Dai macellai a Polledro

Eh, sí, quando si ha il dono dell’intuizione!… Eppure non idolatro Bergson. Solo per distrazione ieri è stato omesso il punto interrogativo al titolo dei droghieri. Dicevo ieri che non era affatto comprensibile che soltanto i droghieri aderissero ai festeggiamenti in onore di Antonio Salandra. Ho elencato altre categorie di esercenti; se ho omesso i macellai gli era perché ritenevo che l’adesione fosse implicita, risultando inevitabilmente, come da un sorite della filosofia dei contrari, dal fatto materiale e dal fatto spirituale che, congiunti per tramite della «vertigine dell’incensamento» (censori, l’espressione è di un senatore salandrinesco), possono dare un’affinità di primo acchito insospettabile.

Senonché i macellai torinesi — che forse non sono alieni dal solidarizzare con certi colleghi e colleghe che fornivano all’esercizio carne di mucca invece di carne di bue e di sanato — sono persone rudi, franche, esplicite, ed esplicitamente profferiscono la loro solidarietà anche al capo del governo. Badate se io non ho ragione di parlare di affinità e di identità dei contrari — come il filosofo di Virginia e Paolo — alludendo ai macellai. Essi, cui compete il fatto materiale, all’ospite veniente, cui è dovuto il fatto spirituale — della macellazione, s’intende —— parlano pure di «fede viva» — si adattano ad un linguaggio di spiritualista che solo i superficiali, i clienti che pagano cara la carne non sanno intravvedere. Vero ch’io non compro carne. Ma alla fin fine i macellai spiritualizzati per via delle «aspirazioni nazionali» mi sono diventati piú simpatici di quanto avrei potuto supporre. Essi in ultima analisi non uccidono e non vendono che carne di bestia. Altri invece… Ma lasciamo andare.

Meglio un macellaio vero, amici, che un Polledro falso. Ma poiché per le feste salandrinesche s’è fatto vivo anche costui promuovendo una manifestazione di studenti, evviva anche lui! Ma badi, l’ex terribile rivoluzionario, di togliersi la maschera d’un tempo. Sia franco e nel giorno della venuta si mostri quale egli è, quale fu sempre: un soggetto di psichiatria «politica», solo per la quale sono comprensibili i suoi trapassi da antimilitarista piú herveista di Hervé ad organizzatore di dimostrazioni studentesche in onore di chi non deve dimenticare di aver fatto arrestare Andrea Costa commemoratore di Oberdan. Un soggetto di «psichiatria» politica: solo alla stregua della quale è compatibile che il livido Polledro interventista ripeta il rito allegro degli eroi di Offenbach. Giú la maschera, miserabile!

(26 gennaio 1916).