Capitolo X

Religione.

L’influenza della religione è così complessa, come e più della civiltà e della ricchezza.

E noi abbiam visto criminali religiosissimi (specialmente nella campagna e nei paesi poco civili) e criminali irreligiosi ed atei. Abbiam visto che fra i frequentatori delle chiese, criminali ed onesti quasi si equilibrano nelle proporzioni[1], se spesso i primi non li superano (V. vol. I).

Su 700 esaminati da Ferri uno solo era ateo, uno era indifferente, 7 erano devoti, e trovavano perfino nel sentimento religioso una scusa al loro delitto; uno diceva: È Dio che ci dà questo istinto di rubare; un altro: I delitti non son peccati perchè anche i preti ne commettono, oppure: Ho peccato è vero ma colla confessione il prete mi perdona. I più erano imprevidenti delle pene future come lo erano delle umane.—Così un assassino rispondeva a Ferri che gli aveva chiesto se non temesse il castigo divino…—Mah! Dio non mi ha ancora castigato.—Ma voi andrete all’inferno…—Oh! potrei andarvi, e non andarvi…—E un terzo: Noi lo vedremo se saremo puniti, quando saremo morti.

Reclus (Géographie universelle, II, 618) scrive che in Tregnier (Brettagna) havvi una cappella ove vanno ad invocare dalla Madonne de la haine (dell’odio) la morte della persona odiata.

Se si stesse ad alcune statistiche, a dir vero scarsissime, là dove abbondano gli atei si avrebbero meno rei che a pari condizioni dove spesseggiano i cattolici e protestanti, il che però potrebbe confondersi colla loro maggior coltura essendo che gli atei in Europa abbondano solo fra i cittadini più colti.

Ricordiamo, infatti, che in Prussia (Friedr. Arch. f. Strafsrech., 1884) si notarono:

  • 0,87 criminali cattolici %
  • 0,65 criminali ebrei
  • 0,37 criminali atei.

E come, del resto, concludere ad un’uniforme influenza della religione quando si sa che se gli Alfourus ed i Santala, popoli quasi selvaggi e di un’onestà meticolosa, non hanno religione e al più adorano gli Spiriti, mentre gli ebrei con 3000 anni di monoteismo furono spesso dediti se non ai delitti, a mestieri equivoci e all’usura, prova che l’onestà può esistere senza credenze teistiche (Spencer, Revue Philosophique, 1881), e viceversa? D’altronde è noto che i cattolici in Baviera e in Prussia dànno un numero maggiore di delinquenti dei concittadini protestanti[2], mentre, invece, nell’Annover, nella Svizzera, nei Paesi Bassi, dànno cifre minori; e nella stessa Prussia si vedono i divari rimpicciolirsi ogni anno, anzi, nell’ultimo quinquennio farsi quasi nulli (v. s.).

Ricordiamo come Joly che pure invoca l’azione moralizzatrice delle «pratiche esterne della religione» e ci addita la Normandia, in cui il rispetto alla religione rituale è diffuso e la criminalità è elevatissima; e riferendoci il motto proverbiale sugli abitanti della Lozère: Losérien, le chapelet d’une main et le couteau de l’autre; riporta questo fatto avvenuto nell’Ardèche.—Due gruppi d’uomini litigavano con calore in un mercato, e già avevano alzato gli uni sugli altri i loro grossi bastoni ferrati, quando, ad un tratto, suona l’Angelus; le due parti nemiche abbassano tosto i bastoni, si scoprono il capo, fanno il segno della croce, recitano l’Angelus… ma, finita la preghiera, afferrano di nuovo l’arme e la battaglia ricomincia più fiera di prima! e, per finire, nota che in Francia l’istruzione religiosa è data con maggior cura alle femmine che non ai maschi; tuttavia non è punto diminuito il numero delle minorenni colpevoli, anzi, se si verificò una leggera diminuzione proporzionale nei minorenni, fu nei maschi (France Criminelle, 1894).

Parlando della Sicilia (scrive l’avv. Locatelli), «È impossibile immaginare l’immoralità che dovevano spargere nelle classi povere quelle parecchie migliaia di religiosi, provvisti di ricchezze, di influenza, oziosissimi, e dotati dello spirito ardente e della vivissima sensualità dei popoli meridionali. Per essi erano peccati perdonabili la seduzione, l’adulterio, e persino anche l’incesto. L’assassino, che rivelava al confessionale il proprio misfatto, e che cercava scusarsi adducendo l’offesa ricevuta, il danno patito, la estrema sua miseria, veniva non solo assolto, ma per di più esonerato dal darne scarico alla giustizia umana, quand’anche questa avesse colpito per isbaglio un innocente invece sua. Il testimone che taceva al giudice la verità, per evitarsi un pericolo, per non compromettere il prossimo, era del pari sicuro di riconciliarsi con Dio coll’intermezzo del confessore. Il ricco, che teneva le proprie donne in continua clausura per una gelosia veramente turca, era compatito se attentava alla onestà della figlia del popolo. Un uomo infine potea francare la coscienza di un falso, di un peculato, pagando alla chiesa 32 lire e 80 cent.

Pochi secoli sono i grandi vicari generali delle più cospicue città concedevano il permesso di commettere adulteri per un anno intero: in altre si potea aver licenza di fornicare impunemente per tutta la vita: pagando un quarto di vino all’officiale vescovile, che ne attingeva il diritto nelle decretali del papa: nel canone De Dilectissimis. Si ebbe l’audacia di presentare supplica a papa Sisto IV per ottener la permissione di commettere l’infame peccato nei mesi canicolari.

Nei nostri tempi, a Palermo—e propriamente fino all’anno 1868—vigeva pubblicamente una bolla di composizione, annullata con decreto del Proc. del Re Tajani, 23 dic. 1368, con cui si era assoluti dalla restituzione di crediti di un male guadagno in qualsivoglia maniera con falso, o scritto, con corruzione di ufficio, pagando determinate somme alla Chiesa ecc.[3]

Dupin di St. André ripubblicò, nel 1879, Les Taxes de la pénitencerie apostolique (edizione già stampata, nel 1520 da Toussaint Denis e nel 1741 a Roma), in cui sono lo tariffe pei reati stabilite da papa Giovanni XII e Leone X. Così, per es., un laico che avesse ucciso un prete era assolto pagando 7 grossi, e 5 se avesse ucciso un altro laico.

«Se un chierico fornicasse con monache nel monastero o fuori, quanto con nipoti, cugini o figliocci, non verrebbe assolto che mediante la pena di 67 lire, 11 soldi e 6 denari.»

«Se contro natura 219 lire e 14 soldi.»

«Una monaca che avesse fornicato con molti uomini, dentro o fuori del monastero 131 lira, 14 s. e 6 d.»

«L’adultera viene assolta con lire 87,3. Un laico, per adulterio, solo con 4, però, per adulterio e incesto 10.»

«Sotto Giovanni XII l’incesto colle sorelle e colla madre costava 40 soldi».[4]

Chi non conosce le massime dei Gesuiti del secolo passato, del Lacroix (1775), p. e., in cui si dichiara che «quantunque la legge naturale vieti la bugia e l’uccisione, tuttavia, in date circostanze, sono permesse» e del Buzenbraun «Colui che è estremamente povero può prendere ciò che gli occorre. Un povero può anche uccidere chi gli impedisca di prendere le somme che gli sono necessarie». E di Maiorca che autorizzava il regicidio.

E del Padre Longuet: «Non si pecca contro giustizia e non si è obbligati a restituire quando si riceve danaro per uccidere o per ferire».

Però due fatti mi paiono sicuri che la civiltà avanzandosi appiani e scancelli tutte le influenze religiose, e che quanto più le religioni sono fresche e in istato nascente, esercitano un potere moralizzatore molto maggiore perchè allora la lettera non invade lo spirito e perchè l’ebbrezza delle nuove idee preoccupa il sentimento e lo distrae dal delitto; e perchè qualunque siane la derivazione, l’organismo allora è più sciolto dai simboli e dalle formole che ne arrugginiscono e irrigidiscono l’attività.

Ciò si notò col Savonarola, coi Valdesi fra noi: e fin i negri degli Stati Uniti quando si convertono al metodismo abbandonano l’ozio, l’infanticidio, sicchè in quei distretti ove avviene la conversione ne aumenta notevolmente la popolazione. È un fatto curioso che perfino le nuove sêtte religiose create da puri paranoici, come i Lazzarettisti in Italia, i Quaccheri in Inghilterra, irradiarono un miglioramento nei costumi e una diminuzione nel delitto.

Così gli Skopzi che hanno per religione la castrazione reciproca sono celebrati per onestà. Nella Russia settentrionale pure i Bialoriztzi (Revue des Revues, 15 ottobre 1895) non bevono alcool, non fumano, si vestono di abiti bianchi da loro tessuti, non praticano che la virtù, e così i Soutasewtzy, che rigettano i preti, le immagini, le servitù militari: soffrendo perciò fin il martirio; essi predicano la guerra alla violenza; uno giunse a perseguire i ladri per cambiar loro in buona la farina cattiva rubatagli.

I Figli di Dio credono che ognuno essendo il proprio Dio, basti offrir preghiere a un qualunque vicino: si riuniscono e ballano furiosamente, in onore del Dio, finché cadono estenuati e sono onestissimi.

I Weriginski o Tolstoiani non vivono che di tè e spesso si lasciano battere dai conterranei senza dir altro che «Dio aiutami«, finchè i persecutori cadono ai loro piedi ammirati.

Sono dunque queste nuove sette, vere epidemie di santità e di virtù.

Anzi è curioso che nella Russia del Sud dove nascono (certo per effetto del clima caldo che, come sappiamo, fa più incline l’uomo all’omicidio) delle sette sanguinarie, anch’esse in mezzo ai più feroci costumi hanno degli scopi altamente morali; così i Douchobortzi uccidevano tutti i fanciulli anormali di corpo o di spirito per rispetto allo spirito divino che li dovrebbe abitare: un loro capo, Kapoustine, faceva seppellire vivi tutti quelli che tradivano i dogmi della setta, e in un processo intentatogli si rivelarono a suo carico 21 omicidi religiosi. Tuttociò parrebbe più che criminale; eppure questa setta è contraria alla guerra e predica: lo czar non regnare che sui tristi e sui criminali, sicchè le genti oneste, i veri Douchobortzi non sanno che farsi delle sue leggi e della sua autorità.—E da essi pullularono i Molokani, bevitori di latte, nemici dei preti, dei riti inutili, degli ornamenti; tutti colti, onestissimi, che si aiutano fra loro, non hanno alcun povero, alcun mendicante, e ovunque vengon deportati trasformano in giardini i luoghi più inospitali (Revue des Revues, 1895).

E i Mormoni in America erano notorî per l’attività e probità. Gli è che i nuovi settari, sien pure pazzi e fanatici, sono monoteizzati da un’idea che fa loro da inibitrice da vaccino dalle passioni più ignobili.

Ma sopra tutto influisce favorevolmente la religione che più si spoglia delle forme e bada alla morale.

La contraddizione, insomma, dell’influenza, ora grande ora nulla, della religione si toglie se concludesi che la religione è utile, e quando si fonde veramente colla morale, e abbandona il culto delle formule, il che ora non può darsi che nelle religioni nuove, perchè tutte in principio sono morali, e poi a poco a poco si cristallizzano, e le pratiche rituali sopranuotano e annebbiano il nucleo morale, meno facile a concepirsi e ritenersi dal volgo: quindi si nota una minore propensione al crimine, anche là dove solo il senso etico e non il religioso è in onore come fra gli uomini atei ma colti, perchè ci vuole un’energia intellettuale per resistere al consenso universale, una forza inibitrice, che come resiste all’imitazione, resiste anche agli impulsi istintivi; ragione questa forse unica dei vantaggi dell’alta coltura.

Analogamente si spiega perchè certi popoli protestanti in cui il fervore religioso è più caldo e più ardente, come Ginevra e Londra, sono i soli in cui malgrado la aumentata civiltà, e la popolazione addensata (Londra da sola è più popolata di una intera regione italiana), il delitto sia in ribasso.

Qui, non è in giuoco l’inibizione, ma invece una grande passione religiosa, che neutralizza e doma gli istinti più ignobili, e combatte con tanto accanimento i vizi e le tendenze immorali, da debellarle.

In Inghilterra la religione recluta migliaia di fanatici, che sotto i nomi e le teorie più diverse si agitano febbrilmente per salvare le anime umane dalla perdizione. Essi hanno un campo immenso in cui agitarsi, organizzando chiese, processioni, opere pie, predicazioni, ecc., ecc. Nei paesi latini, invece, dove la chiesa cattolica stende la sua dominazione, la religione non può che molto meno essere un parafulmine del vizio; e ciò non tanto in ragione della irreligiosità e dello scetticismo del popolo—molto minore di quanto si crede, anche nella patria di Voltaire—ma per l’organizzazione stessa della sua chiesa. La chiesa cattolica è una grande istituzione disciplinare e quasi un esercito fondato sulla obbedienza e subordinazione; in cui ogni uomo ha il suo posto, la sua linea di condotta, le sue idee già fissate da leggi fortissime. I fanatici attivi, come il Bernardo, che sono naturalmente indipendenti e un po’ rivoltosi, non possono quindi trovarcisi che a disagio; salvo nelle missioni l’unico dipartimento della chiesa che ridona all’individuo una certa indipendenza e autonomia (Ferrero); mentre si trovano benissimo tra la indipendenza un po’ anarchica delle varie sêtte protestanti, libere ed autonome come tanti piccoli clans di tribù barbare, quali p. es. la Salvation Army, i Baptisti.[5]

«Un altro sfogo al fanatismo, potentissimo nelle nazioni germaniche e specialmente in Inghilterra, ma che manca quasi del tutto nelle nazioni latine è la filantropia. Londra è la capitale di questi fanatici della filantropia; sono uomini o donne di tutte le classi e le posizioni sociali, ricchi o poveri, istruiti o ignoranti, normali o matti, che si sono fitti in mente di guarire la malattia sociale e di sradicare dalla società una forma speciale di miseria e dolore. Uno si è preso a cuore i bambini torturati dai genitori; l’altro i vecchi diventati ciechi; un terzo i pazzi maltrattati nei manicomii; un quarto i prigionieri usciti dal carcere; e tutti lavorano senza requie, stampano giornali, tengono discorsi, organizzano società e talora riescono a promuovere grandiose epidemie sentimentali e movimenti dell’opinione pubblica intensissimi, che conducono a qualche importante riforma umanitaria. Questo genere di attività può essere un succedaneo eccellente di quel fanatismo politico, che finisce agli attentati dinamitardi.

«Ma nei paesi latini queste agitazioni non sono promosse perchè cadrebbero nel vuoto; la tradizione della carità amministrativa ed esercitata per mezzo dell’autorità pubblica o della chiesa è così forte profonda che nessuno vuole occuparsi personalmente delle miserie sociali. Se i bambini sono spesso maltrattati nelle grandi città e se i giornali protestano energicamente scuotendo un poco l’opinione pubblica, questa domanda una legge dello Stato, che non sarà nemmeno applicata e se ne contenta; ma nessuno penserà a fondare società private, come ce ne sono tante in Inghilterra, che spiino i genitori crudeli e giungano in tempo a strappar loro di mano le piccole vittime» (Ferrero).

E ciò è naturale. Nelle religioni che sopravvissero molti secoli l’elemento morale svanisce perchè meno adatto al sentimento delle masse e sopravvive e sempre sovrabbonda il cerimoniale; su 73 norme capitali delle regole di S. Benedetto, 9 sole appartengono alla morale; nelle regole di S. Colombano 1 anno di penitenza è indetto a chi perde un’ostia e 6 mesi a chi lascia mangiare due ostie.

Le sole religioni, insomma, che ponno impedire il delitto sono le fanaticamente, passionatamente, morali o le nuovissime; le altre giovano forse tanto quanto o meno dell’ateismo.


  1. Però Maxime Du Camp esaminando 33 detenuti cellulari durante la messa notò che: 3 leggevano la messa, 1 colla testa coperta fissando l'altare, 1 era in ginocchio, 1 faceva mostra di leggere il messale e leggeva il Magasin Pitoresque, 1 piangeva, 26 a tavola leggevano o lavoravano.
  2. In Prussia ci sarebbero stati: protestanti cattolici nel 1855, 1 accusato ogni 3000 2800 dal 1862 al 1865 » 3400 3200 In Baviera, dal 1862 al 1866, furono accusati, in media, cattolici 108,2 per 75,0 protestanti (Oettingen, op. cit.).
  3. Riprodotta integralmente nella 2ª edizione del mio Incremento del delitto in Italia, 1879, Torino, Bocca.
  4. Virginio Polidoro, Della invenzione delle cose.—Bianchi Giovini, Storia dei Papi, Tomo XXI, 1864.
  5. Ferrero nella Riforma Sociale, 1895.