Non indurre in tentazione

Un proprietario di ristorante scrive a un giornale cittadino per lamentarsi: 1) di non poter nei giorni di mercoledí, giovedí e venerdí servire carne d’agnello ai suoi avventori, mentre gli altri cittadini possono deliziarne il loro palato; 2) di non poter servire negli stessi giorni prosciutto e salame cotto e crudo, mentre gli altri, ecc., ecc. 3) di non poter mai arrivare a tempo ad acquistare formaggio negli spacci municipali.

Il proprietario di ristorante domanda che si provveda. I frequentatori di ristoranti devono essere uguali agli altri cittadini dinanzi all’agnello, al formaggio, al prosciutto, al salame crudo e cotto cosí come lo sono dinanzi alla legge. Il proprietario domanda che i ristoranti abbiano il contingentamento e la rispettiva tessera, e inoltre un luogo dato per ritirare il contingentamento.

Conclude il proprietario: «Questo fatto (la mancanza del luogo dato e del contingentamento) induce a comprare di nascosto favorendo la vergognosa speculazione di gente che offre a prezzi triplicati la merce che si dovrebbe avere al prezzo di calmiere». E la conclusione ci importa.

Il proprietario domanda di non essere lasciato in balía della tentazione. Non induceteci in tentazione! Ma per abolire completamente il regno della tentazione dimentica di domandare un ulteriore provvedimento: il calmiere sul menú.

Non ci preoccupiamo certo della borsa di chi va a mangiare al ristorante e deve spendere cinquanta o sessanta lire per il pane quotidiano, il companatico e il vino da innaffiare l’uno e l’altro. Ma abbiamo il vago dubbio che finché questa cascatella di soldi non sia controllata, la tentazione sarà vigile per costringere i buoni proprietari a servirsi dei bagarini per ampliare i loro affari oltre i limiti del contingentamento. E si ripresenta al nostro angosciato cervello la decrepita domanda: è nato prima l’uovo o la gallina? Chi esiste prima: il bagarino che induce in tentazione il proprietario, o il proprietario che induce in tentazione un cittadino, illibato per mancata occasione al mal fare, e lo fa diventare bagarino?

Il proprietario che protesta risponde alla domanda con troppa semplice ingenuità: dateci il contingentamento e il bagarino morrà d’inedia. Ma il proprietario non ci convince. Gli affari sono gli affari, che diamine, e morto un bagarino se ne trova un altro.

Cosa per cui vorremmo che non si lasciassero morire di fame i frequentatori di ristorante per la mancanza nei giorni di mercoledí, giovedí e venerdí dell’agnello, del formaggio, del prosciutto, del salame cotto e crudo. Ma vorremmo anche che si togliesse ai proprietari il modo di determinare aumenti di caroviveri per poter gareggiare in guadagni coi fornitori militari.

(25 maggio 1918).