Che ne sarà del muletto?

Stamane, verso le dieci, nei pressi di Cascina Vica, cioè a pochi passi da Rivoli, un muletto, impauritosi del tram che sopraggiungeva, corse attraverso al binario e, incespicando, si abbatté a terra, cosicché la motrice, invano frenata a tutta forza, gli fu sopra, stroncandolo completamente.

All’improvviso sobbalzo che ne ricevette tutto il convoglio, si unirono le alte grida strazianti del fanciullo che custodiva… cosí bene il muletto, per cui una vera folla di passeggeri, sgomenti, atterriti, credendo che il travolto fosse il fanciullo, precipitò dalle vetture; qualche donna svenne, fu insomma un episodio di paura e di pietà.

Accertata la realtà del caso, cominciarono i ragionari dei passeggeri, reduci dal bagno emotivo; cominciò il quarto d’ora di storia del muletto, diventato vivo nella mente e nel cuore degli uomini! Le donne specialmente con un lungo sospiro di soddisfazione mormoravano un «meno male! si tratta soltanto di un muletto». Un soldato fiorentino, solidamente imboscato, faceva notare invece, come ne facesse un commosso funebre elogio, ch’i muletto poteva costare du boni fogli da mille! Oh dimmi la verità, fiorentino spirito bizzarro, sotto quel grigio-verde di imboscato eroico palpita un generoso cuore di negoziante di vaccine, cavalli e specie affini! non me lo negare.

Ed ora che sarà di te, povero muletto?

Non sei mai stato cosí vivo, come oggi che tu sei morto! non altrimenti avviene per gli uomini, credilo. Domani tu sarai portato a Torino: il mercatante dirà di te che eri giovane, bello e gagliardo, che sei stato reciso da morte violenta, come un fiore, che tu non eri una rozza esausta, una bestia avvizzita, consunta dai malanni, come si suole portare al macello.

Con quale eloquenza diranno le tue lodi i mercatanti, o povero muletto! La tua giovinezza e floridezza sarà esaltata.

E una nobiltà nuova ti attende sicuramente: tu entrerai, fatto a brani, in uno spaccio di carne equina; ma che mulo? cavallo, il nobile cavallo sarai, altro che mulo; e sarai ricercato, pagato stupidamente bene, masticato anche da aristocratiche, ignoranti mascelle; guarda un po’ quanto onore ti attende!

E, ahimè, anche vitello tu diventerai! e dico ahimè, perché, uso purtroppo agli intrugli del trattore, forse sarò una tua vittima anch’io.

Ecco tu entrerai sotto forma di una bella portata di vitello, stufatino, in guazzetto, con certi intingoli da far gola all’Artusi e a Stecchetti. Cameriere! ma questa carne è coriacea, è tigliosa, è immasticabile! Ma che? È vitello sano, giovanissimo, e che vuole? tempi grami questi e poi c’è ancora il caldo, non si può tenere la carne sotto pelle, per la necessaria frollatura, ci vuole un po’ di tolleranza, d’altronde, tenuto calcolo di questo difettuccio, noi non le facciamo pagare la porzione di vitello che miserabili dieci lire.

Povero muletto, la morte ti ha conferito due gradi di dignità: di vitello e di cavallo, il nobile amico dell’uomo; i mercatanti si contendono la tua spoglia, i consumatori ti pagano imperialmente: non rammaricarti di essere morto.

(11 giugno 1918).