Due pere…

In via Don Bosco. Una dimostrazione contro un proprietario di casa che ha sfrattato alcuni inquilini, povera gente, per aver modo di aumentare il fitto. Guardie e carabinieri circondano la casa e tengono a bada i dimostranti, procedendo di tanto in tanto a degli arresti.

Gavroche[1] immortale è in mezzo alla folla. Si ride degli agenti, e vuole far ridere. Demolisce l’agente col ridicolo, il monello; vuole farlo apparire alla folla nella sua vera realtà, di ridicolo sbirro manzoniano, che la sghignazzata plebeamente gioconda fa squagliare, come il corvaccio spennacchiato dai pulcini petulanti. Gavroche si pianta fieramente sulle due gambe aperte a compasso, guarda con intenzione i carabinieri e urla, come congestionato dall’eroismo, nel suo dialetto:

«Farò giustizia io per i poveri, con le due pere che ho in saccoccia».

I corvacci si guardano fra loro: il piano strategico è subito preparato.

Due agenti in borghese si infiltrano fra la folla, e d’un tratto due braccia immobilizzano Gavroche, e due mani lo frugano febbrilmente dopo un: Ah! di soddisfazione. «Le mie pere – grida il monello in italiano – le pere della mia colazione!».

I due agenti si guardano esterrefatti. Due pere, due prüss[2] fanno schiattare dalle risa i presenti, mentre Gavroche se la dà a gambe gridando: «Arrestare un ragazzo perché ha due pere in tasca!».


  1. Gavroche: personaggio del romanzo I miserabili di V. Hugo, monello parigino beffardo e coraggioso che muore sulle barricate nel 1832.
  2. Gioco di parole tra pere, che in piemontese significa pietre, e prüss, che significa pere.