Cronache, storie e false storie

Uno scrittore della «Stampa» ha fissato le Trasformazioni del bolscevismo. Lo scrittore della «Stampa» ha raccolto e coordinato una montagna di notizie, citando soltanto da fonti ufficiali bolsceviche: l’«Economiceskaia Gizn», la «Pravda», le «Isvestia». Il quadro risultante dalla raccolta e dalla coordinazione è spaventoso: rovina, miseria, annientamento della classe operaia russa, sfacelo dell’apparato industriale.

Lo scrittore della «Stampa» potrebbe essere rassomigliato al padre Bresciani, della Compagnia di Gesú; se non ci fosse tra i due questa differenza: il padre Bresciani raccoglieva e coordinava sulla rivoluzione liberale italiana notizie tratte dai giornali dei gesuiti, nemici dei liberali; lo scrittore della «Stampa» trae le notizie dagli stessi giornali bolscevichi; il padre Bresciani era un povero di spirito, digiuno di studi storici e filosofici (il disgraziato padre non possedeva ancora quel perfezionato strumento di ricerca che è il metodo storico); lo scrittore della «Stampa» è un maestro del metodo storico, è un maestro delle discipline storiche e filosofiche.

Lo scrittore della «Stampa» non può essere rassomigliato al padre Bresciani, della Compagnia di Gesú, solo per questo: perché la Compagnia di Gesú è stata enormemente superata dalla manonera giornalistica e perché la manonera giornalistica è stata enormemente perfezionata dall’affiliazione degli specialisti del metodo storico.

Lo scrittore della «Stampa» «sa» che la sua documentazione è un «falso», anche se le singole notizie possono essere vere, «sa» che la storia non si confeziona nel modo che egli ha fatto se non quando si vuole ottenere un fine pratico, se non quando si vuol determinare una certa serie di emozioni, se non quando (per ripetere la efficace espressione di Bergeret) si vuol «far venire i vermi» a qualcuno. Il padre Bresciani era un untorello del gesuitismo storico; lo scrittore della «Stampa» è uno specialista del gesuitismo storico: ecco perché non possono essere rassomigliati.

Lo scrittore della «Stampa» non spiega ai lettori del suo giornale: come mai i giornali bolscevichi pubblicano tali notizie? come mai la pubblicazione di tali notizie in giornali come la «Pravda» e le «Isvestia» che tirano milioni e milioni di copie, che arrivano fino ai piú profondi strati della popolazione russa, non determina la caduta del governo bolscevico? come mai il governo bolscevico, nonostante le condizioni che dovrebbero risultare dalle notizie raccolte e coordinate, non solo si mantiene, ma si rafforza, ma si espande? come mai la classe operaia russa combatte e muore per un tal governo? come mai la classe operaia russa esprime l’istituzione del «sabato comunista», cioè spontaneamente decide di lavorare una giornata senza salario, per rafforzare lo Stato operaio, per rafforzare il governo bolscevico?

Le notizie raccolte e coordinate dallo scrittore della «Stampa» dovrebbero essere il risultato di un processo di decomposizione; coincidono invece con un processo di sviluppo. Si verificano dunque in Russia due serie di avvenimenti, due processi: una società muore, una società si forma; un costume decade, un nuovo costume si crea; muore il «sabato inglese», muore il proletario schiavo del capitalista, legato alla macchina come un cane alla catena, che odiava la macchina, che odiava il lavoro, perché erano un fardello di servitú e di oppressione: questo proletario viene anche fucilato, se si è lasciato corrompere da un qualsiasi mister Dukes, agente dell’Inghilterra e suonatore d’orchestra (quando dà informazioni alla «Stampa»), per spianare la strada del carnefice Judenitch; e nasce il «sabato comunista», nasce il proletario emancipato e rigenerato, il proletario che nelle trincee di Gatcina vive dieci giorni di un’aringa salata quotidiana per respingere il carnefice Judenitch, il proletario che ama la macchina e il lavoro, il proletario che porta, sulla punta della sua baionetta l’idea del Soviet fino a Vladivostock, fino al confine afgano, fino a Odessa, fino all’Oceano Artico, pur senza locomotive e senza vagoni.

In che consiste dunque la «trasformazione del bolscevismo»? Il padre Bresciani della «Stampa» non accenna neppure a mantenere la promessa accennata nel titolo dell’articolo, e non potrebbe mantenerla; nessuno potrebbe dire come si è trasformato il «bolscevismo» russo, poiché il «bolscevismo» è la Rivoluzione russa nella sua totalità, è l’idea della Rivoluzione russa, che è dappertutto e in nessun posto particolarmente, che vive nella coscienza storica del popolo lavoratore di Russia e in nessuna coscienza singola particolarmente; il padre Bresciani della «Stampa» identifica il bolscevismo con una statistica, con un numero di vagoni e di locomotive, come un catalogo di prezzi.

Lo scrittore della «Stampa» è uno specialista del metodo storico, è un maestro delle discipline storiche e filosofiche; ha studiato con amore Francesco De Sanctis, e il capitolo dedicato dal De Sanctis al padre Bresciani; ha studiato le opere di Benedetto Croce e ha spesso consigliato ai suoi discepoli la meditazione dei saggi crociani sulla storia e sulla storiografia. Oggi i discepoli devono richiamare il maestro: «Maestro, mediti il saggio crociano su: Storia, cronache e false cronache».

(10 marzo 1920).