27 La bellezza è armonia: anche il vestire deve essere armonico

Convienti adunque guardare eziandio da queste disordinate e sconvenevoli maniere con pari studio, anzi con maggiore che da quelle delle quali io t’ho fin qui detto, percioché egli è più malagevole a conoscer quando altri erra in queste che quando si erra in quelle, conciosiaché più agevole si veggia essere il sentire che lo ‘ntendere. Ma, non di meno, può bene spesso avenire che quello che spiace a’ sensi spiaccia eziandio allo ‘ntelletto, ma non per la medesima cagione, come io ti dissi di sopra, mostrandoti che l’uomo si dee vestire all’usanza che si vestono gli altri, accioché non mostri di riprendergli e di correggerli; la qual cosa è di noia allo appetito della più gente, che ama di esser lodata, ma ella dispiace eziandio al giudicio degli uomini intendenti, percioché i panni che sono d’un altro millesimo non s’accordano con la persona che è pur di questo. E similmente sono spiacevoli coloro che si vestono al rigattiere: ché mostra che il farsetto si voglia azzuffar co’ calzari, sì male gli stanno i panni indosso. Sì che molte di quelle cose che si sono dette di sopra, o per aventura tutte, dirittamente si possono qui replicare, con ciò sia cosa che in quelle non si sia questa misura servata, della quale noi al presente favelliamo, né recato in uno et accordato insieme il tempo e ‘l luogo e l’opera e la persona, come si convenia di fare, percioché la mente degli uomini lo aggradisce e prendene piacere e diletto: ma holle volute più tosto accozzare e divisare sotto quella quasi insegna de’ sensi e dello appetito che assegnarle allo ‘ntelletto, accioché ciascuno le possa riconoscere più agevolmente, conciosiaché il sentire e l’appetire sia cosa agevole a fare a ciascuno, ma intendere non possa così generalmente ogniuno, e maggiormente questo che noi chiamiamo bellezza e leggiadria o avenentezza.