Slealtà

Un manifesto nei muri, un manifesto che esprime un atteggiamento politico ben preciso, che è l’emanazione di una corrente sociale esattamente identificabile. E sotto le parole e le frasi il catalogo omerico delle associazioni che manifestano, che predicano, che scongiurano, e nel catalogo anche questa associazione: Partito socialista italiano.

Il Partito socialista italiano dunque anch’esso manifesta, predica e scongiura in questo particolare momento, in unione con associazioni che ha sempre combattuto o non ha potuto combattere solo perché esse sono esistite ed esistono unicamente nei cataloghi, nelle guide per i forestieri, e in calce ai manifesti. Il Partito socialista italiano è dunque uscito dal suo isolamento, ha voltato le spalle alle dottrine e alle norme d’azione di Zimmerwald e Kienthal, ha saltato le ferree barriere di classe, [cinque righe e mezzo censurate]. Ciò è successo. Del fenomeno rimarrà un documento nella copia del manifesto che sarà consegnata alla Biblioteca Nazionale e seppellita in una busta per la gioia dei futuri ricercatori di «documenti» storici.

Vogliamo che in questo numero dell’«Avanti!», che forse il futuro ricercatore esaminerà, rimanga la ennesima protesta contro il malcostume politico della vita italiana, contro la slealtà sistematica dei vecchi partiti conservatori e delle recenti associazioni occasionali o che si propongono di sopravvivere per propugnare quello che il compagno Rappoport chiama «socialismo dei nuovi ricchi».

[Tre righe censurate]. Queste associazioni, questa «manonera» antisocialista, questi funghi putridi che pretendono soffocare le roveri sprofondanti le forti radici nell’humus fecondo della necessità sociale e spingentisi verso la luce, verso l’urto con le energie scatenate senza legge della natura e dei bisogni umani, queste piccole canaglie senza fede in altro che non sia la loro immediata fortuna economica e politica, sono ben spregevole cosa. Mercanti arricchiti senza fatica, senza sforzi d’ingegno e di volontà, piccoli borghesi dall’angusto cervello imbottito dalla fraseologia dell’unico giornale che leggono, intellettuali senza intelligenza che solo nell’organico della carriera hanno la sicurezza di non andare a finire i loro sciocchi ed inutili giorni in un istituto di beneficenza, questo nugolo di mosche cocchiere saziate o cercanti saziarsi con gli spurghi infetti dei sopraprofitti di guerra, sono cosa ben spregevole e miserabile. La loro ideologia prende forma esteriore, si rivela all’azione dopo essere passata attraverso i filtri del costume degli esercenti. La loro mentalità è piccinamente costruita di frode e di slealtà: come il lattaio cerca ingannare il suo cliente vendendogli acqua e amido per latte, e il droghiere vendendo polvere di marmo per bicarbonato, e i fornitori militari dando cartone per suola e cotone per lana e acciaio spurio per acciaio rapido, cosí questi fornitori di civismo, di patriottismo, di senno politico, concepiscono la società come una pizzicheria o lo scranno di un commerciante truffaldino e frodano frodano: la storia è uno sgambetto sleale, la fortuna delle idee è come la fortuna dell’ultimo cerotto strombazzato in quarta pagina, la propaganda politica è simile alla attività del cerretano che deve ogni sera mutar piazza per non essere linciato dalle sue vittime.

Vogliamo lasciare questo documento minimo, ingenuo in sé perché alla slealtà solo può contrapporsi efficacemente la reazione delle società barbariche, cosí per uno sfogo dell’irritazione morale del cittadino che ama la lotta, ama l’urto delle idee e delle forze, ma concepisce la vita con dirittura, aborre la tortuosità dei deboli che conficcano malignamente le unghie sudice in un muscolo teso e gioiscono del piccolo livido provocato, poveri funghi viscidi e senza domani che vorrebbero soffocare le querce.

(12 ottobre 1918).