Un eroe

Nei nostri uffici è venuto l’altro giorno, e nessuno se ne è accorto, un eroe.

Non se ne è accorto nessuno forse perché noi siamo degli scettici, forse perché sull’eroismo noi abbiamo ancora delle preistoriche idee da utopisti. Per questo non ci siamo accorti che, da quando D’Annunzio ha cambiato con quella di Fiume la villeggiatura di Arcachon, il numero degli eroi è cresciuto tanto che se ne trovano dappertutto e che qualcuno di essi può capitare anche nella nostra redazione.

D’Annunzio, si dice, ha avuto del coraggio. Non discutiamo. Se però egli è un uomo coraggioso, lo sono anch’io che leggo i suoi proclami, dice il ragazzo delle scuole elementari; lo sono anch’io che compro il giornale dov’egli è esaltato, dice il borghese tranquillo; lo sono anch’io che appiccico i francobolli alle sue schede di propaganda, dice il portinaio dell’Associazione nazionalista; lo sono anch’io che dirigo in Torino l’ufficio per Fiume e la Dalmazia, conclude Nino Daniele. Ma poiché Fiume l’hanno già, per modo di dire, conquistata, poiché in Dalmazia non vi è per ora stagione balneare e poiché per essere eroi bisogna pur far qualcosa, anche Nino Daniele si decise ad agire.

Sul da farsi era un po’ incerto. Pensò prima se non sarebbe stato un atto eroico per lui andare a prendere un «americano» al caffè Ligure, magari vestito in salopette. Poi pensò di leggere da capo a fondo un numero della «Fiamma», o un manifesto dell’Associazione nazionalista, o un articolo del professor Cian. Troppo poco. Nino Daniele stabilí di fare una spedizione negli uffici della redazione dell’«Avanti!». Venne, e l’impresa sarà ricordata, accanto alle imprese di Ercole, alle campagne di Napoleone e alla ritirata di Senofonte coi diecimila. Peccato, dicevamo, che nessuno se ne sia accorto, che la visita sia passata, cosí, tra quelle dei cento rompiscatole che salgono ogni giorno le scale della redazione, tra quella del venditore ambulante che protesta perché gli hanno inflitto una multa, e quella del cittadino che «vuole un articolo» perché un tranviere gli ha dato una moneta falsa. Nessuno se ne è accorto. Ma Nino Daniele, ritornato a casa e preso un purgante, scrisse le sue memorie per narrare il fatto memorabile. Si dice che un libello cittadino, che or sí or no esce alla luce, le pubblicherà in appendice.

Cosí Nino Daniele passerà alla storia, non solo per essere il segretario dell’ufficio per Fiume e la Dalmazia, non solo per aver fatto, protetto dalla questura e nell’interesse di D’Annunzio, il mercante di carne bianca, ma anche per avere, nel mese di agosto dell’anno millenovecento e venti, compiuto l’eroica impresa di fare una visita alla redazione dell’«Avanti!»

(28 agosto 1920).