Succede cosí. Voi siete socialisti. Avete cioè della vita del mondo una concezione quanto è possibile larga, comprensiva, complessa di elementi. Non potete essere faziosi né giacobini per temperamento o per programma. Perciò riconoscete che nella storia che gli altri attuano vi è un elemento di necessità, perché siete voi e non gli altri, e il vostro compito specifico è appunto quello di rovesciare questa necessità eteronoma che cerca travolgervi, per instaurare la libertà, la libertà degli individui armonizzata in una unità possibilmente senza residui. Ebbene. Non basta che voi siate liberi e non siate faziosi e giacobini. Gli altri non lo sono e non vi comprendono. Il loro cervello spappolato non concepisce un cervello che si organizza saldamente intorno a una idea. Essi sono idolatri del fatto singolo, isolato, mentre voi nel fatto vedete specialmente la continuità, il dinamismo. Perciò essi non sono liberi e non comprendono la vostra libertà. Essi diventano cattolici a Peretola perché a Peretola c’è un parroco galantuomo, dopo essere stati atei a Roccacannuccia perché a Roccacannuccia il parroco ingravidava le zelatrici di santa Zita. Non comprendono l’ateismo integrale, solidamente basato su un’idea superiore al cattolicismo e alla religione. I loro antenati erano repubblicani sotto Carlo Alberto e giustificavano il loro atteggiamento con l’invettiva di Giovanni Berchet al Carignano, e diventarono monarchici quando il re si chiamò Galantuomo, e conservatori forcaioli quando il re fu addirittura il Buono. L’idea repubblicana, superiore alla contingenza del Traditore, del Galantuomo e del Buono, era per loro cosa sorda e inerte. Il contenuto della mentalità politica borghese è il trasformismo, cioè il piú triviale degli empirismi politici. Alcuni pseudosocialisti di ieri erano solo borghesi della tradizione trasformistica che avevano cambiato il bazar delle contingenze; il loro cervello era rimpinzato di viete oleografie proletarie, e perciò si dicevano socialisti. E continuano ora: giudicano i socialisti con questa mentalità trasformistica ed empirica. Non hanno altro criterio di distinzione e di giudizio che il fatto singolo, isolato. Perciò se voi dite che il parroco di Peretola è un galantuomo non potete che essere clericali. Se riconoscete che Paolo Boselli non ha ucciso sua madre, che ci sono tra gli interventisti e specialmente tra gli intervenuti dei cuori semplici di eroi, i quali non si sono trasformati da pseudodemocratici in imperialisti, da pseudosocialisti in protezionisti sul modello ultimo patentato dal successo siderurgico dell’«Idea nazionale», voi non potete essere che degli ipocriti o dei poveri martiri del domenicanesimo di Costantino Lazzari. Il vostro cervello organizzato fortemente intorno a un’idea, e non miserabile poltiglia idolatra della contingenza, non può essere compreso da questi iloti ubriachi. Essi non comprendono che un’idea supera i fatti di una determinata contingenza per creare altri fatti diversi e superiori. Che pertanto è avversaria in solido, non in ispecie, è avversaria per ciò che di normale, di eterno c’è nei fatti, non per ciò che può esserci di brillantina occasionale [dieci righe censurate].
(4 giugno 1917).