1. Dai primi esperimenti di scrittura sul web al self-publishing

1.1 Come nasce la scrittura in rete: l’origine del blog

 

Sulla data di nascita del blog i pareri non sono concordanti, ma è possibile seguire due piste: la prima indica come pioniere lo statunitense Justin Hall, giornalista freelance, che nel 1994 diede inizio alla stesura del suo diario sul web “Justin’s links from the underground”. Inizialmente si trattava di una semplice guida sull’utilizzo del web, ma col tempo Hall focalizzò sempre più l’attenzione su episodi di vita privata. È infatti il New York Times a indicarlo, in un articolo di dicembre 2004, come il «padre fondatore del blog personale»[1]. Una seconda strada conduce invece al nome di Dave Winer, che il 18 luglio 1997 sviluppò un software, – Frontier – che permetteva la pubblicazione di contenuti sulla rete. Frontier venne utilizzato nel dicembre dello stesso anno da John Barger, commerciante americano con l’hobby della caccia, che tramite Robotwisdom, il primo sito creato grazie alla piattaforma di Winer, pubblicava quotidianamente link e commenti relativi al suo hobby. Egli è anche il primo a definire “web-log” l’attività di raccogliere link e pensieri e condividerli in rete. È proprio da questi due termini che nasce per contrazione la parola “blog” coniata da Peter Merholz nella primavera del 1999 sul suo sito Peterme.com.
Il blog vede quindi la sua nascita alla fine degli anni novanta, come conseguenza dell’introduzione del software che permette anche agli utenti del web meno esperti la pubblicazione di contenuti, senza richiedere la conoscenza del linguaggio html.
Superati i primi momenti di timidezza, la popolarità del blog subisce un’impennata a partire dal 1999, dovuta soprattutto dall’arrivo simultaneo di vari “blog hosting services”, piattaforme progettate per semplificare la creazione e l’aggiornamento di un blog, rendendo la gestione dei “post”, dei commenti e delle immagini semplice e intuitiva.
Ancor prima dell’avvento dei social network quindi, sono stati i weblog a cambiare radicalmente la rete e a rivestirla di un senso diverso: la loro diffusione ha “connesso” milioni di persone, aggiungendo alla sua funzione di “contenitore” quella di rete di discussione. I weblog hanno fatto si che si sviluppasse tra gli utenti un «senso di appartenenza a una comunità intellettuale, in cui la regola è il confronto».[2] Un confronto costante poiché attraverso i blog si sceglie e si viene scelti, proprio come accade tra scrittori e lettori di libri, con in più la possibilità dell’interazione tra i due soggetti, in base a criteri di affinità e interessi comuni.

 

1.2 Qualche numero sui blog

 

I blog nascono e muoiono continuamente, vengono abbandonati e riprendono vita a migliaia ogni giorno, per questo è estremamente arduo fissarne il numero complessivo. I blog nascono e muoiono continuamente, vengono abbandonati e riprendono vita a migliaia ogni giorno, quindi è estremamente arduo stabilire un numero complessivo che sia pienamente affidabile. Per questo non esiste alcuna fonte che fornisca dati ufficiali sulla diffusione dei blog, ma è comunque possibile reperire delle cifre funzionali a rendere un’idea eloquente sullo sviluppo del fenomeno nel tempo. Dave Sifry, fondatore di Tecnorati, motore di ricerca specializzato in blog,[3] nel 2007 ha condotto delle analisi basate su dati ricavati da tale motore di ricerca. Il risultato è stato che nell’anno dell’indagine il numero di blog attivi si aggirava intorno ai 70 milioni,[4] numero di certo non esiguo se si tiene conto della diffusione del web in quel periodo. In un nuovo report[5] del 2011, questa volta stilato dall’agenzia internazionale Nielsen, si riporta che solo quattro anni più tardi il numero di blog è molto più che raddoppiato, ammontando a circa 181 milioni in tutto il mondo. Avvicinandoci più all’attualità, con l’avvento e il vertiginoso incremento dei social network, in molti hanno temuto una crisi dello strumento blog, ma analizzando i numeri che il tempo ci restituisce ci si può facilmente accorgere come questa paura si sia dimostrata infondata. Non ci sono numeri complessivi della crescita come nelle statistiche precedenti, ma ciononostante è possibile ricavare i dati dalla somma dei blog legati alle varie piattaforme che li ospitano: WordPress nel febbraio del 2014 conta quasi 76 milioni di blog, il primo marzo 2015 Tumblr afferma di ospitarne circa 225 milioni,[6] e se si conta che il servizio di blogging più diffuso, Blogger, non fornisce cifre ufficiali, si può ben comprendere come il fenomeno non sia affatto in calo, tutt’altro. È lecito a questo punto interrogarsi sul motivo della temuta e non avvenuta battuta d’arresto della crescita dello strumento del blog come canale di comunicazione. La spiegazione sta nel fatto che i social network non dispongono di uno spazio adatto ad ospitare il contenuto che trova invece spazio nei blog. Lo stile degli interventi sui social è breve e conciso, a volte limitato da un determinato numero di caratteri (come ad esempio Twitter, che ne limita l’uso a 140), non lasciando così spazio agli approfondimenti e alle riflessioni che si continuano a riversare invece nello spazio del blog. Chi aveva un blog già prima dell’avvento dei canali social, non lo ha abbandonato per spostarli sul proprio profilo, piuttosto ha sfruttato quest’ultimo per la promozione del blog preesistente, facendo convivere e interagire le due forme di comunicazione.

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La tendenza generale, però, vuole che col tempo diminuisca l’assiduità con cui i blog vengono aggiornati. Accade di frequente infatti che un blog venga aperto, grazie anche alla facilità che l’operazione comporta, e poi col tempo venga trascurato sempre di più, fino all’abbandono o alla chiusura. Secondo Technorati, i blog che vengono aggiornati giornalmente diminuiscono costantemente, come descritto dalla figura 1.2.
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Ma quali sono le ragioni che conducono ad aprire e mantenere in attività un blog? Di sicuro molteplici, ma in cima alle motivazioni generalmente c’è il desiderio di dare voce a idee e sensazioni personali. Alla domanda: “Perché tieni un blog?”, rivolta a un campione di blogger da parte del motore di ricerca Technorati, i risultati, tra le varie opzioni di risposta offerte, si sono divisi secondo quanto illustra il grafico 1.3.
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Interessanti si rivelano anche le aspirazioni dei blogger e i loro piani per il futuro. Come indica la figura 1.4.
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Una grande parte dei blogger presi in campione, annovera tra i progetti futuri quello di pubblicare un libro. È un dato che mette in evidente relazione l’abitudine alla scrittura in rete, in un blog, e il potenziale passo successivo, ovvero quello di dedicarsi alla pubblicazione di un libro, procedura che la maggior parte delle volte avviene ormai tramite una piattaforma di autopubblicazione. Essendo infatti un blogger maggiormente inserito nel mondo del web, ha più probabilità di venire a conoscenza di tali possibilità, valutare al meglio i servizi offerti, barcamenarsi con più agilità in un mondo che in potenza gli è già familiare. Inoltre un motivo di rilevante importanza che porta un gran numero di blogger a considerare la possibilità di pubblicare un libro è quello di avere già a disposizione il materiale, costituito dai vari post del blog, e l’unica operazione da dover eseguire rimarrebbe solo quella di riorganizzare il contenuto in base alle esigenze del formato libro.

 

1.3 Cosa si scrive sui blog

 

Giuseppe Granieri, autore del saggio Blog Generation edito da Laterza nel 2009, sostiene che «è impossibile definire i blog attraverso il loro contenuto», poiché nonostante molti si focalizzino su un argomento preciso, sono rarissimi i casi in cui una linea editoriale venga seguita in modo rigoroso. Potrebbero essere infatti catalogati in questo modo i singoli post, ma non l’intero blog, poiché non esiste mai una coerenza generale. Nonostante questa corretta considerazione, si può comunque tentare una classificazione molto generale e poco analitica dei tipi di blog esistenti, che all’osso si ridurrebbero a tre:
• Blog diario: è un blog in cui l’autore esprime i proprio desideri, riporta le proprie esperienze, le proprie riflessioni di vita, adoperando toni confidenziali e informali. Insomma si comporta come se stesse scrivendo su un diario. È usato maggiormente da utenti molto giovani.
• Blog tematico: dedicato a un argomento specifico, costituisce il 31% del numero totale dei blog esistenti. È accomunabile agli articoli di giornale, e infatti molti di questi blog sono creati da giornalisti che utilizzano questo canale per riassumere, ampliare o semplicemente riprodurre i contenuti dei loro articoli.
• Blog letterario: più che espressione di narratori, aspiranti o tali, i più famosi di questa catagoria sono blog tematici dedicati alla letteratura (come Carmilla on line, Nazione Indiana, Lipperatura giusto per citarne alcuni), e in questa categoria possiamo far rientrare anche le cosiddette “fan fiction”, ovvero storie scritte dai fan di determinati libri, fumetti, film o serie tv, in cui essi rimaneggiano trama, personaggi e luoghi.

 

1.4 Il blog apripista del self-publishing digitale

 

Ma perché dilungarsi tanto sul blog? Per via di una semplice riflessione: il blog sotto molti aspetti potrebbe essere reputato lo strumento che ha aperto la strada alla pratica del self-publishing digitale. Cosa, infatti, più e prima del blog può effettivamente essere considerata l’espressione libera e senza marchio nel mondo digitale e nell’epoca del web 2.0? Si tratta certamente di una forma completamente diversa da quella del tradizionale libro ma anche dell’e-book, essendo il blog frammentario, organizzato cronologicamente, aggiornato periodicamente e nella maggior parte dei casi non omogeneo. Tuttavia il concetto di base non cambia: un’idea, un pensiero, un racconto, che per la sola decisione del proprio autore può potenzialmente raggiungere una larga fetta di lettori. Il legame tra questi due mezzi di espressione si rivela duplice. Innanzitutto sia la diffusione del blog sia quella del self-publishing digitale può essere direttamente correlata all’abbondante presenza di piattaforme che consentono un agevole utilizzo da parte dell’utente: la dilagante diffusione del blog, come già accennato in precedenza, è stata conseguenziale alla disponibilità e semplicità di utilizzo degli strumenti messi a disposizione per la loro creazione, fenomeno verificatosi anche nell’ambito della pratica del self-publishing digitale. In secondo luogo, il blog può essere indicato come propedeutico per la pratica del self-publishing perché l’utente, misurandosi inizialmente con lo strumento del blog, ha la possibilità di coltivare sempre più l’inclinazione alla scrittura e quindi giungere alla decisione di pubblicare un libro o rielaborando in esso i contenuti del blog, o facendo valere il blog come una sorta di percorso formativo per giungere infine allo sviluppo di un testo più elaborato e curato da poter rientrare nella categoria libro, cartaceo o elettronico che sia.
Inoltre lo strumento blog può diventare funzionale alla diffusione e alla pubblicità del proprio libro, alla creazione di un pubblico affezionato, alla sua “fidelizzazione”. Ogni post rappresenta una possibilità per farsi conoscere e allargare il bacino dei proprio lettori. Certo, “bloggare” non è come trattare narrativa o saggistica: scrivere su un blog e scrivere un libro presenta delle differenze procedurali e sostanziali notevoli, a partire dalla cura del testo, che nel caso del blog è più superficiale, d’impatto e rapida, mentre nella stesura di un libro la riflessione e la scelta si focalizza quasi su ogni singola parola.
Oltre a quanto descritto finora, esistono altri fenomeni che mettono in relazione il blog e il libro. Vediamone alcuni.
Il “blook”: evidente sincrasi dei termini “blog” e “book”, indica un libro a stampa realizzato con dei contenuti precedentemente pubblicati sotto forma di post in un blog. Del primo esempio si ritrova traccia nel 2002, quando Tony Pierce pubblica un libro proprio dal titolo Blook, realizzato tramite la raccolta del materiale del proprio blog. Due anni dopo, nel 2004, David Wellington pubblica a puntate, nel blog Brokentype del suo amico Alex Lencicki, Monster Island, prima parte della trilogia Monster pubblicata per intero sul web e in un secondo momento edita dalla Thunder’s Mouth Press. Invece nel 2006 e anche per l’anno successivo Lulu.com, prima piattaforma di self-publishing a vedere la luce, bandisce un concorso in internet per premiare i migliori “blookers”, chiamato “The Lulu Blooker Prize”. La prima edizione del concorso registrò ottantanove iscritti provenienti da dodici paesi diversi. È curioso notare che il secondo classificato della seconda edizione per il genere fiction fu proprio David Wellington.[7]
Anche in Italia è possibile individuare degli autori i quali, raccogliendo i vari interventi sul proprio blog, abbiano dato vita a un romanzo a cui è seguita la grande diffusione. Prendiamo ad esempio il caso legato al nome “Pulsatilla”, pseudonimo di Valeria Di Napoli, che, nata come blogger, è oggi scrittrice affermata dopo il successo de La ballata delle prugne secche (edito da Castelvecchi nel 2006), riorganizzazione in tre capitoli del suo “Blog verde&acido”, che ha riscosso un discreto successo nel 2006, registrando oltre 30.000 prenotazioni nelle librerie prima ancora dell’uscita. Il libro narra delle esperienze di vita della protagonista, delle sue avventure sessuali, della relazione con i genitori divorziati e del suo rapporto conflittuale con il cibo, il tutto condito da un tono gradevolmente ironico e avvincente. La carriera letteraria della giovane autrice continua con Giulietta Squeenz, questa volta edito da Bompiani nel 2008, che riesce a meritarsi delle discrete recensioni su Repubblica e Panorama.[8] Il lavoro della blogger-scrittrice prosegue con Quest’anno ti ha detto male (ancora 2008, ancora Bompiani), per approdare nel 2010 alla pubblicazione con Mondadori di Maschi contro femmine, corrispettivo letterario del film omonimo, scritto in collaborazione con il regista Fausto Brizzi.
Certo si tratta quasi di “divertissement”, di libri che non diverranno dei classici e che non ne hanno neanche la pretesa, ma è un caso esplicativo di come, semplicemente sedendo ogni giorno davanti al computer per pubblicare un post sul proprio blog, si possa giungere a sottoscrivere contratti con ben tre diverse case editrici tra le più importanti d’Italia.
Altro esempio è quello di Studio Illegale, libro omonimo del blog da cui trae il contenuto, edito da Marsilio nel 2009. Federico Baccomo, sotto lo pseudonimo di Duchesne, una settimana dopo essersi licenziato dal lavoro massacrante di avvocato presso uno studio legale di Milano, apre un blog, in cui raccontare delle vicissitudini quotidiane, dei ritmi estenuanti e dei retroscena di uno studio d’affari molto prestigioso. Subito i suoi “followers” quotidiani raggiungono i 1500, e il blog riscuote così tanto successo che il libro, in poche settimane dall’uscita, viene stampato in sette edizioni.[9] Ma il successo riscosso dall’ex avvocato non si arresta, poiché dal libro di Baccomo è stato tratto un film (febbraio 2013) che propone Fabio Volo nei panni del protagonista.
Recente è l’ideazione di alcune piattaforme on line che permettono automaticamente di pubblicare un libro partendo direttamente da un blog. È un fenomeno presente maggiormente negli Stati Uniti, dove alcuni siti specializzati svolgono servizi di organizzazione dei contenuti del blog in un titolo e ne rendono automaticamente possibile la stampa, la vendita e la promozione. Il servizio può essere gratuito o prevedere un costo, in relazione agli strumenti che si sceglie di adoperare. Un esempio per tutti è rappresentato dalla piattaforma più diffusa: Hyperink.[10]
Si tratta di un servizio on line che, come già accennato, permette di reimpiegare i contenuti pubblicati on line in un formato fruibile anche offline, quale l’e-book o, in alternativa o aggiunta, il libro stampato. Dal blog al libro cambia il contenitore, e di conseguenza dovrà cambiare anche la strutturazione del contenuto, che dovranno essere editati secondo un’impostazione narrativa. Hyperink dispone a questo proposito di due alternative: da una parte offre l’opportunità di mettere in contatto il blogger che decide di usufruire dei suoi servizi con un “professionista”, che si occuperà dell’editing dei post e in generale della produzione del contenuto, divenendo così co-autore del libro. Questa operazione avverrà comunque in collaborazione con il blogger, tramite scambio di mail o l’utilizzo del software Skype durante tutta la durata dell’attività di stesura. L’autore sarà così libero in ogni momento di disapprovare le modifiche apportate. Come seconda opportunità, l’autore può decidere di intraprendere il lavoro in totale autonomia, attingendo da Hyperink unicamente le linee guida per l’elaborazione dei contenuti, per l’ausilio nella pubblicazione e nella fase di marketing del prodotto. Gli impegni che l’azienda si assume nei confronti del blogger-autore prevedono la pubblicazione del materiale entro il tempo di un mese, e il compito di rendere disponibile il testo sui canali di vendita di Amazon Kindle, Nook (di Barnes & Noble), iBookstore (Apple), e naturalmente sulla sezione dedicata alla vendita dei titoli dello stesso Hyperink.[11] Il servizio offerto non ha costi iniziali, ma Hyperink si riserva il 50% dei ricavi provenienti dalla commercializzazione del prodotto finito.
Quello della “blognovel” è un altro fenomeno che stabilisce collegamenti tra la diffusione e l’impiego del blog e il self-publishing digitale. È una forma di scrittura creativa che prevede l’utilizzo del blog come mezzo di pubblicazione di sezioni di libri per raggiungere i lettori. È una tendenza anch’essa sviluppatasi negli Stati Uniti, ma che ha riscosso notevole diffusione anche in Italia. Con il termine blognovel si indica sostanzialmente un romanzo o una serie di racconti che si sviluppano, come nel caso del primo tipo di blook, in più episodi su un blog, esattamente come i vecchi romanzi d’appendice, con la differenza del supporto, che in questo caso diventa elettronico. Ogni parte dell’opera viene divisa in più post, meglio se con struttura narrativa autonoma, quindi con un proprio sviluppo, un climax e un finale, che possibilmente sarà ripreso nella “puntata” successiva. La natura stessa della rete, del web e dell’uso che si è spinti a farne influenza la lunghezza di ogni puntata, che deve rispondere a criteri di brevità e concisione, e molte volte anche di leggerezza delle trame e degli argomenti trattati. L’intervento di un potenziale folto gruppo di lettori che seguono il blog con la possibilità di lasciare commenti è un fattore che influisce notevolmente sul successo riscosso da tale genere di blog, che talvolta può portare alla produzione di opere molto sviluppate in ampiezza e di longevità non indifferente. Non è raro che la blognovel tragga suggerimenti per lo sviluppo delle varie puntate dal confronto diretto con il pubblico, proprio della sua natura, quindi dai commenti che i lettori e altri blogger possono postare nello spazio sottostante il “capitolo”. In sintesi, consiste quasi nel processo contrario che caratterizzava il blook, in cui il romanzo era tratto a posteriori dal blog.
Merita una menzione come antenato della moderna pratica del self-publishing digitale anche l’esperimento portato avanti dagli internauti del sito “Bookcafe”: la sua fondazione si deve a un gruppo di blogger italiani e risale al 1996, a quando non solo non era ancora diffusa la pratica del self-publishing, ma perfino il blog era un canale di comunicazione frequentato solo da pochi esperti della rete. I fondatori, avendo riscontrato che i costi di pubblicazione telematica fossero prossimi allo zero, e che ciò implicasse potenzialmente una rivoluzione delle tradizionali logiche editoriali, cominciarono a mettere online alcuni racconti inediti. L’intuizione era quella secondo cui non c’era più ragione di “selezionare” il materiale letterario, perché bastava mettere tutto in rete e aspettare che ciascun racconto incontrasse la sensibilità del lettore destinato ad apprezzarlo. Quindi venne fondato anche “Fabula”, primo sito italiano destinato a pubblicare gratuitamente racconti inediti. L’operazione riscosse così tanto successo che in pochi mesi il sito cominciò a ricevere racconti provenienti da Spagna, Israele, Usa e molti altri paesi, oltre ovviamente all’Italia. Il sito così divenne una vera e propria “comunità di pratiche” per aspiranti scrittori, raggiungendo un paio di migliaia d’iscritti, numero da considerarsi elevato per quegli anni. C’è da rilevare purtroppo che dal punto di vista editoriale l’esperimento si rivelò un fallimento, giungendo a un paradosso: la comunità scriveva molto più di quanto leggeva, e così, secondo una proporzione inversa, per ogni racconto messo online diminuiva la possibilità di tutti gli altri di essere letti.[12]


  1. Vedi articolo del nytimes.com: http://www.nytimes.com/2004/12/19/magazine/19PHENOM.html?pagewanted=2&_r=2&.
  2. Giuseppe Granieri, Blog Generation. Bari, Laterza, 2009.
  3. Technorati ha smesso di indicizzare blog nel maggio 2014, con il lancio del nuovo sito web focalizzato sulla pubblicazione online e sulla pubblicità.
  4. http://www.sifry.com/alerts/archives/000493.html
  5. http://www.nielsen.com/us/en/insights/news/2012/buzz-in-the-blogosphere-millions-more-bloggers-and-blog-readers.html
  6. https://www.tumblr.com/about
  7. http://en.wikipedia.org/wiki/Lulu_Blooker_Prize
  8. "È tale la grazia, la foga, l’improntitudine, il candore, l’autoironia e il corruccio con cui Pulsatilla si getta nella scrittura da non sfiorare mai la volgarità.” Natalia Aspesi, la Repubblica. “Punti di forza di Pulsatilla sono la freschezza e la potenza del linguaggio, unite alla completa mancanza di retorica: la tirata sul disastro di crescere in una famiglia di genitori di sinistra, separati e permissivi, è più illuminante di centinaia di pagine di Paolo Crepet sul disagio generazionale.” Aldo Morandi, Panorama. “Pulsatilla è una pianta, un blog, una scrittrice di Foggia in grado di descrivere il mondo femminile con l’ironia amara della giovane Erica Jong.” Loredana Lipperini, la Repubblica.
  9. http://www.storiacontinua.com/autori/dal-blog-al-libro-storia-di-duchesne/
  10. http://www.hyperink.com
  11. Vedi la pagina http://www.hyperink.com
  12. Giuseppe Granieri, Blog Generation, Bari, Laterza, 2009.