Parte quarta

26 Conclusioni

Il diritto (civile) e la giustizia. Era questa la filigrana delle pagine precedenti.

Una filigrana che si legge in trasparenza nella ricognizione breve ed episodica dell’evoluzione (o involuzione) che porta dalla persona ai dati.

Le categorie giuridiche sono provvisorie e contraddittorie come le persone. Ma i problemi restano e anzi ne nascono sempre di nuovi. Il giurista deve affrontarli con la propria visione del mondo, che è una visione culturale e politica.

In questo libro si è scelto di invitare gli studenti ad affrontare casi e problemi dei diritti della personalità. Un invito che passa innanzitutto attraverso la lettura delle decisioni dei giudici e giunge a indagare le nuove frontiere normative che predicano l’incorporazione di principi e regole nella tecnologia.

Se è difficile definire il diritto, è ancor più difficile definire la giustizia.

Invece di definirla si può esplorare, come suggerisce Tullio Ascarelli, la grande letteratura del passato e confrontare, ad esempio, Antigone e Porzia [Ascarelli 1959].

Il giurista prenderà […] dalla storia il suo punto di partenza e tornerà a guardare alla storia nel suo punto di arrivo.
E il conflitto così perennemente si propone e perennemente si compone; si propone e si compone nella storia, ché i diversi motivi non rappresentano contrapposte entità di un’antinomia manichea, ma astrazioni dei momenti di un continuo sviluppo; tra la regola e la norma; la norma e la valutazione della stessa; contrasto rivoluzionario e riformismo interpretativo; col trionfante sacrificio di Antigone e la sottigliezza di Porzia.

Le difficoltà definitorie non sono altro che lo specchio di una realtà complessa, affascinante e in continuo movimento.

Mi auguro che le pagine precedenti abbiano dato un piccolo stimolo alla curiosità che dovrebbe animare l’approfondimento degli studi giuridici.

In fondo, affrontare casi e problemi del diritto civile significa soltanto un altro modo di misurarsi con la storia delle persone e scrutare, dietro la maschera tragica e comica che tutti indossiamo, porzioni (effimere) di vita.