19 III. La Gran Via

Chi ha mai osato, chi oserà mai detronizzare via Toledo dalla sua sovranità cittadina? Chi toccherà mai alla sua corona di gloria e di vita? Chi potrà mai eguagliare, non vincere il suo fascino? Chi mai menomerà la sua forza e il suo carattere? Niente: nessuno. Non il tempo che tutto modifica e tutto trasforma: non gli uomini folli che delirano di mutare le cose, secondo il loro pensiero e il loro capriccio: non i costumi che si cangiano bizzarramente, pur riapparendo sotto novelle forme: non i fatti che sono regolati dalle misteriose correnti del destino. In questa profonda e palpitante arteria, corre un sangue la cui ricchezza è magnifica: il suo battito può diventare tumultuoso nella febbre dei grandi giorni, non può rallentarsi mai: le sue pulsazioni possono raggiungere il culmine della gioja, mai il minimo della fiacchezza: e mentre tutto l’immenso corpo della città dorme, sotto l’arco stellato del cielo, sotto il lume freddo e molle della luna, dalle sue colline fiorite nella notte fino al mare immobile, la profonda arteria vive e spande il suo metro di vita, nell’ombra tenue, fra le case alte.
Via Toledo non ha rivali, anche nelle vie più magicamente belle di Napoli: non nel mirabile sinuoso nastro che cinge graziosamente l’alto della città e che è il Corso Vittorio Emanuele: non nell’aristocratica e oramai deserta, e sempre nobile, sempre squisita Riviera di Chiaia: non nella indescrivibile via Caracciolo, sogno di pittori e di poeti: non nella possente via del Rettifilo, ove la modernissima città si sviluppa: nessuna di queste è sua rivale, poichè queste vie possono avere la bellezza, la forza, la grazia, la poesia, la tradizione, e hanno tutto questo e altre cose hanno, ancora, nella loro storia e nella loro espressione, ma Toledo ha tutto ciò e ha un’altra cosa, l’altra cosa grande, imponente, fremente, multiforme, multaninime, essa ha la vita, essa è vita.
Siate lontani, in paesi estranei: se il vostro animo s’immergerà nella triste nostalgia, è al suo ricordo che il vostro segreto rimpianto sarà più amaro. Siate quì e la vostra esistenza si svolga, per forza di cose, in regione cittadina lontana: la vostra vita vi sembrerà scialba e gelida. Uscite un giorno e non toccate questa via: la vostra giornata vi sembrerà vuota. Siate infelice, annojato, stanco, sperduto, sfiduciato di voi e di tutti: toccate le sue sacre pietre e come un sorso d’inebriante vino esalterà le vostre forze e si dilegueranno tutti i fantasmi angosciosi e per un istante, per un’ora, per un giorno, l’esistenza vi sembrerà, di nuovo, facile e lieve!

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Via Toledo è la vita istessa, poichè nei secoli centinaja e centinaja di patrizî, di ricchi, spesero le loro fortune per adornarla di maestosi palazzi e vissero in questi palazzi, e vi tennero signoria, e vi lasciarono quella impronta larga e nobile di magnificenza che non si cancella: è la vita istessa perchè nella felice mescolanza delle classi che è una delle buone e oneste cose nostre, accanto alle grandi famiglie, migliaja e migliaja di famiglie vi sono vissute, nei secoli, e nei tempi più vicini, e adesso, e vi vivranno ancora, in una tradizione borghese che ha la sua potenza, in una tradizione popolare che ha la sua forza: è la vita istessa, perchè la fede vi eresse i suoi santuari, in cui migliaja e migliaja di anime sono venute, vengono e verranno, per sentieri noti, innanzi alle immagini note e care, anime pietose, anime fedeli, obbedienti ad un’antica e pur dolce consuetudine: è la vita istessa, perchè il commercio e la industria da secoli, vi mise i suoi emporî, in una tradizione di lavori, di attività, di onestà e di fortuna che, ora, è giunta al massimo del suo splendore. Abitare a Toledo, vivere a Toledo, aver bottega a Toledo, fu, è, come una eredità degli avi, come il rispetto ad un costume sacro, come la rinnovazione di un patto con i lontani antenati, come una fede giurata, come una necessità familiare e pubblica.
O cuore dei cuori: Via Toledo! Il torrente dell’umanità, da secoli, in ogni giorno e in ogni minuto si è svolto, ora mite, ora forte, ora fragoroso, ora clamante, sul tuo selciato e sui tuoi marciapiedi: e ogni uomo, ogni donna che vi è passato, dolente, ridente, fremente, pieno di vita o pieno di morte, vi ha lasciato una traccia viva e ogni dramma, ogni tragedia, ogni commedia che vi si è svolta, vi ha messo il riflesso di un suo ricordo: e ogni grande o piccolo fantasma della storia che vi è apparso, vi ha messo l’ombra della sua grandezza o della sua piccolezza: e i nostri e noi vi abbiamo lasciato in tanti periodi della nostra esistenza, vi abbiamo lasciato il meglio di noi, un pensiero, un sentimento, un sorriso, una lagrima. Ah se Toledo è la vita istessa, è perchè ognuno le fece questo dono bello e fatale: è perchè glielo diedero i sovrani e il popolo, in tutti i tempi: è perchè glielo diedero i dittatori e la plebe: è perchè glielo diedero i poeti e gli amanti: è perchè tutti gli diedero vita, gli scienziati, i filosofi, gli uomini di Stato, i capi delle fazioni, i capi della folla: tutti, tutti, le donne, gli uomini, i bimbi, i vecchi, i malati, persino i morti di cui le solenni esequie lasciarono la memoria di un nome e di una pompa lugubre. Ah è la vita istessa, Toledo e tutti così l’adorano, fervida di ogni forma alta o bassa, elegante o triviale, ricca o povera, florida o meschina: e tutti la onorano, e tutti l’hanno onorata e non un sovrano, non un imperatore, non un grande che, quì giunto, non ne sentisse il primo palpito largo e forte, nei clamori della gente, salienti clamori sino al cielo sereno!

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Questo ho io ripensato, con meraviglia, quando ho notato che, per la prima volta, un ospite sovrano giungerà fra noi e penetrerà nella Casa del Re, in corteo nobilissimo, senza esser passato per via Toledo: e questo sentono e se ne rattristano, profondamente, le migliaja di buoni cittadini di via Toledo, delusi nelle loro legittime speranze e centinaja di commercianti e d’industriali che, da tale avvenimento bello e popolare, attendevano non solo pascolo agli occhi, ma onesto vantaggio al loro lavoro. Alte ragioni che noi ignoriamo fecero scegliere un itinerario bello, ma molto più breve: e tagliarono fuori, con involontaria crudeltà, certo, la vita istessa napoletana, l’antichissima e fedele via di Toledo, quella che cosi lealmente: ed entusiasticamente festeggiò i suoi re ed i suoi ospiti, quella che pure, seppe adornarsi di drappi e di ghirlande e fece piover fiori sulle regine e sulle principesse. Alte ragioni! Noi non le conosciamo: e debbono, certo, esser molto forti e molto rispettabili: nè l’itinerario, oramai, può mutarsi. Sia! Ma come a Parigi, subito dopo che i Sovrani d’Italia ebbero attraversata l’Avenue des Champs Elysèes e la inobliabile piazza della Concordia, per recarsi al palazzo degli Affari Esteri, senza toccare il centro di Parigi viva, il cuore di Parigi, la piazza dell’Opera, si trovò modo di farli escire, novellamente, e di far loro attraversare l’Avenue de l’Opèra, si trovi, anche quì, modo di far traversare, ufficialmente, a ora stabilita, il Presidente della Repubblica, per via Toledo, per tutta la via Toledo, tutta quanta: e questa cosa si promulghi: e si contentino, così le giuste aspettative di una strada ove tutto di Napoli si concentra e si esprime: e si dia agli occhi curiosi e dolci di Emile Loubet che viene da una delle più belle città del mondo questo spettacolo inarrivabile. Se il Presidente della Repubblica va via, di quì, senza aver visto la via Toledo, in un pomeriggio di primavera, gremita di gente, addobbata, imbandierata, infiorata, e fluttuante e ondeggiante e tumultuante di folla, è come se non avesse visto Napoli.