Capitolo II

Prevenzione dei reati sessuali e di truffa

I reati sessuali[1] e i bancarii sono i reati specifici della civiltà avanzata. Come rimediarvi?

Prevenzione di eccessi sessuali.—Il divorzio è un preventivo potente contro molti adulteri: e contro molti di quei reati di libidine che formano una delle tristi note della più moderna criminalità.

Dalle statistiche portate dal Ferri [2]è dimostrato come in Francia i condannati per adulterio aumentavano continuamente dal 1864 al 1867, mentre in Sassonia dove il divorzio era ammesso diminuivano nella stessa epoca: e nei distretti tedeschi di razza dove vigeva il diritto francese, si notavano maggiori processi e separazioni che negli altri, e i delitti sessuali vi erano più numerosi.

E ancora nell’epoca in cui non era ammesso il divorzio in Francia 1874 a 1878—i maritati rei di veneficio, dànno una proporzione maggiore dei celibi 45:30, mentre nelle successive sono inferiori; e ciò solo per i molti avvelenamenti dei coniugi: più del 15% delle uccisioni dei coniugi erano determinate in Francia dall’adulterio e dai litigi domestici. In Italia non meno di 46 omicidi per anno vengono perpetrati per rompere un legame divenuto insopportabile.

Tutti i giorni noi abbiamo sotto agli occhi madri spinte alla pazzia o al delitto per la tortura del coniuge; così la Vigna, donna debole e prima onestissima, uccise il marito chiamando in aiuto la Madonna, perchè esso la minacciava non come donna solo, ma anche come madre.

Pochi mesi fa in Francia la Godefroy, d’anni 43, s’era conciliata la stima e l’amore di tutto il paese per il coraggio con cui da sola educò 9 figli e sopportò 15 anni la tortura del marito beone; ma un giorno non ne potè più: minacciata col coltello dal marito, nascose sotto al camino una pala di ferro, e alla nuova minaccia l’uccise; si denunciò; fu assolta.

Gulinelli, giovane scultore, dapprima onestissimo, dichiarava che, se fosse esistito il divorzio, non sarebbe stato trascinato ad uccidere la moglie; e noi vidimo (Vol. II) il caso dei figli e moglie Kleinroth, condotti ad essere complici del parricidio e mariticidio dai continui maltrattamenti che quel padre brutale infliggeva loro, specialmente alla madre che batteva e metteva al disotto di molte sue serve adultere, cui teneva in casa insieme ai bastardi.

Quanto agli attentati al pudore, una quota rimonta alle tendenze congenite—stupratori-nati—e forse qui influisce la diatesi cretinica che stimola elettivamente i genitali od una forma di follia, come colui che colpiva le ragazze per strappar loro le ciabatte e farne una raccolta (v. s.).

Un’altra parte certamente, e forse la più grande, entra nella cerchia dei delitti d’occasione per influenza della barbarie campagnuola, per mancanza di sfogo, di prostituzione e per la maggior difficoltà ai connubii, come ci rivelano le statistiche esposte (Parte I) in cui si vedono predominare alcuni paesi di montagna, dove la prostituzione non venne introdotta, notandosi di più nei soldati, pastori, costretti cioè ad un forzato celibato, d’onde uno stato di violento erotismo insoddisfatto e l’abitudine alla masturbazione; ed è noto che questa (Emminghaus, Allgemeine psycopathologie, 1878), eccitata prima dalla fantasia, l’irrita poi ed eccita, e ne è a sua volta di nuovo eccitata.

Nei paesi barbari[3] e purtroppo anche in qualche altro civile guastato dalle istituzioni religiose, cattolica, p. e., vi possono i sacerdoti dannati al celibato, specie se col confessionale hanno una seconda occasione potente ed insieme uno stromento al delitto. Infatti la statistica, che pur dichiara il sacerdozio una delle professioni meno macchiate dai delitti, quanto ai reati contro il costume, specie pederastici, dà ai preti cattolici una quota relativamente alta, benchè sia inferiore agli altri celibi, che nella criminalità in genere non passano il 5%, nei reati sugli impuberi toccano il 12, sugli adulti il 4 (Fayet).

Ma i più nascono dalle influenze della civiltà. Ciò è provato dal vederli crescere in Prussia nella provincie occidentali, che sono le più colte, e dal vedere i delitti di libidine su bambini crescere in 50 anni fino a quintuplicarsi, scemando sugli adulti (Ferri, Sulla criminalità in Francia, 1880).

In Francia i reati contro la morale erano 805 nel 1826 e crebbero a 932 nel 1882; gli stupri su fanciulli da 136 a 791, cioè quintuplicaronsi. In Inghilterra erano 167 nel 1830-34, 972 nel 1835-39, 1395 nel 1851-55.

Nella stessa Prussia, secondo l’Oettingen, i delitti di libidine crebbero dal 1855 al 1869, come 225 a 925, ed i crimini di libidine come 1477 a 2945.

Nella Sassonia l’aumento sarebbevi enorme, 190, 255, 321, 421, 434, 531, 778.

E notisi che nelle statistiche germaniche non si tien nota dei singoli delitti contro la moralità in quanto sieno commessi contro fanciulli o contro adulti—ora questi ultimi scemano probabilmente anche in Germania come in Francia, sicchè l’accrescimento si deve ai crimini più gravi, quelli, cioè, sui fanciulli.

La civiltà moderna v’influisce in un modo più diretto promovendo l’istruzione, aumentando quindi l’eretismo del sistema nervoso, che a sua volta richiede stimoli, piaceri sempre più nuovi ed acuti: poichè pare che quanto più l’uomo s’eleva nell’attività psichica, più s’aumenta il numero de’ suoi bisogni e piaceri quando l’animo non sia rivolto a grandi idealità scientifiche, umanitarie, ecc., e quando la ricchezza permetta una lauta alimentazione. Fra i bisogni e piaceri aumentati primeggia il sessuale che anche in tutto il mondo animale si vede in stretta connessione e dipendenza dal cerebrale e in rapporto continuo ora di antagonismo (fecondità grande dei pesci ed insetti meno intelligenti, ecc., scarsa degli animali superiori, sterilità delle formiche, api operaie, e, pare, dei grandi uomini), ora di parallelismo (come prova il maggior ingegno nella virilità e negli uomini casti), col rigoglio della salute, della vita e dell’intelligenza, e ciò viene provato anche dalla statistica: così in Francia nel 1874 i professionisti che formano il 5,0 della popolazione diedero 6,7 di rei contro le persone, 9,2 di stupri su fanciulli, il maximum dopo gli operai, e 3,4 sugli adulti.

Questa insaziabilità dei piaceri nelle persone più civili, insieme anche alle occasioni assai più frequenti, spiega pure perchè codesta criminalità vada aumentando (v. s.) nei rei sui fanciulli, in ragione inversa di quella sugli adulti; e insieme alla mancanza di leggi sul divorzio ed al maggior numero di maritati tra i vecchi, spiega quel fatto in apparenza sì strano e così contraddittorio alle leggi della criminalità per cui questo speciale delitto, all’inverso degli altri, prepondererebbe fra i maritati, precisamente come vediamo pei venefici per cause d’amore.

In Francia negli stupri su fanciulli i celibi dànno 41,5, i maritati 45,9: i celibi dànno 35,9, i maritati 47,6, mentre nei delitti contro le persone i celibi dànno 48,1, i maritati 40,4, e negli stupri su adulti 61, appunto perchè i piaceri colti con questi ultimi più differenziano da quelli che si fruiscono già nel matrimonio.

Vi s’aggiunga, infine, come, per uno sviluppo continuo della previdenza (nota bene il Ferri nel suo Socialismo e criminalità, 1883), i popoli più accorti cercano di generare il meno figliuoli che sia possibile, e quindi pencolano verso la pederastia. Così io vidi fra i montanari più intelligenti, a Ceresole, per es., ritardati—appunto per aver meno prole—i matrimoni fin a 40 anni: mentre nei montanari, dove più abbondano i cretini, nella Valle d’Aosta, i matrimoni dànno, per es., a Donnaz, 6,5 figli; a Châtillon, 5,1, quasi il doppio della media (Inchiesta agraria, VIII, p. 160).

Non è azzardata dopo ciò l’ipotesi che il matrimonio, contraendosi come un affare in cui le scelte si fanno contro le leggi della natura, preferendo la ricchezza e la potenza alla bellezza ed alla salute, e diventando poi uggioso anche per la sua indissolubilità, spinga non solo all’abbandono del talamo, ma perfino ad odio, a nausea dell’intero sesso, e quindi a ricerca di amori contro natura, i quali non crescerebbero almeno a sì grande stregua, se i bisogni sessuali si potessero soddisfare con una persona cara, del sesso femmineo, alla faccia del mondo.

La civiltà, poi, influisce all’aumento dei reati sugli impuberi, materialmente coll’aumento maggiore o col maggiore agglomero delle scuole, collegi, perchè fornisce un’occasione facile ai maggiori contatti coi maestri spesso celibi, per povertà, ed agli scolari, dove un solo giovinetto immorale può corromperne centinaia; e vi possono di molto le agglomerazioni delle grandi capitali in piccoli spazi, gli opifici, specie ove siano numerosi gli impuberi e misti cogli adulti e costretti a lavorare seminudi in camere scure, come accade in certe fabbriche e nelle miniere; più di tutto poi i mestieri, per esempio: di calzolai, sarti e pittori, che, oltre al triste stimolo degli alcoolici, abbiano nell’esercizio loro una causa eccitante nella posizione del corpo o nella copia dei modelli.

Ed ecco la causa per cui gli operai in genere che dànno, secondo il Fayet, il 30% della criminalità generica, ne danno il 35% per stupri su bambini.

Misure legislative ed amministrative.—È molto facile il seguire il vecchio indirizzo militare col dire: Se aumentano i delitti aumentiamo le pene e li faremo cessare.—È una esagerazione.

L’illustre Ferri, con una statistica di 53 anni in Francia[4]

(Liszt, Archiv f. Strafsrecht, 1882), ci tenta mostrare che quasi nullo è l’effetto delle pene, perchè le continue condanne coincidono con continuo aumento nei reati. Ma anche qui vi è alquanto di esagerazione. Perchè, esaminando queste tabelle, noi vediamo che, se contro i rei di stupro sugli adulti le pene correzionali hanno aumentato a spese delle più severe, come 56,4:32,2 = 1,75, la prevalenza, invece, delle condanne al carcere, su quelle ai lavori forzati è discesa di molto più, come 56,710,2: 30,612,9 = 2,34, ciò che, infine, proverebbe una aumentata severità della pena; e siccome i reati contro gli adulti hanno diminuito, ciò proverebbe esercitar essa qualche influenza. Un’altra prova se ne ha nella tabella pegli stupri dei fanciulli. Qui appare che le pene più lievi delle carceri, sono accresciute a spese delle più severe, in confronto ai lavori forzati; è cioè, scemata la severità; eppure è aumentato in Francia il numero di quei delitti.

Quindi non poco influisce anche la pena, ma perciò appunto occorre che sia giusta e sicura, e quindi non affidata all’aleatorio intervento dei giurati.

È appunto perciò che non sarebbe impossibile che all’aumento apparente della quota di tali delitti contribuisse in parte la calunnia, il ricatto, che si è veramente organizzato nelle capitali, specie per i reati contro gli impuberi. Casper già racconta di donne che giunsero a infettare, a bella posta, le loro figliuoline per poterne accusare innocenti. Or ora Fournier narra aver visto 5 casi di vulvite associata ad enormi lacerazioni, prodotte con scopa da terrazzi in bambine da madri, per poter avere un fondamento ed accuse di stupro sulle loro figlie (Ann. d’hygiène, 1880).

Ma certamente più che le pene qui giovan le misure preventive.

Occorrerebbe sorvegliare le scuole e gli opifici ove sono accolti gli impuberi; il scegliere solo donne per maestre sarebbe già un eccellente sostitutivo penale contro la pederastia dei maestri, e altrettanto il mettere delle sorveglianti femmine maritate negli opifici ove lavorano impuberi di notte o in luoghi scuri; misura tanto più facile inquantochè è economica e nello stesso tempo più adatta, e così diradar i collegi.

S’aggiunga l’escludere i fanciulli fino ad una certa età dal lavoro delle miniere, come porta la legge francese del 1874 sul lavoro dei fanciulli applicata dal 1875, legge che è in coincidenza con una diminuzione di stupri sui fanciulli del 1876.

Un altro rimedio è certamente la diffusione della prostituzione nei paesi agricoli, specie là dove spesseggino marinai, soldati ed operai; il render più accessibile l’amore nella pubertà a tutti i giovani.

Nessuna legge potrà ostare ai matrimoni interessati e quindi facili a divenire antipatici, ma almeno la massima facilità di un divorzio impedisca che l’antipatia (nitimur in vetitum) spinga alla nausea e al delitto.

È evidente che il divorzio è destinato a scemare il delitto d’adulterio, quando permette un soddisfacimento sessuale legittimo ai coniugi che separati certo, se giovani, se ne procurerebbero uno illegittimo; e quando minaccia al celibe adultero, che corre al più il pericolo di un duello, quello più serio d’un matrimonio con donna tutt’altro che castigata com’egli stesso ebbe ad accertare personalmente; mentre, ora, col ricorrere ai Tribunali, il coniuge offeso, per la pubblicità, pel ridicolo e (trattandosi dei giurati) per le assoluzioni, corre incontro a più pericoli e fastidi del vero colpevole: ed ecco che esso previene anche i reati d’impeto per parte del coniuge offeso, sì frequenti nei drammi e sì rari nella vita, ed ora il nuovo rimedio francese del vetriolo; il divorzio ne sarebbe un sostitutivo penale ben più utile e ben più adottabile, chè, per quanto l’autore a sua volta sia assolto dal pubblico e dai tribunali, è sempre un reo; e quello dell’uccisione dell’adultero è pur sempre una specie di feroce jus necis lasciato da un costume veramente selvaggio in mano all’offeso; ora notisi, che secondo il Dumas, che se ne dovrebbe intendere, questa uccisione accadrebbe più di frequente nei matrimoni legittimi che nei concubinati, perchè appunto specialmente in quelli si sente anche il bisogno di vendicare la violazione della proprietà legittima. E perciò un passaggio graduato al libero amore darebbe il più radicale dei preventivi.

Certo mi direte: Queste uccisioni è la cieca passione che le provoca; e niuna istituzione civile potrebbe soffocare la passione. È verissimo, ma certo, data una valvola di sicurezza, essa proromperà assai meno spesso.

Io ho dimostrato che i padri alcoolisti dan luogo a figli idioti, epilettici e più spesso ancora criminali; e quindi il divorzio che ne impedisca la nascita è un vero preventivo dei delitti, ben più sicuro del carcere.

Che se i figli di seconde nozze dànno luogo a un maggior numero di criminali, e non dànno altrettanto i figli dei separati?

Io ho dimostrato come vi hanno delle nature perverse che si sentono attratte l’una all’altra, e allora sono matrimoni felici per sè e non per gli altri: ma che uno di costoro s’accoppi ad un carattere onesto o che una tempra di satiro, come era il francese Ferlin, che da 7 serve, oltrecchè della moglie, ebbe 54 figli e che finì collo stuprare una figliuola, si leghi ad una casta od astemia, noi avremo nuove forme e cause di delitti.

V’hanno i casi di mariti che torturano le mogli finché sono loro vicine, salvo a rimpiangerle e fino ad ucciderle per una ravvivata passione quando forzate si allontanarono da loro: e questi reati potrebbero porsi nel bilancio passivo del divorzio, se altrettanto non accadesse anche per la separazione; d’altronde il divorzio non si può dire impedisca per sempre il ravvicinamento col coniuge.

Trovo nel De Foresta (L’adulterio, 1881), che gli antichi giuristi, gente tutt’altro che tenera per le donne, riconoscevano che la moglie battuta dal marito non poteva essere accusata se dopo davasi all’adulterio.

Si vir uxorem atrocius verberaverit atque uxor aufugiat et adulterium committat non poterit eam maritus accusare (Tiraqueau, In leg. connub.).—Evidentemente gli antichi avevano intravveduto nell’adulterio un sostitutivo penale contro le sevizie maritali; e non sarebbe miglior preventivo o sostitutivo di tutti e due il divorzio?—Ma questo solo non basta.

Vi si deve in più rendere obbligatoria la ricerca della paternità e sopratutto la riparazione alla donna sedotta.

Se noi diamo uno sguardo alla società nostra, per quanto riguarda l’amore, vi vediamo spiccare due opposte correnti: da una parte quanto più cresce l’intelletto e la civiltà, più crescono i desideri e la potenza d’amore—onde il gran numero di letterati colpevoli—dall’altra si fan sempre più difficili i mezzi per soddisfarli.

Il matrimonio che dovrebbe essere la meta più alta, si rende sempre più difficile, o si compie, preferendo, all’inverso delle leggi di elezione naturale, la ricchezza e la potenza alla bellezza ed alla salute, e quindi rendendosi più disaffine colle proibizioni del divorzio, collo studio dell’infecondità.

Da questa doppia fatale corrente, che contrasta a quella dell’amore sessuale, emergono in parte quei delitti, e dicasi pure anche una volta, smettendo le ipocrite reticenze, anche dal pregiudizio che ci fa reputare colpevole per un sesso quello che per l’altro non è nemmeno una contravvenzione e che fa dell’atto venereo quasi una colpa pel giovane, sicchè la mancanza di sfogo nei momenti più erotici lo trascina ad amori contro natura.

Quando si faccia un equilibrio fra il grido della natura e quelli del dovere e della morale, noi vedremo scemare rapidamente quei reati, dimostrando così che possono dipendere oltrechè dall’eccesso, anche dalla mancanza d’amore.

Occorrerebbe quindi, perciò, rendere non solo più facile il divorzio, ma meno bottegaie le nozze, meno difficili gli amori e sempre rispettata la maternità e sopratutto obbligatoria la riparazione che la legge or più non contempla, e direi anzi quasi escluda quando vieta la ricerca della paternità. Occorrerebbe che la società non riguardasse solo la vittima come la colpevole, ma ben anche il suo seduttore, su cui si stendono sì facilmente i sorrisi e i veli non lasciando alla sola infamata altro sfogo che quello di farsi giustizia colle proprie mani o di far scomparire, in un disperato delirio, le traccie di un’immensa gioia, che si convertirono per lei sola in un’immensa sventura.

E questi sarebbero i veri preventivi non solo dei reati sessuali, ma degli infanticidi, e anche dei suicidi, omicidi, dei delitti insomma per amore puro, i più degni dell’umana compassione, in cui vittime ed autori son più spesso uomini onesti.

Truffa bancaria. Influenza politica.—La truffa e l’abuso di pubblica fiducia sono i reati più moderni, che non possono venir commessi che da persone colte e simpatiche. Gli è: che la truffa è una trasformazione evolutiva, civile, se si vuole, del delitto, che ha perduta tutta la crudeltà, la durezza dell’uomo primitivo di cui il reo-nato è l’immagine, sostituendovi quell’avidità, quell’abito della menzogna, che vanno sventuratamente diventando un costume, una tendenza generale, salvo che in costoro è più concentrata e con intenti più dannosi.

Invero se passiamo dalle vallate remote alle città e dalle città piccole alle capitali, vediamo, dal più piccolo al più grande, farsi sempre più gigante la menzogna commerciale, la truffa, insomma, in piccola scala; e nelle società più elevate, sotto forma di Banche per azioni, la truffa vera, gigantesca, è in permanenza alle spalle dei gonzi, garantita coi nomi più altisonanti e più venerati se non venerabili.

Posto ciò, è naturale che il truffatore comune ed il politico non sia un criminale-nato, ma un criminaloide che ha i caratteri dell’uomo comune e che, senza un’occasione propizia, e mettiamo pure un po’ meno forte di quella che trascinerebbe l’uomo quasi integro, non cadrebbe in colpa (Vedi voi. II).

Il rimedio più urgente qui, perciò, è il preventivo, tanto più che avvenuto il reato la punizione poco giova a scemare il danno: ed i preventivi sono facili se si popolarizzano le nuove idee economiche che mostrano la banca che specula solo sul frutto del denaro essere un congegno di truffe—non potendo per sè moltiplicarsi il denaro—e se si esigano anche nelle banche per azioni a scopo agricolo, industriale dagli amministratori garanzie effettive, preventive, con obbligo d’indennizzo anche se l’operazione sia stata approvata dagli azionisti: sapendosi quanto questi sian facile strumento in mano agli ingannatori, così da diventarne complici involontari ed incoscienti.

Per la scoperta dei truffatori e borsaiuoli che si presentano sotto veste di gran signori per ingannare banchieri e gioiellieri, questi a Londra e a Parigi hanno trovato utile adoperare dei cani drizzati a scoprire dall’odor delle secrezioni questi pretesi ricchi, che si lavano assai meno dei veri, ed il servirsi del telefono e della fotografia istantanea e dei nuovi meccanismi che trasmettono a distanze l’immagine dei sospettati clienti come la voce; sicchè essi rischiano di esser arrestati prima d’uscire dal teatro del tentato crimine.

Nei grandi magazzini ci sono i sorvegliatori speciali che usano, quando si tratta di ladre ricche di frugarle in uffici appositi e farsene indennizzare, il che hanno trovato assai più vantaggioso che la denunzia e le problematiche pene.

Vi è poi il sistema parlamentare che spesso eccita al delitto. Essere truffatori in favore dello Stato, anche di denari sacrosanti, non pare un delitto adesso a molti, come non è parso un delitto il propinare il veleno nel medio evo, quando non solo i Borgia lo adoperavano per arma politica, ma perfino i Dieci di Venezia. Ora da questo a favorire un giornale, e poi un amico col denaro pubblico (denaro del comun, denaro di nessun), e poi sè stessi, il passo non è lungo, specie per quelli che tentano supplire alla mancanza del genio colla mancanza d’onestà.

Ma il parlamentarismo influisce sopratutto qui per la più estesa irresponsabilità.

Di crimini simili ne successero in tutti i tempi.

Per gravi che siano i fatti attuali, sono un nulla rispetto a quelli che si verificavano nelle civiltà passate; a Roma, per esempio, un appaltatore poteva, corrompendo il Senato, far decidere di una guerra che sarebbe costata allo Stato immense somme e centinaia di migliaia di uomini, ma che doveva servire a lui a realizzare un credito che aveva con un re dell’Asia; nè molte delle guerre più sanguinose ebbero altra causa che l’avidità depredatrice di una piccola aristocrazia finanziaria: in Inghilterra, in Francia, era due o tre secoli fa un fatto normale che il primo ministro, e, qualche volta, lo stesso re, ricevessero pensioni di Stati stranieri: i ministri e le amanti dei re in pochi anni di governo o di amore ammucchiavano enormi somme, spesso in mezzo a una miseria così diffusa, che toccava quasi la Corte. Sono storia così recente, che non v’è bisogno di ricordarla a nessuno. Per questo lato, le democrazie parlamentari d’oggidì, pur essendosi un po’ migliorate, non sfuggono alla legge comune; e dimostrano come, almeno per ora, un Governo interamente onesto sia ancora, vuoi per le sue origini, vuoi per le sue funzioni, un fatto quasi impossibile.

Quando il Governo era dispotico, erano le regie concubine o i favoriti dei re che intascavano i milioni delle Banche o del Panama; adesso forse questi non vi entreranno più, ma vi entrano (ed il cambio non è migliore) i deputati; poichè una volta che costoro, al pari dei re, si considerino inviolabili e più di questi siano irresponsabili col pretesto che non sieno funzionari pubblici, potendo al più cadere dal seggio ed impunemente godere del denaro pubblico carpito mediante il pubblico ufficio, è naturale che non si risparmino, per poco che abbiano debole il senso morale; mentre i poveri re, se facessero altrettanto, prima cadrebbero dall’estimazione pubblica, e poi finirebbero per perdere il trono e forse i beni e la vita.

Fate che fra le mani di uomini irresponsabili ed inviolabili quasi, si pongano immensi tesori senza nessun pericolo a prenderseli; e provatevi un po’ a dire che non li tocchino!

Ma il male ora è peggiore anche perchè i re sono pochi, mentre i deputati e senatori sono molti e più pericolosi.

Perchè questi sien più pericolosi è facile il capirlo.

Nella lotta elettorale non sono le qualità intellettuali e ancor meno le morali che decidono della vittoria; anzi, l’uomo che ha molte idee originali, urta il misoneismo della massa; l’uomo che ha coscienza franca e dice i mali e propone i rimedi, urta gli interessi dei grandi elettori; l’uomo onesto, che non vuol mercanteggiare così, non urta nulla, ma non conquista nulla; e tutti rischiano di essere battuti dal mediocre, che contenta tutti con un programma insignificante, dallo sfacciato e dal corrotto che si adattano a comprare suffragi o a mettersi a servizio dei potenti del luogo. Come potrebbe del resto il pubblico meravigliarsi di trovare deputati corrotti e venali nei Parlamenti, se non fosse così ingenuo innanzi allo spettacolo che gli si svolge dinanzi in tempo di elezioni? Gli uomini non amano mai di lavorare troppo; e, quando lavorano, vogliono essere pagati; invece, per il lavoro politico, che è spesso uno dei più gravosi, si presentano in folla i richiedenti, che si offrono di compierlo gratis. Per un certo numero, il lavoro sarà compensato dalle soddisfazioni della vanità; ma si vorrà credere che tutti gli altri si sobbarchino al grave peso per alto e puro amore della felicità pubblica? Bisognerebbe che gli eroi ed i Santi si trovassero ad ogni canto di strada, numerosi come i venditori di fiammiferi. Se tanti deputati vanno e vengono da Roma ai capi estremi della penisola, se salgono e scendono infaticati le scale dei Ministeri, se pronunciano discorsi, scrivono relazioni, spendono tremila lire all’anno in posta e telegrafo, non è per devozione all’interesse del paese, ma perchè, in un modo o nell’altro, questo lavoro deve finire a trovare una retribuzione che solo pei più onesti non è che morale (Ferrero).

E da qui la necessità di diminuire il numero di costoro, di limitarne il mandato e di escluderli da ogni privilegio per i reati comuni, anzi di esporli a maggiore responsabilità degli altri, come in Inghilterra ove il solo sospetto di adulterio, che pur per molti non è delitto, bastò a detronizzare Parnell.

Abbiamo, perdio! lottato per secoli onde impedire i privilegi dei preti, dei guerrieri, dei re, ed ora manterremo, sotto la fisima di una pretesa libertà, i privilegi più straordinari a più di settecento re?

E conviene dare perciò una maggiore libertà alla stampa; ora, grazie al nuovo Codice, il colpevole non solo non può venir denunciato, ma se lo sia, trova anzi una nuova risorsa dai proprii reati: può, alle spalle degli onesti e collo strumento delle leggi, operare quello che chiamerei un vero ricatto alla rovescia, facendosi indennizzare nuovamente sugli sforzi che fanno gli onesti per avvisare il pubblico dei suoi misfatti. E altrettanto avviene in Francia dove Baihaut ottenne una condanna fortissima di quel giornalista che osò solo denunciarlo—anni sono—e propalare una piccola parte di quello ch’era vero.

Qui bisogna ricordare che in questi casi il mettere a nudo le piaghe non aumenta, come si crede dai deboli di spirito, i mali, ma li medica. E, un paese in cui si sia voluto andare a fondo, come in Francia, a coteste sozzure, per sradicarle, riprende la sua stima nel mondo e nell’opinione popolare, per quanto numerosi e altolocati ne fossero i colpevoli.

Una delle riforme che meglio arresterebbe la corruzione politica sarebbe anche un largo decentramento. Quando a un Governo così accentrato come il nostro e il francese è dato l’incarico di amministrare somme enormi, di combinare affari per miliardi e miliardi, come per molti dei nostri lavori pubblici, la corruzione si forma subito intorno, perchè il controllo del pubblico vi è meno diretto e più fiacco, la speranza della impunità, maggiore. Mettete invece gli amministratori ad agire sotto gli occhi di una cittadinanza, e il controllo diventa assai più efficace; e il ritegno dei deboli, che il denaro potrebbe affascinare o perdere, maggiore. Tutti avranno potuto constatare che i Panama accadono tutti intorno alle grandi amministrazioni centrali, mai, o in proporzioni ridottissime, nelle Comunali.

La Concussione, l’abuso di pubblici ufficiali, anch’esso un delitto della più avanzata civiltà, sarà pure frenata col restringere il numero e la prepotenza dei deputati e senatori—che sono i naturali protettori dei peggiori impiegati; e col decentramento che ne aumenti i punti di vigilanza e scemi i monopolii—ma sopratutto colla loro diminuzione effettiva. Russia ed Italia sono un vero governo di impiegati che assorbono e aduggiano quanto vi è di vivo e vitale sulla superficie del suolo e per proteggerne meglio la vita… l’uccidono.

Sostituendovi gli uffici collettivi, per es. nei tribunali col giudice unico, si aumenterebbe il senso della responsabilità—si designerebbero meglio i casi di corruzione; si potrebbe diminuire il numero degli impiegati e pagarli e sceglierli meglio; io ho proposto, per es., si dovesse servire a criterio delle scelte[5] dei giudici, prima, degli esami e poi del numero delle sentenze revocate pei magistrati inferiori, infine per questi e pei procuratori del re, dal numero delle cause trattate per citazioni dirette, corretto e controllato dagli esiti in appello, che sarebbe criterio esattissimo e nello stesso tempo stimolo stupendo a ben fare. Le statistiche ci rivelano, come dove vi hanno magistrati assai attivi, la citazione diretta raggiunge una cifra che è singolarmente diversa da quella che si nota, nel più dei casi. Così, mentre a Napoli se ne è notato solo il 30% e in Italia in genere il 48% (Costa, Relaz. statist., 1879, Genova, pag. 46), noi vediamo in Genova nel 1878 essersene avuto il 57%, in Venezia (Torti) il 53%, in Milano nel 1878 il 60% (Sighele, op. cit.).

Così si approfitterebbe di miglioramenti nella giustizia per migliorare la scelta dei magistrati?


  1. Lombroso, Delitto di libidine, 1889.—Penta, I pervertimenti sessuali ecc., 1893.—Viazzi, Reati sessuali, 1896.—Krafft-Ebing, Psicopatie sessuali, 6ª ediz. Torino, 1895.
  2. Archivio di Psichiatria, II, 500; XII, 550.
  3. Vidimo sopra quanto si notò nei paesi più barbari e più civili.
  4. Stupri, ecc. su adulti Stupri, ecc. su fanciulli Periodi Lavori forzati Carceri Pene correz. Lavori forzati Carceri Pene carcer. % % % % % % I. 1826-30 10,2 56,7 32,2 78,5 3,9 17,5 II. 1831-35 11,8 35,5 52,2 34,4 25,2 40,2 III. 1836-40 13,4 23,4 63,3 20,5 32,7 46,4 IV. 1841-45 14,8 26,9 57,6 21,2 30,9 47,5 V. 1846-50 16,6 20,0 63,2 19,4 28,3 51,9 VI. 1851-55 17,8 25,5 55,7 21,3 31,7 46,7 VII. 1856-60 18,0 27,8 53,7 17,9 31,5 46,7 VIII. 1861-65 17,5 23,8 58,3 13,2 30,4 56,2 IX. 1866-69 10,7 27,0 62,8 12,1 26,5 61,3 X. 1872-76 18,6 30,8 50,5 13,1 27,6 59,0 1877 10,7 32,2 55,9 13,2 26,6 59,6 1878 12,9 30,6 56,4 14,6 22,4 62,8
  5. Dell'incremento del delitto in Italia, 1879.