Capitolo V

Fra le rimanenti forme di reazione ve n’ha una estrema e più complessa di tutte, che merita di essere studiata a parte perché molto diversa da quella che viene dal rapporto utilitario di mezzo a fine.

Ogni attività lungamente e proficuamente esercitata come un mezzo dà luogo nell’individuo ad un novello fine; ogni bisogno relativo, frequentemente soddisfatto, dà luogo ad un bisogno assoluto. Si formano, almeno in certe condizioni e in certi individui, sentimenti disinteressati, corrispondenti a quelle che l’Ardigò chiama idealità sociali, come l’amor della gloria, il senso della giustizia, il dovere morale, il culto dell’arte, il desiderio di conoscere il Vero ed altri consimili; di cui non si può negare a priori l’esistenza, perché anco negli animali troviamo bisogni analoghi e tal volta omologhi, come la combattività, l’altruismo, il gioco, la curiosità.

L’esistenza e l’efficacia di questi fatti costituiscono senza dubbio l’oggetto di esame più difficile della Sociologia umana, e han dato luogo alle più svariate e straordinarie disquisizioni metafisiche. — Ma dall’altra parte essi non possono formare se non lo strato estremo e più complesso del fenomenismo sociale, e, condizionati in varia guisa dai fatti più semplici, non possono mutare sostanzialmente il corso degli effetti delle grandi cause.

Ciò non ostante s’essi esistono, non possono non influire in molteplici modi su i fatti sociali e, tra l’altro, esigendo all’occorrenza dall’individuo la rinuncia di una parte dei beni più fondamentali per la soddisfazione dei bisogni superiori; intensificando l’opera di ciascuna struttura; accelerando o ritardando il corso dell’evoluzione sociale. E basta questo, perché la scienza non ne abbandoni lo studio, che pur doveva sfuggire non solo al Materialismo storico, ma allo stesso Determinismo economico, il quale proponendosi di ricercare di ogni fenomeno i moventi economici, necessariamente si arresta davanti a bisogni che non sono economici.