Covre

Falsi capitani, falsi tenenti, falsi eroi, falsi mariti: la cronaca diventa ogni giorno piú ricco repertorio di spunti novellistici e farseschi. Ma la cronaca del falso capitano, falso tenente, falso ardito, falso eroe del Montello, Luigi Covre, è alquanto diversa dalle altre. Covre non è un avventuriero comune. Covre è un «eroe» sociale, è un individuo rappresentativo, ha rappresentato per otto giorni l’«anima» collettiva della classe dirigente torinese, è stato per otto giorni il dittatore di Torino, ha sostituito il prefetto, ha sostituito l’eccellenza sua generale del Corpo d’annata, ha esercitato funzione stataria. Ed era un avventuriero, un falso capitano, un falso tenente, un falso ardito, un falso eroe del Montello, ed era stato licenziato dalla Cassa di risparmio e denunciato per truffa, licenziato dalla Cassa di risparmio della quale è presidente il senatore di Cambiano, il marchese Ferrero di Cambiano, proprio il senatore marchese Ferrero di Cambiano che presiede l’Unione liberale monarchica, proprio il senatore marchese che presiede l’organizzazione politica della classe dirigente torinese e il quale parlò ad una riunione di ufficiali, chiamati a rapporto nel salone Ghersi in seguito alle imprese da Masaniello gallonato del falso capitano, ecc., ecc., avventuriero truffatore Luigi Covre.

Perché Masaniello Covre poté, per ben otto giorni, scorrazzare le vie e le piazze di Torino col suo codazzo di armati di coltello, poté capeggiare un pronunziamento contro la prefettura, poté oltrepassare, le tasche piene di sassi, in un’automobile «ufficiale», il cordone di carabinieri che circondava la Casa del popolo di corso Siccardi, poté lanciare i sassi nel salone gremito di operai, di donne, e di bambini, poté [cinque righe censurare]? Perché non fu arrestato, perché il senatore marchese di Cambiano non lo indicò come un truffatore, il senatore marchese che presiede la Cassa di risparmio e l’organizzazione politica della classe dirigente di Torino? No, non è un avventuriero comune questo falso capitano Luigi Covre; Torino non è una trattoria dove un falso eroe riesca a sbafare cibi e vini; il prefetto, l’eccellenza sua generale del Corpo d’armata non sono ingenui filistei che si possano lasciar abbagliare dal luccichio di medaglie e di discorsetti; gli assembramenti che applaudivano le concioni cannibalesche di questo avventuriero tra il Masaniello e il Coccapieller, non erano lazzaroni napoletani affamati dalla gabella sulle frutta, o artigiani romaneschi incantati dalla fraseologia demagogica di un paranoico della politica.

[Quattro righe censurate]. E Torino ebbe il suo Masaniello, ebbe il suo Coccapieller, Luigi Covre, che non è un avventuriero comune, non è un volgare scroccone, ma un eroe, un eroe sociale, un uomo rappresentativo, il quale continua la serie di quegli eroi rappresentativi che nella Terza Italia, nell’Italia del capitalismo, abbondano piú dei Cromwell, dei Martin Lutero e dei Mazzini.

(19 marzo 1919).