In questi giorni i nostri compagni, obbedienti alle leggi dello Stato liberale italiano, si sono recati presso l’autorità di P. S. per sottoporre alla sua approvazione i manifesti murali coi quali intendevano far conoscere a tutti i cittadini le loro idee e i loro propositi; han avuto cosí occasione di conoscer ancora una volta per diretta esperienza, in che cosa consiste e quale forma concreta prende questo famoso organismo dello Stato liberale, cui il destino storico ha affidato la tutela e l’amministrazione della libertà dei cittadini italiani. Perché lo Stato liberale è una parola, e una parola è anche la P. S., e sono frasi quelle in nome delle quali si amministra la libertà dei cittadini, prima fra tutte la libertà di esprimere in pubblico le proprie idee. Queste frasi, che si possono a propria voglia ripetere, l’interesse pubblico, la cura della tranquillità, la ragione di governo, se volete, non dicono ancora nulla della natura e della realtà dello Stato liberale italiano.
Se volete sapere qualcosa di concreto, dovete entrare in un ufficio statale, in una questura, in una prefettura. Ivi, nel gabinetto di un questore, nell’anticamera di un prefetto voi trovate lo Stato italiano che da verbo si è fatto carne, ha cessato di essere idea per diventare un uomo, un funzionario, se volete, ma una realtà che potete osservare, sperimentare, studiare.
Il questore della città di Torino, ad esempio, è convinto di questa transustanziazione, di questa incarnazione dello Stato che in lui avviene. Ne è tanto convinto che in certi momenti giunge a distinguere in sé le due nature e le due realtà, quella umana e quella sopra-umana come facevano i santi padri per la persona del Cristo e i teologi protestanti per l’ostia consacrata.
Il questore è un uomo e come tale può anche essere gentile, può scherzare, può fare un complimento, ma il questore è lo Stato italiano fatto persona e come tale tutte le belle cose di cui sopra non le può far piú, non può far altro che esprimere per la sua bocca la volontà e la legge dello Stato. E quando ciò avviene, voi non avete che da ascoltare e assoggettarvi: l’opinione del sig. Domenico Guida è l’opinione dello Stato liberale italiano.
Ma il piú bello è questo, che se voi gli chiedete di esprimere in pubblico le vostre idee, se voi gli sottoponete, nel caso concreto, un manifesto da vistare, egli sottoporrà voi e le vostre idee e il vostro manifesto a un rigoroso confronto con se stesso, con le sue idee, col manifesto che egli, Domenico Guida, avrebbe scritto. Ciò che è difforme, è fuori della legge, è contro l’opinione dello Stato, poiché è fuori dell’opinione del questore nel quale lo Stato ha preso carne. Che l’Intesa voglia «schiacciare ed asservire» gli operai e i contadini russi, questo io non lo credo, dunque lo Stato non lo crede, dunque non lo si può dire in pubblico. Che il governo italiano abbia finora agito di pieno accordo con gli altri per «far morire di fame e di piombo» gli operai e i contadini comunisti della Russia, questo io credo che non sia vero, dunque lo Stato crede che non sia vero, dunque non lo si pubblica. Un appello agli operai socialisti per la spontanea disciplina? Questo io non lo voglio fare, io che sono per la disciplina «spontanea» creata dai moschetti della regia guardia, dunque voi non lo pubblicherete.
Gli industriali minacciano di licenziamento gli impiegati, e gli operai offrono loro lavoro? Ecco due fatti di indole privata; ma il questore anche in questa materia ha la sua opinione, e conforme alla sua è quella degli industriali che attraverso lo Stato o in altro modo la pagano, non è conforme alla sua quella degli operai che cercano la libertà: si autorizzano dunque i primi, non i secondi, a esprimere i loro propositi. E cosí via. Il questore di Torino non approva che le menzogne documentate della Lega industriale, non condivide che le sporche calunnie che l’AMMA stampa a carico dei capi della classe operaia, non è d’accordo che con le infamie con le quali Cinque Franchi Grappini insozza i muri della città. Il questore è una persona intelligente… Quelle menzogne, quelle calunnie, quelle infamie che concordano con le sue opinioni, concordano pure con l’opinione dello Stato, quindi possono essere pubblicamente espresse, per la maggiore educazione dei cittadini.
Cosí in Torino l’opinione del questore amministra la libertà dei cittadini dello Stato liberale.
(4 settembre 1920).