Scrive il «Momento»:
Nell'Ospedale della Croce Rossa Westen-Eden a S. Remo è ricoverato il soldato mitragliere Franco Galeoni rimasto muto in seguito allo scoppio di una granata al fronte. Ieri l'altro, in occasione della ricorrenza di S. Pietro il soldato Galeoni, che è maestro di musica, veniva pregato dall'aiutante maggiore Dante Vitone di suonare il terzo atto della Bohéme. Il Galeoni assentí e mentre le note in cui vibrava l'anima del povero soldato fluivano rapide sotto le agili dita, fu visto arrestarsi di colpo, alzarsi in piedi, gridando con viva emozione: — Ma io parlo adesso!
«Tempi tristi!» deve aver pensato il redattore del foglio clericale mentre confezionava il pezzo e lo mandava in tipografia. Una volta un fatto simile sarebbe diventato un famoso miracolo, e chi sa quali benefizi sarebbero piovuti addosso alla santa chiesa ed ai suoi ministri! Nel nostro secolo invece un muto riacquista la favella, semplicemente, senza aforismi, senza neppure un triduo, suonando la Bohème. Se almeno avesse suonato il Te Deum, un qualche appiglio per celebrare l’intervento divino vi sarebbe stato, ed allora la notizia avrebbe ben potuto essere lavorata con qualche opportuno ed edificante accenno alla infinita misericordia del padre eterno, che, dopo aver permessa la disgrazia nella sua imperscrutabile sapienza, concedeva la grazia. Il miracolo sarebbe cosí stato fabbricato, e forse un nuovo quadro si poteva aggiungere alla serie degli ex voto che ornano le pareti dei corridoi e delle chiese, a testimonianza della gratitudine verso qualche pressante intercessore celeste di chi poteva sfracellarsi il cranio, ed ha avuto la grazia di rompersi solo un paio di gambe, o di chi ha scampato da una malattia seguendo scrupolosamente le prescrizioni del medico, che della guarigione non ha però merito, mentre sarebbe certo stato una bestia se l’ammalato fosse morto. Ma il redattore, che sa il suo mestiere, ha introdotto nell’articoletto una frase discreta ed insinuante, che dà qualche modo ai cristiani lettori di pensare che un intervento soprannaturale non è del tutto da escludere. «In occasione della ricorrenza di S. Pietro…» Perché l’altro ieri non era il 29 giugno, era la festa di S. Pietro. E come si può escludere che S. Pietro abbia proprio voluto scegliere il giorno del suo onomastico per manifestarsi?
È proprio cosí invece; il miracolo è avvenuto il giorno di S. Pietro, che è un gran santo… dunque?! La Bohème, la musica, il tumulto dei ricordi che essa suscitò, la scossa nervosa prodotta dall’onda dei suoni o dalle rimembranze, non sono che le misere spiegazioni che la positiva scienza umana può dare del fenomeno, non sono che i mezzi di cui s’è servito l’onnipossente per acconsentire al suo portinaio di farsi ricordare dagli uomini, che lo hanno degradato da santo di prima classe, che non accordano piú alla sua festa lo statale e civile riconoscimento. «La ricorrenza di S. Pietro…»: ecco la spiegazione vera… e se voi, increduli e scettici uomini del secolo XX, imbarbariti dal positivismo, dal materialismo, non la accogliete, è perché Satana ha ottenebrate le vostre menti, chiusi i vostri occhi allo splendore della verità cristiana, che ha bisogno di molta fede per essere accettata e compresa…
Restituire la favella ai muti era una volta solo dato ai profeti e agli dèi. E Cristo fu riconosciuto Dio per avere compiuto un tale miracolo. Oggi basta Puccini… e non c’è nessuno che lo proclami dio, e gli bruci almeno un grano d’incenso sotto il naso. Ah, i tempi sono proprio malamente, malamente assai!
(5 luglio 1918).