Premio per la vita

Preso nella tenaglia logica del dover mettere d’accordo il bisogno della celerità con le preoccupazioni della propria pelle, il cittadino che va in tram, sul punto di porre il piede sul fatale predellino, è costretto ad invocare dai propri numi tutelari la suprema grazia di potersi ritrovare incolume sulla superficie della terra. Costretto a calcare questa superficie anche dove essa si insinua negli ingorghi cittadini, nei crocevia squillanti di campanelli e trombette o sbuffanti di soffi repressi, invoca ancora dagli stessi numi l’altra grazia di poter riattraversare la soglia di casa senza l’aiuto del solito pietoso passante. La nuova rubrica di cronaca sul «quotidiano investimento» gli riempie la fantasia di incubi truculenti. Lunghe file di carrozzoni fermi per una disgrazia in via d’accertamento; la barella che si dirige al S. Giovanni, o agli istituti del Valentino coi quarti sanguinolenti da ricomporre e riconoscere; il cittadino manovratore che se la dà a gambe per evitare l’arresto preventivo. Il tram diventa un vascello fantasma senza timone e senza pilota, il cittadino tramviere l’insidia continua alla vita dei passanti. È la guerra tra la celerità e il pedone, senza che si riesca a stabilire un parallelogramma delle forze che sintetizzi i due fattori del traffico, e metta d’accordo le due necessità. Perché un elemento nuovo è entrato a turbare i rapporti: l’improvvisazione. Si è improvvisato il tranviere cosí come si è improvvisato il fabbricante di materiale bellico. Ma l’improvvisazione del fabbricante della morte è stata premiata, è stata assicurata coi sopraprofitti, con l’arricchimento fulmineo. Lo Stato borghese, protezionista nella sua essenza capitalistica, ha premiato il facitore di morti, il moltiplicatore di morti. Verificatasi la nuova necessità, ha applicato immediatamente i suoi schemi economici, e la necessità è stata superata. Ma non dà premi, non s’assicura per ciò che riguarda chi può ammazzare e non dovrebbe ammazzare, che non è necessario non ammazzi. Gli schemi economici della società borghese in questo caso non trovano applicazione, non si vuole che trovino applicazione. Si assicura, si premia l’uccisione del nemico, non si vuole assicurare, premiare la salvezza dei concittadini. Non si vuole pagare la vita dei concittadini. E si tratta solo di pagare, di stabilire un regime di concorrenza nel quale la vita valga un po’ piú della morte, l’abilità a salvare sia pagata un po’ piú dell’abilità a uccidere.

Il cittadino che va in tram deve federarsi col cittadino che va a piedi, e domandare, pretendere, volere che la sua vita sia assicurata, che si dia un premio a chi riesce ad evitare di togliergli la vita.

(7 dicembre 1916).