La mente e le braccia

Decisamente l’avv. cav. Gino Olivetti è un uomo fortunato. Fra tutte le sue fortune, che non sono poche, egli ha anche quella di avere une bonne presse. I maligni vogliono anzi ch’egli abbia dei buoni e bravi servitori nel giornalismo patriottico industriale torinese. I quali giornalisti, che non conoscono, almeno crediamo, che per sentito dire il Comitato operaio-industriale per i profughi e le sue attività, si fanno tuttavia un dovere di attribuire tutti i meriti esclusivamente all’avv. Gino Olivetti, del quale comitato egli sarebbe, nientemeno, che la mente e le braccia.

Qui sarebbe veramente il caso di dire: troppa grazia, sant’Antonio, visto e considerato che il segretario della Lega industriale è già tante belle cose in moltissime altre società ed organizzazioni, istituti, ecc. ecc.

Però, a dire la verità, di quest’ultima sua grande qualità noi non c’eravamo ancora accorti. Sapevamo che il cav. Olivetti rappresentava la Lega industriale in seno al Comitato per i profughi sunnominato; potevamo anche supporre che egli ne fosse, in qualche modo, uno dei dirigenti e la nostra indulgenza poteva arrivare magari a credere che ne fosse la mente. Che ne fosse poi anche le braccia, questo proprio non ci risultava. A noi era accaduto piú di una volta, passando di sotto l’androne della Camera del lavoro, di vedere una folla compatta di borghesi e di militari, di uomini e di donne che stazionavano per ore ed ore alla porta per poter giungere al tavolo della segreteria a farsi firmare un buono per denaro o per indumenti, ma non ci è mai accaduto di vedere seduto a quel tavolo il segretario della Lega industriale, né ci risulta che tanta ressa di profughi avesse mai invaso il suo ufficio. Ci eravamo perciò formata la convinzione che se egli poteva essere la mente del Comitato dei profughi, le braccia che maggiormente agivano per fare muovere il meccanismo non fossero esclusivamente le sue. Ringraziamone la «Gazzetta di Torino» per la informazione molto… disinteressata che ce ne dà e tributiamo noi pure la nostra lode incondizionata all’emerito cavaliere.

Per quanto egli non abbia alcuna colpa, molto probabilmente, in quello che è un eccesso di zelo di qualche suo stipendiato, e sia subito corso ai ripari, con una di quelle circolari-rettifiche ai giornali cittadini, che da qualche tempo sono venute ad aumentare la mole di lavoro che lo opprime. Comincia a diventare pesante il mestiere di padrone di giornale! Specialmente quando si ha da fare con giornalisti che non hanno ancora imparato a non turbare quell’equilibrio, che è norma principale dell’avv. Olivetti. Il quale non se ne avrà a male se lo mettiamo Sotto la Mole. È il destino di tutti gli uomini importanti!

(10 aprile 1918).