Gli specialisti della moralità

Uno di questi specialisti è il prof. Rodolfo Bettazzi, che a proposito della film La falena ha ancora l’altrieri scritto uno dei tanti suoi articoli pedagogici sull’importante questione. Meno male però: questa volta è stato longanime ed ha riconosciuto che sarebbe perfettamente inutile invocare l’intervento dello Stato e della censura. Inutile perché non si può pretendere che un impiegato, un burocrate, sia specialista in moralità e perché solo i cattolici (e tra essi solo gli eletti), possedendo la verità, l’assoluto, la rivelazione, potrebbero indicare quale manifestazione della vita sia morale e quale viceversa. Posta in questi termini la questione è bell’e che risolta. Purché non invochino l’opera dei questurini, le manette e il carcere, i cattolici sono padronissimi di sostenere immorale tutto ciò che cosí loro pare, e di boicottare i teatri e i cinematografi dove si offrono al pubblico spettacoli eterodossi. Fatta la distinzione fra morale e moralità (e il Bettazzi implicitamente lo fa) si capisce subito che la moralità cattolica (cioè il complesso di convinzioni, di idee, di costumi che contraddistinguono i cattolici) sia diversa da tutte le altre moralità. Per chi è convinto che tutti i problemi dello spirito si risolvano nella storia, ciò è elementare. La morale è la scienza dei costumi; i suoi principî astratti sono uguali per tutti, cattolici o pagani, socialisti o clericali; e che ognuno debba operare come vorrebbe che nello stesso caso operassero tutti gli altri uomini, è massima universale. Ma non perciò quando nella pratica il cattolico opera da cattolico e il socialista da socialista, l’uno e l’altro sono immorali, purché le loro intenzioni siano sincere ed oneste. E che ognuno di essi cerchi di convincere gli altri delle sue verità è altrettanto morale e doveroso. Ma il fatto è che non tutti gli specialisti della moralità sono della stessa pasta del prof. Bettazzi. Convinti di essere gli unici depositari della verità, vogliono che lo Stato dia a questa convinzione una forma coattiva, e si agitano e mettono in moto influenze politiche per ottenere uno scopo che non ha affatto carattere politico. La violenza può essere il metodo buono per dirimere le vertenze fra classe e classe e purtroppo anche fra Stato e Stato, ma non lo è certamente per dirimere quelle fra uomo e uomo e tra moralità e moralità. Boicottino i teatri e i cinematografi, come consiglia il Bettazzi, tutti gli specialisti, ma la finiscano di annoiarci coi discorsi di Luigi Luzzatti e coi progetti di leggi antipornografiche.

(15 aprile 1916).