Figlio di poveri e onesti genitori, come egli stesso ama ricordare di essere, ogniqualvolta vuol tagliar corto alle discussioni imbarazzanti, l’avvocato e professore Costanzo Rinaudo è riuscito a diventare col sudore dei gomiti, piú che coi frutti della sua intelligenza, quel che suol dirsi una personalità spiccata. La semplice elencazione dei suoi titoli fa spavento. A vederlo assiso tranquillamente al suo seggio di assessore delle finanze, roseo e paffuto, non si crederebbe che quell’uomo dalla voce melata e dall’aria di chi sopporta con rassegnazione il contatto impuro con le tante miserie che gli fanno corona, faccia tutto il lavoro che la sterminata quantità delle sue incombenze richiederebbe. Eccone uno specimen. L’avv. prof. Costanzo Rinaudo è assessore delle finanze di Torino, un comune che ha, secondo l’ultimo censimento, 476 000 abitanti. È presidente della commissione per la raccolta di fondi nel Comitato municipale per l’assistenza alla famiglia del soldato. È membro di cinque commissioni municipali, alcune delle quali molto importanti: commissione per l’istruzione, per la biblioteca, per la sezione Risorgimento, per la denominazione delle vie, per la sorveglianza sugli asili infantili sussidiati dal comune. Rappresenta il comune, come capoluogo di provincia, nella giunta provinciale per le scuole medie, e nella commissione amministrativa del consorzio universitario. È membro della commissione d’ordinamento del museo nazionale del libro, della R. Deputazione di storia patria, della commissione per il regesto di documenti storici sul Piemonte nel Risorgimento italiano, della commissione per l’assegnazione delle borse di studio per la R. Scuola superiore di commercio, ed è consigliere della Società nazionale per la storia del Risorgimento italiano.
Queste incombenze di carattere civico servono di contorno all’attività che l’avv. prof. Costanzo Rinaudo esplica, come professore di scienze sociali e di storia generale, alla Scuola di guerra, e come direttore della «Rivista storica italiana».
Tiriamo il fiato. L’attività del professore dovrebbe essere colossale. Consoliamoci per la sua salute. Il prof. Rinaudo lascia che in tutti questi uffici faccia il tempo che vuole. Essi sono altrettanti cadaveri imbalsamati, che puzzano solo di noia e di polvere sottile. Essi hanno però servito magnificamente al prof. Rinaudo; ecco la lista, incompleta, delle sue onorificenze: grande ufficiale dell’ordine equestre militare dei SS. Maurizio e Lazzaro, cavaliere della corona d’Italia, commendatore dell’ordine di S. Alessandro di Bulgaria, ufficiale della Legion d’onore, fregiato della medaglia d’oro dei benemeriti dell’istruzione popolare, dottore aggregato nella facoltà di filosofia e lettere.
Questo figlio di poveri e onesti genitori è davvero una personalità spiccata. Spiccata, ma ingombrante. Se si ripetesse in Italia ciò che è avvenuto in Grecia per il signor Venizelos, se si facessero sfilare per le vie di Torino tutti gli studenti ed ex studenti di liceo, d’istituto tecnico, di scuola normale, di ginnasio, di scuola tecnica che hanno dovuto svolgere il rispettivo programma di storia sui libri di testo del prof. Costanzo Rinaudo, e si concedesse ad ognuno di essi la facoltà di scagliare un sasso sull’emerito lavoratore del gomito, il prof. Costanzo Rinaudo sparirebbe sotto una montagna piú alta del Monte Bianco. È innumerevole la quantità di giovani ai quali questo illustre asino, compilatore pedestre e lautamente stipendiato di abborracciature scolastiche, ha fatto venire in uggia la storia. Egli ha sulla coscienza l’incretinimento intensivo di una ventina di generazioni scolastiche. Questo incretinimento ha fruttato al figlio di onesti ma poveri genitori un bel pacco di biglietti da mille, e uno stipendio fisso da parte delle case editrici Barbera e Vallardi. Costanzo Rinaudo è professore alla Scuola di guerra, dopo essere stato insegnante nei licei. Ha trovato l’impiego a lui piú acconcio. La storia per lui non è altro che un susseguirsi di guerre, di battaglie, di nascite e morti di regnanti. Il suo cervello è una cartapecora disegnata a fiches costellate di date e di nomi. Le sue infinite relazioni, le cariche che copre nei vari uffici e commissioni scolastiche, hanno servito al prof. Rinaudo a far imporre i suoi libri di testo nelle scuole. Chi ha dovuto studiare su essi, odia il loro autore, per il tempo che gli ha fatto perdere, per gli spropositi coi quali ha tentato di impaludargli il cervello. Le persone intelligenti hanno dovuto fare una bella fatica per dimenticare le corbellerie che l’autore dei famigerati testi di storia aveva fatto depositare nei loro cervelli. Il prof. Costanzo Rinaudo dirige la «Rivista storica italiana». Un fascicolo ogni quattro mesi, tutto di recensioni brevi e sciocche sulle ponzature storiche dei vari professori di scuole medie che adottano nelle loro classi i libri di testo del prof. Costanzo Rinaudo. Lusinghe e lodi ai maggiori spacciatori della merce avariata, malignita per quelli che si rifiutano all’onesto commercio.
Il prof. Costanzo Rinaudo, oltre che figlio di poveri ma onesti genitori, è anche un trafficante di prim’ordine. Si è servito dei suoi titoli accademici e delle sue cariche per spacciare i suoi almanacchi di storia. Pensionato dallo Stato come ex professore di liceo (4000 lire all’anno circa), professore ordinario alla Scuola di guerra (piú di 6000 lire all’anno), stipendiato dalle case editrici Barbera e Vallardi (media: altre 5000 lire, per essere molto modesti), si serve della sua carica di assessore delle finanze per imporsi una tassa di famiglia di sole lire 45,10 all’anno, neppure la quarta parte della somma che invece dovrebbe pagare.
E quest’uomo, che non ha mai fatto il suo dovere di uomo, che ha rovinato decine di migliaia di giovani, che di tutta la sua attività non ha fatto che un traffico sfacciato, per giustificare le sue accuse banali al proletariato, tira fuori la sua nascita da poveri e onesti genitori. Se provasse ad imitare i suoi genitori, e cessasse di asfissiarci con le emanazioni putride del suo cervello in deliquescenza, non sarebbe un bel guadagno per la scuola e per la vita italiana?
(8 gennaio 1917).