Piccoli proletari

Un redattore del «Momento» non può mandar giú che quattro bambinetti si ricordino ogni tanto dell’«Avanti!» e mandino qualche soldo alla sottoscrizione. Ma amore di tesi e spirito di contraddizione gli hanno giocato un brutto tiro; lo hanno trascinato lentamente su un piano inclinato, in fondo al quale c’è l’abisso dell’eresia. Già, al «Momento», malgrado la assidua presenza del canonico-censore, che ha l’incarico di reprimere le bestemmie che possono sfuggire dalla bocca dei tipografi e degli speditori, ed insieme quello di vigilare a che i giornalisti, di origini cosí varie e di un passato cosí compromettente, non violino i confini della dottrina cristiana, ad onta di tutte le varie benedizioni che piovono sovente, c’è al «Momento» un impressionante puzzo satanico.

Persino il critico artistico — Saverio Fino, Savio Fiore, Mario Valli, quanti nomi per… nessuno — si fa tirar le orecchie dai custodi severi della fede. In uno degli ultimi numeri della «Civiltà cattolica» il padre gesuita recensore scrive di un libro per la quarta classe elementare di Saverio Fino e Francesco Mattana (carino questo accoppiamento di un consigliere comunale e d’un direttore di scuole civiche, per confezionare un libercolo che avrà naturalmente larga diffusione nelle elementari cittadine) e dice: «Il libro dei proff. Fino e Mattana ha pochino, pochino di quella dottrina e pratica religiosa che deve supporsi in tutti gli alunni cattolici, e che è parte cosí necessaria all’educazione». Povero Fino; se lo sanno le suore che assistono e sorvegliano le sue lezioni di diritto negli istituti femminili clericali, non lo dipingeranno certo piú alle alunne come un modello di cristiano!

Diceva dunque il «Momento»: nei bambini la politica è difficile faccia presa…

Benissimo, tanto che potremmo quasi essere d’accordo. Sia la fanciullezza lieta, libera e spensierata; non si costringano i piccoli cervelli in schemi preordinati e le piccole anime si espandano al sole, alla vita, senza la cappa di piombo d’una dottrina o… d’una religione. Perché, se la politica è lontana dall’animo infantile… l’idea di Geova è incomprensibile addirittura! Parlare ai bimbi di un grande ideale di giustizia e di fratellanza, ohibò… ma rimpinzarne le testoline con il peccato di Eva, con la verginità di Maria di Nazareth, come con la paternità putativa di Giuseppe, ecco un metodo pedagogico meraviglioso, specialmente se il maestro è don Riva!

«Il pretendere che essi sappiano che cos’è la lotta di classe, è troppo». Certamente. Perché la vita del piccolo proletario è tale un tessuto di piaceri, di indigestioni di dolciumi e di caramelle, di scorpacciate di giocattoli, di visioni cinematografiche e teatrali, che sarebbe ben strano che essi facessero dei confronti, o che essi giudicassero male questa società che dà a tutti i fanciulli eguale porzione di affetti e di gioie! Il piccolo proletario che vede il babbo andare all’officina dalle sette del mattino alle sette della sera ed… ultra, che è lasciato dalla mamma solo in casa, ad arrangiarsi alla meglio, perché anche questa deve andare a fare la serva, la tessitrice, la metallurgica, che abita la soffitta o l’appartamentino stretto, e scuro, e sporco, che mangia molto pane unico e molta minestra e contempla molte caramelle… dietro le vetrine dei pasticcieri, che ammira i bei fantocci ed i cavalli e le vetturette meccaniche nelle mani dei coetanei, che sa quanto costano ai genitori le sue scarpette ed i suoi vestitini, non fa dei confronti, non ragiona, non pensa, non capisce quindi affatto che la sorte lo ha fatto nascere nella classe dei poveri, mentre altri nascono in quella dei ricchi…

II male è, amico s.s., che i bambini oggi nascono con gli occhi aperti. Il male è che al paradiso, dopo morto, piú nessuno aspira! E gli uomini che nella vita dovranno trovarsi di fronte, oppressi contro oppressori, e parteciperanno alle battaglie piú aspre per la difesa dei propri privilegi e la conquista dei propri diritti, cominciano ormai da fanciulli a squadrarsi ed a misurarsi. Ed i piccoli proletari mandano quaranta centesimi all’«Avanti!»; ed i piccoli borghesi dànno il loro obolo per la costruzione di un nuovo tempio, dove ancora possano i preti predicare la «rassegnazione» agli sfruttati, che minacciano, cosí di buon mattino, di ribellarsi.

(12 gennaio 1917).