Note Aggiunte

A. Avevo cominciato a stampare la mia prelezione al corso di Sociologia generale dell’anno 1902–03, poco dopo di averla fatta, con l’intenzione di non aggiungere altro che quelle parti che non avevo avuto il tempo di leggere: quando ho sentito il bisogno di includervi nuovo prove e nuovi schiarimenti. N’è venuto fuori un libro, mentre il titolo e la forma sono rimasti quelli di un discorso universitario. Io spero che il lettore vorrà condonarmi la contradizione, che daltronde non farà male a nessuno.

B. Anche nel parlare del matrimonio io ho fatto astrazione non solo dalla morale e dalla religione, ma anche dal diritto. Qualcuno potrà dire che un matrimonio non riconosciuto giuridicamente è un concubinato. Ma egli è fuor di dubbio che sociologicamente il matrimonio preesiste anche al diritto e, considerato in ciò che ha di comune in tutti i popoli e in tutti i tempi, non è altro che l’unione consapevole, relativamente costante, tra i due sessi, socialmente (non giuridicamente) riconosciuta. Se il sociologo volesse a principio tener conto della legalizzazione di questo atto, allora non vi sarebbe alcuna ragione perché egli non tenesse conto altresì della morale e della religione; ei finirebbe con l’intendere per matrimonio solo quello indissolubile, prescritto da qualche religione, e non potrebbe più procedere nella ricerca delle cause e dei rapporti del fatto stesso in generale. Appunto perché a principio si deve fare astrazione anche dall’influsso della morale, era inevitabile che io alludessi alla legge psicologica dell’intensità decrescente nel godimento di uno stesso bene, la quale è stata chiarita e applicata dall’Economia pura ai beni economici, e si verifica, salvo la complicazione delle leggi fisiologiche, anche per il godimento di persona dell’altro sesso. In forza di tal legge la durata delle unioni primitive dell’uomo (essere fornito di stimolo sessuale quasicontinuoe non periodico, e vivente in gruppi abbastanza numerosi, in cui nessuna causa era sorta ad infrenare la libertà delle ragazze) non poteva essere aumentata se non dal bisogno di aiuti o servigi economici ovvero da quello di soddisfare più comodamente l’istinto sessuale. La tendenza che si deduce da quella legge, intanto riapparisce lungo il corso dello sviluppo umano nella facilità dello scambio e del prestito delle mogli, nelle fratellanze artificiali che implicano il dovere dell’uso comune della donna, nelle associazioni più o meno segrete (esempio quella degli Areois), aventi tra gli altri usi quello della promiscuità. I quali mezzi vengono poi sostituiti dalla poligamia per le persone che possono tenere molte donne (eppure si son visti dei regoletti africani scambiarsi anche i loro piccoliharem!). — Io non ho avuto il tempo nella rapidissima trattazione di discutere la questione dellagelosiae dell’amore idealizzato e dell’influsso ch’essi esercitano in simili fenomeni, e non dovevo poi menomamente, in forza del metodo dell’integrazione progressiva, esaminare in questo punto della mia trattazione la reazione gravissima che diritto, morale e religione esercitano sul matrimonio.