Elogio dell’ingrassatore di porci

Misconosciuto pioniere di civiltà, modesto ingrassatore di porci, nessuno dunque impugnerà la penna per far ringoiare all’onorevole Mazzolani l’insulto atroce che egli ha avventato contro di te? Ebbene, io impugnerò la penna. Difenda altri Benedetto XV, cerchi un terzo nei vicoli bui della sua attività letteraria la paroletta da far scivolar in difesa e ad esaltazione di Giovanni Giolitti. Io voglio difendere ed esaltare te, misconosciuto pioniere di civiltà, modesto ingrassatore di porci.

Mentre i tuoi detrattori, figli dell’Olimpo, abbeverati alla fonte di Ippocrene, attivamente lavorano ad arricchire la patria letteratura di sonetti e novelle, diffuse a decine di migliaia di copie nelle colonne dell’«Amore illustrato», mentre gli idealisti tuoi detrattori dall’alto della loro apollinea intellettualità disprezzano l’interesse economico e affermano che «è facile teoria, degna di un ingrassatore di porci, l’affermare che il solo e vero interesse del proletariato sta nel suo interesse economico», tu, misconosciuta mattonella dell’edifizio sociale, umilii francescanamente il tuo spirito tra setole, cotenne e grugniti, affondi i tuoi rozzi calzari nel fimo acre, palpi con esperta mano le rosee natiche dei porcellini, amorosamente stendi il tuo occhio placido sul branco turbolento, e pensi. Non sei tu un sacerdote dell’ideale, o modesto ingrassatore di porci? Non contribuisci tu, saziando l’ingorda animalità dell’uomo, a snebbiare il suo cervello, a concedergli tempo ed agio per scrivere sonetti e novelle? Se tu non esistessi, se la civiltà ordinatrice e preveggente non ti avesse assegnato un compito preciso, le costolette, il bianco lardo, il prosciutto appetitoso, gli uomini dovrebbero essi singolarmente andarselo a rintracciare nelle lande o fra le boscaglie; la vita degli uomini sarebbe ancora una lotta feroce per l’esistenza, un diuturno spreco di energie per conquistarsi il vitto e il giaciglio. Ebbene, no: tu hai preso su di te una parte gravosa della catena sociale. Perché Pirolini possa elaborare nelle insonni notti l’angelico pane spirituale da spartire alla turba dei lettori del suo giornale, turba affamata di ideale. Perché l’on. Mazzolani possa con polso fermo agitare nella notte caliginosa la fiaccola del progresso, possa empire le anime e i cuori dell’immagine guerriera della Repubblica Santa; tu, per loro, per l’ideale comune, per l’ideale umano risorto dopo tre giorni di tuffo odoroso nel cesso carducciano, tu prepari facili e nutrienti costolette, profumati giamboni, prepari il rozzo lardo che allieta i palati delle mense rusticane. Non sei tu un sacerdote dell’ideale? Gli uomini riconoscenti non dovrebbero dedicare alle tue tempie una parte dell’alloro che dedicano ai fegatelli dei tuoi suini? Ingrati uomini, ingrati poeti dell’«Amore illustrato»: perché questo odio semitico contro l’umile, ma tanto necessario ingrassatore di porci? Egli è un potente pilastro dell’edificio sociale, è fattore di progresso e di civiltà. Egli è un elemento della resistenza.

Ahimè, pensa forse malinconico, tastando con esperta mano le rosee natiche dei suoi sudditi, sprofondando i rozzi calzari nell’acre pozzanghera di fimo, ahimè, pensa il misconosciuto ingrassatore di porci, se nel mio paese piú numerosi fossero gli ingrassatori di porci, e l’apollinea intellettualità dei poeti dell’«Amore illustrato» meno in auge, quanto piú ideale e meno chiacchiera, quanto piú lavoro e meno scrocco, quanto piú serietà e meno discorsi per elevare il morale.

(27 marzo 1918).