro proposto, non sobbarcandosi il cosiddetto “rischio d’impresa”. Questi contratti di solito prevedono: la fissazione di un ingente numero di copie che l’autore dovrà obbligatoriamente acquistare, l’apposizione di un codice ISBN a spese dell’autore, editing assente o anch’esso a spese dell’autore, nessuna distribuzione e tanto meno promozione del titolo.
Il concetto di editoria a pagamento va contro il compito stesso del sistema editoriale e del motivo per cui esiste: la funzione dell’editore infatti è quella di prendere un’opera sotto braccio, migliorarla e cercare di commercializzarla e diffonderla utilizzando i mezzi a propria disposizione. Queste operazioni prevedono un investimento, un atto di fiducia da parte della casa editrice sull’opera. Il modello di editoria a pagamento, come si analizzerà nello specifico, tradisce, in alcuni casi più, altri meno, ognuno di questi punti. Innanzitutto il passaggio della selezione del manoscritto: solitamente gli editori “normali”, non a pagamento, vengono assaliti ogni giorno dall’arrivo di manoscritti, a cui nella pratica diventa impossibile prestare la dovuta attenzione. Al contrario, basta fare un giro sulle pagine web delle varie case editrici a pagamento per rendersi conto di come quasi tutte invoglino gli scrittori a inviare i propri manoscritti. Questo è comprensibile, se si pensa al fatto che su ogni libro pubblicato la casa editrice si assicura un guadagno, che altro non è se non l’esborso da parte dell’autore stesso. Inoltre, la maggior parte delle case editrici a pagamento non garantisce l’editing e neanche la correzione di bozze. Molte di loro non richiedono esplicitamente all’autore una somma pre-pubblicazione, ma tramite contratto lo vincolano ad acquistare un determinato numero di copie, tramite il quale in parte copriranno le spese della stampa e della pubblicazione, in parte si garantiranno un guadagno. Quindi più autori si riescono ad attrarre, meglio è, ed ecco che uno degli escamotage di questo tipo di editori è la promozione di concorsi letterari. Secondo un’indagine svolta dalla giornalista Stefania Parmeggiani per l’Espresso,[2] l’Italia è il Paese con più concorsi letterari. Se ne celebrano circa milleottocento ogni anno, di cui, secondo un’indagine dell’Istituto per il libro promossa alcuni anni fa, solo un centinaio possono ritenersi prestigiosi o perlomeno interessanti. Ne avanzano così millesettecento. I concorsi letterari in Italia costituiscono un affare molto redditizio: la quota di iscrizione (prevista in più del 70% dei concorsi) richiesta a ogni partecipante va da 5 ai 50 euro, per un totale di un giro d’affari delle spese di segreteria e delle tasse di iscrizione pari a un milione di euro, ai quali si aggiungono i 10 milioni di euro di contributi pubblici. Gli aspiranti scrittori che alimentano questo circuito ammontano a quattro milioni circa. In realtà il cuore pulsante di questo mercato è l’ambizione degli autori, che sperano di riuscire a strappare una, seppur minuscola, fetta di visibilità. Il vero business però è legato all’editoria a pagamento. Come scrive Miriam Bendìa nel suo Editori a perdere uscito per Stampa Alternativa «chi partecipa a un concorso spesso riceve una lettera in cui gli si comunica che la sua opera , pur non essendo stata premiata, merita di essere pubblicata.» Ovviamente a pagamento. La posizione a riguardo del presidente dell’Aie Marco Polillo è molto chiara e esaustiva: egli sostiene che «l’editoria a pagamento non è editoria, così come i premi che garantiscono la pubblicazione a spese dell’autore non sono veri premi letterari». È anche per questo che le case editrici, quelle serie, non attribuiscono alcun peso a curricula degli scrittori emergenti pieni di riconoscimenti provenienti da tali concorsi.
Per dimostrare quanto il mercato dell’editoria a pagamento sia concentrato unicamente sulle tasche degli autori e non si curi di qualsiasi altro aspetto editoriale, alcuni degli scrittori riuniti nel sito Writer’s Dream hanno inviato a un editore di tal genere un collage composto appositamente a casaccio con copia-incolla di articoli di giornale, voci di Wikipedia, blog presi a caso ecc. Come risultato hanno ottenuto una lettera di elogio per il lavoro svolto e la proposta di pubblicazione. La casa editrice in questione è Gruppo Albatros Il filo. A conferma di quanto scritto prima, basta visitare la relativa home page per trovare immediatamente l’invito a inviare il proprio manoscritto, con la promessa di valutazione da parte di un comitato di lettura e relativa risposta.
Ma non è l’unico modo per attirare quelli che a questo punto possono essere definiti “clienti”: durante il 2010 su Canale5 è stato infatti mandato in onda uno spot con lo scopo di invogliare lo scrittore esordiente a pubblicare con Albatros tramite quella che la pubblicità definisce una “rivoluzionaria strategia di coproduzione”. All’edizione 2010 del Salone del Libro di Torino, gli artefici dell’invio del manoscritto “copia-incollato” hanno incontrato la direttrice editoriale di Albatros Il filo Giorgia Grasso la quale, messa davanti all’evidenza dell’assenza della millantata selezione, non ha saputo fornire risposte convincenti (ma neanche risposte in generale). Il “contributo” richiesto da Albatros per la pubblicazione presa in esempio era pari a 2941,50 euro, ma è difficile stabilire una cifra media richiesta all’autore, poiché sullo stesso sito si spiega che la proposta contrattuale sarà stipulata in base alla collana di riferimento e alle potenzialità commerciali dell’opera.
Vito Pacelli, invece, ha deciso di metterci il nome, proponendo sul sito della Booksprint Edizioni una serie di “offerte” atte a invogliare l’autore a pubblicare con la sua casa editrice. A caratteri cubitali, si rivolge a quelli scrittori stanchi di aspettare risposte, che cercano un editore pronto a seguirli di persona passo per passo per «diventare protagonista del suo successo». Vito Pacelli, dopo una reclusione in una comunità di recupero per tossicodipendenti – come egli stesso racconta in un’intervista a Rai2 – inizia la sua esperienza in una web agency, che poi trasforma in una stamperia digitale, fino a giungere a fondare la casa editrice Booksprint Edizioni[3]. Sul sito, in prima persona promette che i diritti dell’opera resteranno all’autore, il quale se e quando vorrà potrà ristampare il libro con un’altra casa editrice, ne potrà determinare il prezzo di copertina. Promette un “impegno personale” per garantire la conversione in e-book del libro e svariato materiale pubblicitario, come segnalibri, locandine e book trailer, una distribuzione fisica del libro nelle librerie fiduciarie di Book sprint, un addetto stampa personale, un sito, e infine, forse unica cosa realmente utile, un corso multimediale sull’autopromozione, visto che, nonostante le svariate promesse, si prevede che l’autore ne avrà sicuramente bisogno. Come di consueto su questi siti, vengono riportate varie testimonianze di autori pubblicati da Pacelli che elogiano l’operato della casa editrice, garantendo di aver ricevuto dalla Booksprint il trattamento promesso, e dichiarando di essere sicuramente disponibili a ripetere l’esperienza.
Esempio più ibrido, a metà tra il self-publishing e l’editoria a pagamento, è quello di Phasar Edizioni, marchio editoriale di Mediabook. Come le piattaforme di self-publishing già analizzate, offre sia la possibilità della sola stampa, quindi servizi di POD, sia quella della pubblicazione. Per la seconda opzione però, a differenza di quanto accade nel caso di Albatros e Booksprint, è possibile calcolare on line un rapido preventivo.

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Phasar viene presentato qui come esempio ibrido perché propone agli autori due modalità di pubblicazione definita “on demand”: la prima, riservata solamente ai testi che, «a insindacabile giudizio dell’azienda, posseggano una sufficiente qualità artistica e letteraria», e che andranno a comporre il catalogo di Phasar. La pubblicazione con Phasar prevede la correzione delle bozze, comprensiva di una revisione dell’impaginazione per l’adeguamento alle normative editoriali Phasar. Il costo della valutazione e della correzione delle bozze è compreso nel preventivo di pubblicazione. I libri pubblicati ufficialmente da Phasar saranno inseriti nel Catalogo on line e segnalati al Catalogo Alice (il catalogo dei libri italiani in commercio). Questo però non implica direttamente alcun tipo di promozione. Una seconda modalità, chiamata “stampa “in proprio” dell’autore, è aperta a tutti coloro che sino interessati alla semplice stampa del proprio testo, senza valutazione né correzione delle bozze. Il libro risulterà stampato a tutti gli effetti dall’autore, e non riporterà quindi alcun marchio della casa editrice, né codice ISBN. Potrà però avere un prezzo di copertina ed essere venduto in proprio. Questa tipologia di pubblicazione non prevede l’inserimento del libro nel catalogo on line Phasar, né nel catalogo italiano dei libri in commercio, e quindi non sarà ordinabile nelle librerie.
Una volta richiesto il preventivo on line e inviato il file, se si opta per la richiesta di pubblicazione con Phasar, il testo sarà valutato e verrà proposta all’autore la modalità di pubblicazione che Phasar riterrà più idonea. Nel frattempo sarà inviato in visione il Contratto di Edizione, che prevedrà il mantenimento da parte dell’autore dei diritti sull’opera e la libertà di pubblicizzarla e venderla tramite qualsiasi canale. Il contratto è limitato alla sola tiratura realizzata, e quindi non sarà vincolante nel tempo. Ciò si traduce nella libertà da parte dell’autore di pubblicare con qualsiasi altro editore in qualunque momento. É possibile infatti recedere dal contratto quando si vuole, tramite comunicazione scritta, dopo la quale il libro verrà indicato come “esaurito” sul catalogo Phasar e presso i suoi distributori. In assenza di disdetta scritta, ma solo per le copie stampate a spese di Phasar e vendute tramite il catalogo e/o nelle librerie (sulle quali verrà riconosciuto all’autore il 10% come diritti), il contratto si intende tacitamente rinnovato di anno in anno.
Su richiesta dell’autore è possibile anche realizzare la versione e-book del libro pubblicato da Phasar, da vendere in parallelo. Infatti i servizi di Phasar sono rivolti principalmente al cartaceo, e solo subordinatamente alle versioni elettroniche. Phasar offre la realizzazione dell’e-book nei due formati standard, pdf ed epub, mettendo in vendita sul catalogo il solo formato pdf, il solo formato epub o il pacchetto unico epub+pdf. Inoltre la versione epub viene venduta attraverso la piattaforma di distribuzione Stealth di Simplicissimus, che a sua volta serve oltre trenta librerie online. Phasar garantisce per l’e-book all’autore il 30% del prezzo di copertina, ricavi verificabili dall’autore attraverso un pannello di controllo riservato su Phasar.net.
L’autore ha la possibilità di vendere in proprio le copie acquistate da Phasar, anche attraverso un proprio sito o blog, e guadagnare l’intera differenza tra costo di realizzazione del libro e prezzo di copertina. Oltre alla vendita diretta del libro da parte dell’autore Phasar propone altri due canali: 1) vendita alle librerie tramite distributore, che non effettua una distribuzione vera e propria sul territorio, ma evade semplicemente gli ordini ricevuti dalle librerie, locali o online. Qualsiasi libreria italiana potrà così ordinare una copia del libro, ma questa modalità di distribuzione costituisce una possibilità concreta di vendita molto remota. 2) Vendita tramite il catalogo online Phasar, che può essere anche opzionale, nel senso che l’autore può decidere di ricevere direttamente al proprio indirizzo mail gli ordini ricevuti dal sito e procedere di persona alla spedizione dei libri agli acquirenti. L’autore guadagna così l’intera differenza tra prezzo di copertina e costo di realizzazione del libro perché spedisce una delle copie che ha già acquistato. In questo caso però il titolo non potrà essere associato al carrello elettronico di acquisto del sito, né potrà esserne rilevata traccia nel report di controllo delle vendite nella pagina personale dell’autore. Soprattutto, l’autore sarà l’unico responsabile della rapida spedizione della copia e di eventuali diritti di recesso da parte dell’acquirente.
La rendicontazione viene effettuata ogni 3 mesi, e Phasar riconosce all’autore le percentuali maturate dalla vendita in questo arco di tempo. La soglia minima è di 50,00 euro (se non raggiunta nel trimestre sarà accreditata al trimestre successivo).
In conclusione, si riscontra un modello che mescola la pratica del semplice POD, la pratica del self-publishing e gli elementi propri delle case editrici a pagamento: Phasar offre la possibilità di inserire l’opera in una propria collana, apponendole il proprio marchio, dietro pagamento di una somma iniziale da parte dell’autore, il quale successivamente avrà diritto al 10% sul prezzo di copertina delle copie vendute.
Capita spesso che tali servizi editoriali vengano confusi con quella che è la pratica dell’autopubblicazione, ma ad un’analisi più attenta risulta evidente che del self-publishing essi tradiscano i punti fondamentali, come l’apposizione del marchio editoriale sull’opera, il compenso per gli scrittori e, in alcuni casi, la cessione dei diritti d’autore.