Attorno ad una veste rossa

Annuncia il «Momento»:

Lunedí mattina il cardinal Cagliero ricevette nella casa di Valdocco la visita di S. E. Boselli, ministro di Stato e collare dell'Annunziata, presidente onorario del comitato pel monumento a Don Bosco. E nello stesso giorno il nostro sindaco sen. conte Teofilo Rossi, in automobile scortata da valletti municipali, recavasi egli pure in Valdocco a rendere ufficialmente omaggio, in nome della città di Torino, all'illustre piemontese che in tanta parte del mondo svolse la sua provvida attività, propagando con la fede cristiana il buon nome delle terre subalpine ed italiane.
Il sindaco, com'è noto, non aveva potuto trovarsi presente al ricevimento del cardinale alla stazione di Porta Nuova, essendo sabato scorso trattenuto a Roma dagli impegni della sua carica.

Veramente è quasi inutile perdere ancora del tempo ad annotare gli atti di servilismo con i quali «aria ai monti» tenta trattenersi il traballante seggio, e poi sentiamo anche noi, e anzi certo piú noi, un profondo sdegno per questo avvilimento, nel quale è trascinata, giorno dopo giorno, la dignità della rappresentanza civica e la città nostra. Eppure gutta cavat lapidem; seguiamone pazientemente una al giorno, verrà forse il momento in cui la misura sarà colma.

Chi non è andato ad ossequiare Teofilo? A chi non ha offerto un ricevimento, un banchetto, un discorso? Dove non è corso affannoso e traballante in cerca di un voto, d’un plauso, d’una decorazione? E come poteva quindi mancare alla gonfiatura clericale di questo illustre, ma non meno sconosciuto monsignore? Lo hanno salutato all’arrivo in Italia, lo hanno ossequiato durante il viaggio, lo hanno ricevuto in pompa magna a Porta Nuova, continuano oggi a fargli visita, e dimenarglisi intorno, tanto che c’è da domandarsi in verità chi sia, che abbia fatto di cosí geniale, di cosí straordinario il cardinale Cagliero. Probabilmente non lo sa neppure «aria ai monti». Ma è necessario che cosí sia.

Piú grande è la rovina interna della fede e dell’idea cristiana, maggiori sono le magnificenze esteriori. Già nella storia, altre volte fu cosí. Mai titoli numerosi, e sonanti, mai tanta pompa solenne di abbigliamenti, mai tanta rigidezza di etichetta, tanto stuolo di cortigiani, ed appariscenze di cortigianerie ebbero gli imperatori bizantini, come quando nulle erano le autorità e la possanza loro e l’impero infracidito attendeva la tempesta per il crollo.

Intorno ai rappresentanti ufficiali delle chiese si affolla ostentatamente riverente la borghesia. Forse può ancora dare la salvezza. Perché il marchese Crispolti già disse:

In terzo luogo si sentí che l'intervento di un altissimo potere morale avrebbe potuto contribuire a dissolvere la grande incognita del domani, ossia il contegno dei popoli nell'interno di ciascun Stato. Poiché non bisogna illudersi: se il conflitto odierno rappresenta il maggior esercizio dei poteri che i governi abbiano mai fatto, e la maggior prova di disciplina che le popolazioni abbiano mai dato; quando questa doppia tensione sarà allentata dal cessare della guerra, quando ai Liebknecht bisognerà pure restituire la libertà della parola e accorgersi che essi non sono cosí soli nei paesi come appariscono nei parlamenti, si vedrà tutta l'importanza di quella unica regola spirituale, di cui il papa è custode, che per mezzo dell'equilibrio cristiano salvi il giusto patriottismo dalla grande reazione pacifica contro gli imperialismi, e promuova la tranquilla giustizia fra le classi nella grande reazione proletaria contro la borghesia capitalistica, a cui si addosseranno le responsabilità del conflitto mondiale e dei suoi danni.

Ed il sindaco di Torino, che sente per l’aria l’addensarsi della bufera non ha esitazioni… Prevede e provvede.

(25 maggio 1916).