La buona stampa

Mi piace fermarmi a lungo dinanzi alle vetrine dei librai e scorrere cogli occhi i volumi allineati, cercando di fissarmi bene nel cervello l’immagine di quelli che piú vorrei avere. Mi fermo anche dinanzi alle librerie cosí dette religiose e ogni volta che ciò m’accade provo sempre un nuovo stupore. Sicuro: vedo volumi su volumi, di ogni specie, su tutti gli argomenti, e su molte copertine impressa la dicitura: 20.a, 30.a e persino 50.a edizione, e mi domando come mai libri che riescono a raggiungere tirature cosí elevate siano ignoti o quasi nel mondo della cultura, e nessuno ne parli, e sfuggano cosí completamente al controllo della critica scientifica e letteraria. Non posso credere che le tirature denunciate siano un bluff editoriale, e perciò sento ammirazione ed invidia per i preti che riescono ad ottenere effetti cosí palpabili nella loro propaganda culturale.

In realtà noi non ci curiamo troppo di questo lento lavorio di impaludamento intellettuale dovuto ai clericali. È qualcosa di impalpabile, che scivola come l’anguilla, molliccio, che non pare consistente e invece è come il materasso che resiste alle cannonate piú delle mura di Liegi. È incredibile la quantità di opuscoli, riviste, foglietti, corrieri parrocchiali che circolano dappertutto, che cercano infiltrarsi anche nelle famiglie piú refrattarie, e che si occupano di tante altre cose oltre la religione. Ricordo, per esempio, questo fatto: ho visto due o tre anni fa, quando persino il «Corriere della Sera» attaccava gli zuccherieri per l’esosa speculazione che esercitavano, e ancora piú che mai esercitano, un foglietto non piú ampio di una cartolina illustrata, uno di quei misteri non so se settimanali o mensili che una beghina si incarica nei paesi di distribuire mediante il versamento di un abbonamento annuo di dieci centesimi. Ebbene, in quel mistero da una parte c’era effigiato Gesú Cristo in croce che subisce l’estremo oltraggio, e dall’altra stampato il consiglio di pregare in quella settimana (o in quel mese) per i poveri zuccherieri cosí ingiustamente perseguitati dai nemici della religione, quali i socialisti e l’immancabile massoneria. Suggestivo accoppiamento di Gesú in croce e di Maraini perseguitato da Giretti. È un esempio e vale solo come tale. Eppure ricordo che mi fece riflettere, e sempre mi ritorna alla memoria ogni qual volta mi fermo dinanzi ad una vetrina libraria religiosa e vedo allineati tutti quei volumi dall’apparenza modesta, schiva dei facili lenocini dell’eleganza esteriore, non pericolosa. Mi domando ogni volta: a qual diavolo mai parente di Maraini avranno accoppiato il buon Gesú questi farisei sostenitori e divulgatori della buona stampa?

(16 febbraio 1916).