Il passivo

La questura torinese ha pubblicato il bilancio della sua attività nel mese di agosto: 784 arresti, 784 cittadini privati della loro libertà personale, 203 arresti per reati e mandati, 16 per ubbriachezza, 12 per porto d’arme abusivo: 231 arresti in virtú dei poteri consentiti dalle leggi. E gli altri 553? Con quale garanzia per la libertà individuale sono stati compiuti questi 553 arresti? Chi è responsabile degli errori possibili? Attraverso quali istituti i danneggiati possono far valere le loro ragioni e domandare sanzioni punitive, corporali e pecuniarie, contro gli agenti prevaricatori?

Dei 553 arresti operati arbitrariamente, senza mandato giudiziario e senza flagranza di reato, 258 sono di donne e per ragioni di moralità. I questurini, maestri di vita morale! I questurini, giudici inappellabili del buon costume! I questurini, che si introducono nelle case private e arrestano delle povere figliole operaie perché «hanno sentito dire» e le trattengono in carcere e le sottopongono ai loro lazzi e ai loro sberleffi. Le ragioni di morale sono in qualche caso i pettegolezzi delle comari, o piú spesso le mance delle tenitrici di postriboli che vogliono monopolizzare il commercio del piacere. Nessuna garanzia esiste per la libertà individuale, nessuna garanzia esiste perché, in un qualsiasi momento, un’operaia, che non ha accettato i complimenti di un agente, non possa essere privata della sua libertà per ragioni di morale. L’arbitrio solo sussiste: il dominio della legge non è neppure una frase fatta.

295 arresti per ragioni di «pubblica sicurezza». Anche per essi nessuna responsabilità, nessuna giustificazione che non sia arbitraria, nessuna garanzia per i cittadini. Chiunque può essere considerato «pericoloso»: chiunque può essere trattenuto in arresto senza che un giudice abbia spiccato mandato. Le garanzie costituzionali non servono a nulla, neppure a tutelare il libero svolgimento degli affari. È noto l’episodio del ragioniere trattenuto in carcere dieci giorni per essersi recato alla sezione di polizia per denunciare una truffa patita. Gli episodi potrebbero moltiplicarsi: sono stati perpetrati dei sequestri di persona per impedire a dei commercianti di recarsi su una piazza a definire dei contratti e lasciare libero campo ai concorrenti. Le vittime non hanno nessun mezzo di rivalsa, non hanno nessuna tutela nella legge, nelle istituzioni. Le istituzioni sono arretrate anche in confronto della società quale si è venuta sviluppando pigramente in Italia per lo stimolo della produzione capitalistica: la polizia è organizzata come sotto i Borboni a Napoli o Carlo Alberto in Piemonte, quando i cittadini si muovevano solo per congiurare: essa è una pastoia per la vita civile, determina una passività enorme nel bilancio sociale. La moralità, il costume, gli affari, il commercio sono in balia dell’arbitrio di irresponsabili arruolati senza discernimento, esposti a tutte le tentazioni delle mance e delle promesse di favori. 784 arresti in un sol mese, dei quali solo 231 sotto la responsabilità di un giudice: un terzo.

Due terzi l’incognita: arbitrii, soprusi, ricatti, mance con molte busse e molta fame. Il bilancio della passività democratica dello Stato italiano, costituzionale e parlamentare.

(6 settembre 1918).