Burocrazia!

Burocrazia, burocrazia, burocrazia! Ecco un esempio, palpitantissimo d’attualità, dei nefasti della burocrazia: un gruppo di smobilitati si presenta in una caserma (mettiamo che sia la caserma del 50°, in via della Zecca) per ritirare il pacco vestiario e le ottanta lire.

Sono operai che hanno dovuto assentarsi dall’officina (lavorate! produzione, produzione!) e hanno fretta e vorrebbero sbrigare questa faccenduola. No signori, bisogna attendere, la consegna è rimandata: i pacchi non sono pronti, le ottanta lire non sono imbustate. Bisogna ripassare dopo un’ora, dopo due ore, il mattino dopo ecc., ecc. Burocrazia, burocrazia!

Ma se l’operaio, dopo aver aspettato ed essersi stancato, entra in uno dei caffeucci vicino alla caserma (mettiamo in un caffeuccio all’angolo di via della Zecca e via Rossini) per bere un mezzano di birra, egli si accorge che stranissime relazioni esistono tra la «burocrazia» e il caffeuccio. Volete immediatamente il vostro pacco e le ottanta lire? Pagate, pagate, pagate. Si è formato un ceto speciale di speculatori che guadagna sulla «burocrazia»; si è formato durante la guerra, continua a sussistere dopo l’armistizio. Milioni e milioni di lire sono state in tal modo rastrellate; si sono costituite proprietà spesso di centinaia di migliaia di lire. Ogni ufficio dell’amministrazione militare è diventato una sorgente di accumulazione di proprietà privata.

E si prospetta il problema: non è forse questa la natura essenziale della burocrazia? Non si manifesta in questo organo specifico dello Stato democratico parlamentare la funzione essenziale dello Stato stesso, che è quella, non solo di garantire il diritto di proprietà in generale, ma di suscitare in particolare nuovi proprietari, di espropriare continuamente i lavoratori del loro salario, per accentrare moneta e costituire capitali e moltiplicare i proprietari, cioè i pilastri sui quali lo Stato democratico si fonda?

La burocrazia è uno sperpero, dicono i riformatori al dettaglio, non funziona, non serve per i fini ai quali è sorta; bisogna sveltirla, bisogna bonificarla, bisogna renderla utile alla maggioranza. La burocrazia è utilissima, invece: serve a migliaia e migliaia di imbroglioni, di camorristi, di intermediari per viverci su e per realizzare dei risparmi. Tutto il regime capitalista è uno sperpero per la maggioranza (i lavoratori), ma è invece utile per i capitalisti, per i pescicani dell’industria e del commercio. Il regime in genere, accentrato e difeso dallo Stato, ha i pescicani che divorano i milioni; l’organo in ispecie, la burocrazia, ha i pescicani marginali, i pescicani delle migliaia di lire. Per bonificare la specie bisogna bonificare il genere.

(30 agosto 1919).