Capitolo XII

Eredità.

Statistica dell’influenza ereditaria.—Su 104 rei da me esaminati

  • 71 avevano fenomeni ereditarii
  • 20 avevano padre alcoolista
  • 11 avevano madre alcoolista
  • 8 avevano padre criminale
  • 2 avevano madre criminale
  • 3 avevano padre pazzo o meningit.
  • 5 avevano madre pazza od epilettica
  • 3 avevano madre prostituta
  • 6 avevano fratelli e sorelle pazzi
  • 14 avevano fratelli e sorelle rei
  • 4 avevano fratelli e sorelle epilettici
  • 2 avevano fratelli e sorelle suicidi
  • 10 avevano sorelle prostitute.

Tuttavia, non avendo mezzi ufficiali d’indagini, e dovendomi accontentare delle asserzioni dei condannati, io era nelle peggiori circostanze.

Il Virgilio, che si trovava in condizioni ben più favorevoli, trovò il crimine nei parenti nei rapporto del 26,80%, quasi sempre, come l’alcoolismo (21,77), dal lato paterno, senza contare un 6% di collaterali.[1]

Meglio di tutti Penta[2]su 184 criminali-nati di S. Stefano notò:

Età avanzata dei genitori 29 volte, cioè 16,0%
Ubbriachezza dei genitori 50 volte, cioè 27,0%
Tisi dei genitori 17 volte, cioè 9,2%
Apoplessia cerebrale dei genitori 20 volte, cioè 11,0%
Pellagra dei genitori 3 volte, cioè 1,6%
Pazzia dei genitori 12 volte, cioè 6,5%
Pazzia (negli ascendenti e collaterali) 27 volte, cioè 14,5%
Isterismo dei genitori 25 volte, cioè 13,5%
Epilessia dei genitori 17 volte, cioè 9,2%
Emicrania dei genitori 17 volte, cioè 9,2%

Solo nel 4 a 5% i genitori erano perfettamente sani. Più tardi ci diede una nuova statistica dell’eredità morbosa in altri 447 casi distinti in 2 serie:

1ª serie 2ª serie
su 232 casi su 215 casi
Criminalità 30 58
Isterismo 17 38
Epilessia 11 22
Altre neuropatie 20 65
Alcoolismo 40 95
Pazzia 35 50
Tubercolosi polmonari 25 80
Età avanzata dei genitori 23 55
Apoplessia cerebrale 10 20
Diatesi gravi 12 20
Malaria cronica 5 20

Marro trovò nelle cause di morte di 230 genitori di rei e di 100 onesti:

nel padre nella madre
rei onesti rei onesti
Alcoolismo 7,2 2,4 2,1
Suicidio 1,4 3,7
Pazzia 6,5 2,4 5,3
Malattie cerebrospinali 21,1 14,6 18,2 7,4
Malattie di cuore 6,5 14,6 3,2 18,5
Idropisia 4,3 2,4 6,4 3,7
Tisi 5,1 2,4 10,7
Dispiaceri o scosse nervose 2,1 2,4 4,3

Se poi, invece di esaminare separatamente i singoli gruppi, si riuniscono insieme le morti per alcoolismo, suicidio, alienazione mentale e malattie cerebrali, troviamo che fra i delinquenti queste cause contano fra le morti dei 230 genitori nella proporzione del 32,1% mentre fra i normali esse stanno nel rapporto di 16,1; circa la metà.

Se il numero degli ascendenti delinquenti è scarso anzichè no molto più considerevole è il numero dei fratelli delinquenti.

Marro trovò 68 su 500 i delinquenti con uno o più fratelli rei essi pure; di questi ebbero

Parenti alienati 17
Parenti epilettici » 4
Parenti delinquenti » 6
Parenti alcoolisti » 34 (4 anche la madre)
Parenti invecchiati » 33 (4 entrambi i genitori)

Studiando poi i parenti vivi di 500 criminali Marro trovò nel 41% l’alcoolismo nel padre, il 5% nella madre, mentre nei normali si ha solo il 16% nel padre; la pazzia fra gli ascendenti o collaterali nei genitori nel 42,6% dei criminali (13% dei normali); l’epilessia nel 5,3% (2%); la delinquenza 19,7% (1%); carattere immorale e violento 33,6%; computando nell’eredità morbosa la discendenza da genitori alienati, apopletici, alcoolisti, epilettici, isterici e delinquenti, la trovò nel 77%, e nel 90% comprendendo ancora le anomalie del carattere e dell’età dei genitori (o. c.).

Sichart studiò nelle prigioni del Wurtemberg (Liszt, Archiv f. Rechtw., 1890) 3881 carcerati per furti e truffe confrontandoli colla popolazione onesta dello stesso paese.

Il complesso dell’azione ereditaria, secondo Sichart, secondo i reati darebbe:

negli incendiarii il 36,8%
nei ladri il 32,2%
nei libidinosi il 28,7%
nei truffatori il 23,6%
negli spergiuri il 20,5% col massimo nei ladri ed incendiarii.

Tenendo conto del solo alcoolismo, pazzia, epilessia e suicidio negli ascendenti diretti, l’eredità morbosa gli risultava del 71% negli incendiarii; del 55% nei ladri; del 43% nei libidinosi, e del 37% nei truffatori.

Sichart e Marro trovarono:

Suicidio
(Sichart) (Marro)
% %
Ladri 5,0
Incendiarii 8,2
Libidinosi 3,9 5,1
Spergiuri 2,1
Truffatori 1,5
Omicidi
Totale 4,3%

Studiando la quota dei parenti viziosi nei 3000 rei di Sichart e confrontandola con quelli di Marro così appaiono ripartiti:

Parenti viziosi
(Sichart) (Marro)
% %
Ladri 20,9 45,0
Incendiarii 11,0 14,2
Truffatori 10,8 32,4
Rei contro il buon costume 9,4 28,2
Spergiuri 6,0
Falso giuramento 12,0

con cifre massime in ambedue pei ladri e grandi pei falsari e truffatori, minime per gli incendiari e spergiuri.

Su 3580 rei minorenni di Mettray, 707 erano figli di condannati, 308 figli di viventi in concubinato (Barce, Op. cit.).

I detenuti al riformatorio di Elmira, avevano un 13,7% i cui parenti erano pazzi o epilettici, un 38,7% con parenti ubbriaconi.

Le nostre statistiche ufficiali ci dànno su 2800 rei minorenni del 1871-72 un 3% di genitori carcerati. Anche qui il padre rappresenta la peggiore influenza (2,4), in confronto alla madre (0,5): il che si spiega per la minore criminalità, apparente almeno, delle donne. Si notò pure il 7% di genitori alcoolici, di cui il 5,3% il padre e 1,7 la madre e pochi amendue.

La statistica medesima ci insegna, ancora, che un 28% delle famiglie dei condannati minorenni aveva fama dubbia, e 26 cattiva, rapporti questi ultimi che vengono a coincidere, con molta esattezza, coi dati del Virgilio.

Thompson, sopra 109 condannati, ne trovò 50 imparentati, 8, fra gli altri, membri di una stessa famiglia, che discendevano da un condannato recidivo; egli osservò pure 3 fratelli e 2 sorelle ladre, il cui padre era un assassino, e assassini erano altresì gli zii, le zie, i cugini; in una famiglia di 15 membri di cui 14 falsi monetari, il 15º parve onesto, ma alla fine mise il fuoco alla propria casa dopo averla 4 volte assicurata.

Mayhew ne notò, su 175, ben 10 che avevano il padre, e 6 che avevano la madre, e 53 che avevano i fratelli condannati.

La stessa influenza si avvera nelle prostitute. Su 5583, Parent D. ne avrebbe trovato 252 sorelle, 16 madre e figlia, 22 cugine, 4 zie e nipoti. Nè senza ribrezzo si può leggere in Lacour un discorso che gli teneva una di queste sciagurate: «Mio padre è in prigione, mia madre vive con colui che mi sedusse, e n’ebbe un figliuolo che io e mio fratello manteniamo».

DONNE
criminali di Salsotto criminali di Marro prostitute di Grimaldi ladre prostitute di Tarnowsky
% % % % %
Padre alcoolista 6,6 40 4,23 49 82
Alienazione del padre 6,6 7,6 3
Genitori vecchi 17 26 8
Parenti epilettici 2,6 6
Genitori tubercolotici 19 44
Parenti delinquenti ? 19,7

Nelle oneste la Tarnowsky trovò solo il 10% di genitori tubercolitici.

Prove cliniche.—A Pavia studiai, nelle carceri, un ragazzo, con prognatismo enorme, con capelli folti, sguardo strabico, fisionomia femminea; egli ch’era stato a 12 anni assassino, indi per 6 volte imprigionato per furto, aveva 2 fratelli ladri, una madre manutengola, 2 sorelle prostitute.

Sei dei Fossay furono condannati per associazione brigantesca, erano 5 fratelli e un cognato; essi aveano avuto il nonno e il padre appiccati; due zii ed un nipote nei bagni.

Una prova più curiosa dell’influenza ereditaria è offerta dall’Harvis che osservando ad Hudson i crimini spesseggiarvi e quasi tutti gli arrestati esservi omonimi, consultò i registri e vide che una gran parte degli abitanti derivava da certa Motgare, donna di pessima fama vissuta due secoli sono, che contava, su 900 suoi discendenti, 200 malfattori e 200 altri tra alienati e vagabondi (Atl. Monthl., 1875).

E un’altra prova ne l’offre il Despine riportando la genealogia dei Lemaire e Chretien che io ora riassumerò qui graficamente perchè d’un colpo si possa abbracciare.

fieschi 1

Anche i Fieschi erano assassini ereditari.

fieschi 2

Straham (Instinctive criminality, Londra, 1892) ci dà la prova dell’eredità criminale colla storia di una famiglia criminale. I capostipiti di questa famiglia sono due sorelle, la prima delle quali morì nel 1825. La loro progenie consta di 834 individui, di 709 dei quali è stata tracciata una storia abbastanza accurata.

Fra questi 709 vi sono 106 figli illegittimi, 164 prostitute, 17 ruffiani, 142 mendicanti, 64 ricoverati per malattie croniche, 76 criminali i quali insieme hanno passato 166 anni di prigione.

Aubry (Annales médico psycologiques, 1892) ci diede uno studio curiosissimo su una famiglia di criminali.

La famiglia K….. occupava, nei secoli scorsi, un posto elevato nella società: ma già al principio di questo secolo era completamente decaduta; oramai non si componeva più che dei figli di due fratelli, Lu… e Ren…: Ren… aveva passato tutta la vita in contatto coi criminali, senza essere egli stesso mai stato condannato: era molto originale, appassionatissimo pei combattimenti dei galli, gran donnaiuolo, con un numero infinito di amanti e di figli, tanto che tutti i bambini del quartiere lo chiamavano papà; da una delle sue amanti nacque un gran numero di criminali. La famiglia di suo fratello Lu… non presenta nulla di notevole, salvochè suo figlio, il giorno dopo della morte dello zio Ren…, saputosi diseredato da questo, si uccise, lasciando un testamento dove scriveva: «Non si accusi nessuno della mia morte; io mi uccido per fuggire i nemici insopportabili, procacciatimi dalla mia sciocchezza, e per non essere stato abbastanza in guardia contro la furberia di certa gente.

Le due amanti di Ren…, che gli diedero una prole di degenerati, erano Z…, moglie d’un carnefice, da cui nacque una femmina morta tisica a 24 anni e F…., pure maritata, cui l’opinione pubblica accusava di avere avvelenato il marito!

F….. ebbe 5 figli, dei quali 2 dal marito e 3 dall’amante. I figli avuti dal marito furono:

1. Z…, che visse separata dal marito, era una mattoide querulante; tutto era per essa occasione di far questioni: ma perdeva regolarmente i suoi processi; ebbe parecchi amanti, un oratore, tra gli altri, di gran talento da cui ebbe parecchi figli, uno dei quali poeta, un pittore, ecc., celebri. 2. Fi…, proprietaria d’un postribolo; ha due figli, di cui uno cieco e affetto da paralisi del Parkinson.

Tra i figli, che F… ebbe dall’amante Ren…, sono da notarsi:

1. Em…, che, vegliando il cadavere del padre, si ubbriacava colla cognata, e ch’ebbe una figlia di condotta immorale; una nipote prostituta (a 15 anni) e ladra.

2. Em…, contadino, tentò di suicidarsi strozzandosi; sposò una Fe…, donna estremamente dissoluta, nota per rapporti incestuosi col figlio maggiore, ladra in complicità con sua figlia, sospettata gravemente di aver ucciso il genero, ubbriacona; sua figlia la chiamava: Vecchia carica di delitti.

Da questo triste matrimonio nacquero due figli:

1. Maria, che in un periodo mestruale uccide il marito aiutata dalla madre, benché al Tribunale siano state assolte entrambe; la Maria, che aveva parecchie relazioni adultere si mostrò molto allegra dopo la morte del marito, e dopo quella dell’unica bambina morta di difterite.

2, Am…, che ebbe rapporti colla madre, ed uccise il marito della amante.

In uno dei rami collaterali della Fl… (figlia di F…), si trovavano: molti negozianti falliti; una madre, con prole numerosa, che fuggì, portando via la cassa, coll’ultimo amante; un marito che consuma, lontano dalla famiglia, le risorse della casa, e che quando non possiede più nulla, vive a carico della moglie; un fratello del secondo marito di Maria che si uccide dopo assassinata la moglie adultera.

In questa famiglia, adunque, quasi tutti i membri, hanno commesso uno o più delitti; quelli che non sono criminali sono suicidi; ma un ramo collaterale, quello di Ze…, è formato da persone che occupano un posto elevato nell’arte, e che hanno realmente un grande ingegno.

Questa famiglia costituisce anche una conferma dell’intimo rapporto che esiste tra il genio e il delitto.

Laurent (Les habitudes des prisons), ci fa la storia di tutta una famiglia di delinquenti-nati che conferma a meraviglia i dati di Marro, di Aubry e di Sichart.

«Il nonno paterno morto di affezione cardiaca a 67 anni, era di carattere debole completamente dominato dalla moglie: la quale nervosa e strana, batteva il marito ad ogni occasione. Irascibilissima, provava piacere a sferzare la sorella quand’era ammalata.

«Il padre era nervosissimo, violento, ma poltrone, e quantunque conoscesse la vita disordinata della moglie, non aveva il coraggio d’intervenire. Morì di un’insufficienza aortica.

«Uno zio paterno viziosissimo e violento percuoteva i suoi parenti per avere denaro. Approffittò della loro assenza per vendere una parte dei mobili, tentò uccidere suo fratello per gelosia. Un cugino germano dei due precedenti si abbandonò alla pederastia.

«Il nonno materno era intelligente, ma ubbriacone, subì due anni di prigione per furto. Capitano sotto la Comune, fu ancora punito per cattiva condotta. Egli era disquilibrato, brutale e grossolano. Nel primo matrimonio ebbe 4 figlie delle quali descriveremo lo stato mentale più sotto. La nonna materna abbandonava i bimbi e sprecava in compagnia del marito la paga settimanale. Morì di cancro uterino.

«La madre viziosissima, pigra, impetuosa si marita a venti anni ed ha due figliuoli; a 23 anni abbandona il marito, si unisce con un giovane e dà alla luce una bimba. In seguito ritorna al letto maritale ed ha un quarto bimbo, durante questo tempo è l’amante di un negoziante di vino.

«A quest’amante ne succedono altri. A 35 anni partorisce un quinto bimbo. Lasciando la famiglia ed i fanciulli senza cura ella passa la vita nelle stamberghe (bouges) giuocando alle carte e disputando cogli ubbriachi. Tentò più volte in stato di ubbriachezza d’uccidere il marito. A 37 anni ha da un suo amante un sesto figlio che muore di meningite. Resta incinta un’altra volta ed abbandona allora decisamente il tetto maritale attirando con sè le figlie, che poi lascia in balia del primo capitato mentre ella si ubbriaca. A 39 anni è incinta per la nona volta, e dal suo amante essa si lascia maltrattare.

«Questa donna aveva tre sorelle.

«La prima era viziosa fin dall’infanzia. Corrotta, a 16 anni si dà alla prostituzione. Irascibile, ella in un momento di gelosia strappò un’orecchia ad una donna. La seconda sorella ha 38 anni, è maritata; alcoolista lasciva et ottusa. Ha tre fanciulli dei quali uno all’età di nove anni per un futile motivo si precipitò dalla finestra ed un’altra volta senza ragione apparente si gettò sotto una vettura.

«Soffrì di meningite e guarì.

«La terza sorella, ottusa e lussuriosa, si ubbriaca in compagnia del marito.

«Passiamo ora all’esame della 3ª generazione, che comprende otto fanciulli.

«1º Una giovane di diciannove anni, poco intelligente, capelli biondissimi, ha volta palatina ogivale e sviluppo esagerato delle protuberanze frontali. Il sistema pilifero è sviluppatissimo sul corpo e di un color nero carico. Cattiva, gelosa, ella metteva delle spine nella minestra del fratello. A 10 anni la si trovava nelle cantine con dei giovinetti abbandonandosi ad una crapula precoce. Ha sempre rifiutato l’unione sessuale coi componenti la famiglia. «Io non ne so il perchè, diceva, vorrei, ma non posso, ciò è più forte di me, e mi ripugna».

«A quindici anni si dà alla prostituzione pubblica ed è incarcerata a S. Lazare, poi nel convento delle Dame di S. Michele: ma quindici giorni dopo l’uscita ricomincia la vita disordinata prostituendosi e vivendo in compagnia dei souteneurs.

«2º Un giovane di 18 anni, lavoratore, economo, onesto, ma nervoso e caparbio e di carattere debole come il padre.

«3º Una figlia adulterina di 15 anni, viziosa, beona e ghiotta. Frequenta gli spacci di vino e s’ubbriaca spesso. Ruba nelle vetrine dei droghieri.

«4º Una giovane di 14 anni pigra, bugiarda, ladra, irascibile, ha la faccia costantemente contratta da un tic nervoso e la fisonomia non è che una smorfia continua. Senz’alcun rispetto per la famiglia, ella approfitta di notte del sonno della nonna per pizzicarle le gambe e vendicarsi in questo modo delle punizioni avute. È egoista, civetta, lasciva.

«5º Un ragazzo di 8 anni, rachitico, scrofoloso, nervosissimo, irascibile. Prepotente, ha degli accessi con tendenza a rompere qualsiasi oggetto. È dolicocefalo e d’intelligenza comune.

«6º Una figlia adulterina, morta a 16 anni di meningite.

«7º e 8º Due ragazzi in tenera età».

Il Sighele ha studiato tutti i processi intentati contro gli Artenesi dal 1852, e vi ha trovato sempre gli stessi nomi; il padre, il figlio, il nipote si seguivano a distanza come spinti da una legge fatale. Nell’ultimo processo v’erano due famiglie, già celebri negli annali giudiziari: l’una di 7 persone, l’altra di 6: padre, madre e figli; non uno mancava. Sighele notava come si potessero ben ripetere a questo proposito le parole di Vidocq: «Il existe des familles dans lesquelles le crime se transmet de génération en génération, et qui ne paraissent exister que pour prouver la vérité du vieux proverbe: Bon chien chasse de race« (Arch. di psich., 1894).

Mai—io credo—la legge d’eredità ebbe una conferma più splendida.

Nel 1846 si condannarono in Francia per 45 furti due famiglie che erano legate insieme per parentela e per tendenza al brigantaggio: C. Iegl capo della prima avea sposata la figlia di Ruch… capo della 2ª; dell’uno si condannarono il padre, la madre, il figlio, i generi, e dell’altro il padre e il figlio.

Affinità elettive.—Il Locatelli ci spiega come questi fatali intrecci che dànno luogo alle bande e sono il sustrato più saldo del brigantaggio—prova ne siano il Chretien e Lemaire—nascano per una specie di affinità elettiva che spinge la donna delinquente a scegliere l’amante e lo sposo tra i più inclini allo stesso delitto.

È da ricordarsi nella famiglia K… sopra studiata l’affinità elettiva che spinse Renato a scegliere le amanti tra le prostitute e le delinquenti, e che rende possibile la esistenza di criminali e di persone immorali anche nei rami solo indirettamente legati al principale.

La famosa ladra Sans Refus era figlia di un ladro Comtois, morto, nel 1788, sulla ruota, e della ladra Lempave.

La Marianna, la complice più abile della banda Thiebert, nacque da una ladra e un ladro recidivo cinque volte e nacque anzi sulla pubblica strada entro un carretto rubato (Lucas, De l’hérédité naturelle, pag. 487).

Virginia P., amante di un beccaio tratto in giudizio per aver assassinato una bambina, saputone l’arresto, rimase un giorno intero sulla porta del carcere per aver sue notizie, e naturalmente invano; tornatasene a casa ad ora tarda della sera, col cuore in tempesta, sentendosi rimproverare dalla madre, le balzò al collo come una tigre ferita, e l’avrebbe indubbiamente strangolata, senza il pronto aiuto del vicinato, accorso alle grida della povera donna (Locatelli, p. 18).

Un esempio più celebre l’offrono le simpatie fatali della marchesa di Brinvilliers col S. Croix, e della Pochon e della Catella, ladra, truffatrice e prostituta con Rossignol, la prima delle quali si sentì, quando era in carcere, attratta a lui, solo al racconto delle sue imprese fattole dalla rivale; notisi che quest’ultima, nata da una famiglia nobilissima, già perduta a 14 anni, a 15 anni avea commesso i delitti di grassazione appunto in complicità con Rossignol. A Torino, la Camburzano, quasi impubere, si dà prima ad un ladro, e messa, perciò, in un riformatorio ne fugge, e nel giorno stesso che n’esce si innamora e si unisce col sicario Tomo e se ne fa complice e istigatrice di feroce omicidio e ride quando se ne sente rimproverare; liberata, ruba di nuovo ad un amante e si riprostituisce.

Eredità ataviche di Juke.—Ma la prova più importante della ereditarietà del delitto e dei suoi rapporti colle malattie mentali e colla prostituzione viene offerta da quel singolare studio fatto or ora da Dugdale nella famiglia Juke [3] divenuta in America sinonima di criminale.

I capi stipite di questa sciagurata progenie sono Ada Yallkes nata nel 1740, ladra e beona, e Max Juke cacciatore e pescatore, beone e donnaiuolo, che in tarda età divenne cieco, e nacque circa nel 1720, lasciando numerosa discendenza legittima, 540, ed illegittima, 169; non tutte le diramazioni di questa si poterono seguire fino ai dì nostri; sì bene quella di 5 figlie, 3 delle quali eran prostitute prima di maritarsi, e di alcuni rami collaterali, il tutto per 7 generazioni—Le riassumeremo in questa tabella:

NBNB.—Per X si intendono i collaterali o imparentati coi Juke ma non derivati originalmente da questo.

Vedesi già da questo prospetto la singolare connessione della prostituzione, del delitto e della malattia, perché per le stesse cause ereditarie si hanno:

1º ceppo MAX
/ | \
76 delinquenti e 142 vagabondi, mendicanti, 64 poveri 181 prostitute, 18 tenenti postribolo, 91 illegittimi 181 impotenti, idioti o sifilitici, 46 sterili

Con istrana progressione vediamo i delinquenti appena rappresentati nella 2ª generazione, moltiplicarsi a 29 nella 4ª, a 60 nella 5ª[4], precisamente come le prostitute, da 14 crescono a 35, ad 80, ed i vagabondi da 11 a 56, a 74; nè scemano nella 6ª e 7ª, se non perchè la natura, che si direbbe provvida anche nel delitto come nelle mostruosità, ponvi termine colla sterilità delle madri, che da 9 della 3ª generazione aumenta a 22 nella 5ª generazione, e colle morti precoci dei bimbi che aumentano a 300 negli ultimi anni.

Passarono tutti insieme in carcere 116 anni; furono intrattenuti 734 individui a spese dello Stato.—Alla 5ª generazione, tutte le femmine erano prostitute e gli uomini rei. Alla 6ª l’anziano dei discendenti aveva solo 7 anni, eppure 6 individui erano stati raccolti all’asilo degli indigenti.

In 85 anni la manutenzione loro costò allo Stato 5 milioni di dollari.

Si osservò che in tutti o quasi tutti i rami la tendenza al delitto, all’inverso di quella al pauperismo, si presentava più intensa nel figlio più anziano, seguendo, poi, sempre la linea maschile più che la femminile; e si accompagnava ad eccessi di vitalità, di fecondità e di vigore; che essa si sviluppava assai più nelle linee illegittime che non nelle legittime, il che si ripete anche in tutte le altre note di immoralità.

Così confrontando i 38 illegittimi sorti dalla 5ª generazione e dalle primogenite delle 5 sorelle con gli 85 legittimi, troviamo nei:

38 illegittimi
/ | \
4 ubbriaconi 11 mendicanti, idioti o prostitute 16 condannati di cui
6 per gravi delitti
85 legittimi
/ \
5 condannati 13 mendicanti
o prostitute

E la cifra della prostituzione qui accennata non è che una sottile quota in confronto alle risultanze di altre indagini che mostrano l’irruenza degli accessi venerei come il numero enorme di illegittimi, 91: di bastardi, 38; in totale 21% dei maschi e 13 delle femmine; delle sifilitiche, 67, e specialmente delle donne immorali, che dal 60% ch’erano nella 1ª generazione e dal 37 ch’erano nella 2ª crebbero a 69 nella 3ª, a 48 nella 5ª, a 38% nella 6ª, in totale al 52,40% e ciò nella generazione diretta, toccando al 42% nelle collaterali.

I dati della fecondità eccessiva e della prostituzione dimostrerebbero come gli eccessi sessuali siano una delle cause più gravi del pauperismo, che par anch’esso d’indole ereditaria specialmente nella donna, e che coglie di preferenza il più giovane. Il pauperismo si lega poi al delitto ed al morbo pei molti casi d’individui che sono ad un tempo colpiti da sifilide, o da deformazione degli arti e da tendenze al delitto, al vagabondaggio.

Nelle tavole parziali si osserva poi che nelle famiglie, ove i fratelli si dànno al delitto le sorelle si dànno alla prostituzione, essendo arrestate solo per delitti contro al pudore. Una nuova prova, dice Dugdale (p. 152), che l’una carriera è nel sesso femminile il corrispettivo dell’altra—avendo origine comune.

La prostituzione si vede sorgere per causa ereditaria, senza che si possa spiegare colla miseria, nè con speciali accidenti, nè si arresta che quando avvenga un matrimonio in età precocissima.

I bastardi ammontarono al 21% dei maschi e 13% delle femmine: questo indica una prevalenza nel sesso maschile, che è curiosa perchè accade il contrario per i legittimi; esaminando i primogeniti di queste razze si osserva che nei maritati predominano le femmine, nei bastardi i maschi.

La cifra del pauperismo ci mostra il legame del delitto e della prostituzione colle malattie del sistema nervoso e colle mostruosità; essa ci viene assai bene spiegata da questa tabella,[5] che ci mostra la tisi, l’epilessia, alternarsi colla cecità e pazzia e sifilide.

Facendo poi il riassunto complessivo del risultato di questi dati, Dugdale trova che furono 200 i ladri e criminali; 280 i poveri o malati; 90 le prostitute o donne infette discendenti da un solo ubbriacone; e che senza contare i 800 ragazzi morti precocemente, i 400 uomini contaminati da sifilide, e le 7 vittime degli assassini, lo Stato in 75 anni, per cotesta infame famiglia, perdette un milione e più di dollari.

Nè questi casi sono i soli.

Il feroce Galetto di Marsiglia era nipote di Orsolano, lo stupratore antropofago; Dumollard era figlio di un assassino; Patetot aveva il nonno ed il bisnonno assassini; i Papa ed i Crocco, Serravalle, avevano avuto il nonno nelle carceri, Cavalante il nonno e il padre. I Cornu erano assassini di padre in figlio, come i Verdure, i Cerfbeer, i Nathan, ch’ebbero in un giorno 14 membri della famiglia accolti nello stesso carcere. La Mocc…, avvelenatrice del marito e sfacciatamente adultera, discende da un incesto, e le meretrici sono figlie di delinquenti o di beoni; prime fra esse Mad. di Pompadour figlia di ubbriacone e ladro graziato.

L’influenza ereditaria del delitto ha lasciato traccia nella storia umana; e basterebbe a provarlo la storia dei Cesari.

La storia orientale, scrive de Hammer, ci mostra che nella medesima generazione l’infanticidio segue dappresso al parricidio e che lo stilo del nipote vendica sul padre l’assassinio dell’avo. Kosru e Mastantfzer parricidi sono uccisi dai figliuoli, Hasan II fu ucciso dal figlio Mohamed che fu avvelenato dal figlio (Hist. des Assass. 1833).

I papi Giovanni XI e XII e Benedetto IX, figli di cortigiane, portarono sulla cattedra di San Pietro il sacrilegio, lo stupro e l’omicidio. La lasciva Poppea era figlia di una donna ancor più lasciva; la madre di Messalina fu accusata d’incesto col fratello.

Pazzia dei parenti.—Come già ci provano queste lugubri genealogie, e quella della Motgare e dei K…, un certo numero dei parenti dei criminali è colpito da alienazione mentale. Noi su 314 ne abbiamo trovato 7 che avevano il padre alienato, 2 epilettici, 3 il fratello, 4 la madre e 4 gli zii, 1 il cugino oltre 2 padri e 2 zii cretini, ed 1 fratello ed 1 padre convulsionari e 2 bevitori: su altri 100 rei 5 che avean la madre, 3 il padre, 6 i fratelli pazzi, 4 i fratelli epiletici; consimile mi apparve la genealogia di una famiglia ch’ebbi a curare a Pavia e che di generazione in generazione alternava pazzi e delinquenti e meretrici.

MERETRICIBono nella discendenza di un Ala… avvelenatore della moglie ch’era a sua volta epilettico, trovava:

TROVAVA

Moeli trovò 41 volte la pazzia e l’epilessia nei parenti di 67 rei pazzi ladri, e cioè nel 15% suicidio e delitto nei parenti, 21% pazzia nei fratelli, 23% pazzia ed epilessia nei parenti (Ueber Irren Verbrecher, 1888).

Il Kock,[6] lasciando in disparte gli incerti, aveva trovato il 46% di ascendenza morbosa diretta nei suoi criminali.

Il dottor Virgilio, che studiava 266 condannati, affetti però da malattie croniche, fra cui 10 alienati e 13 epilettici, riscontrò la pazzia nella proporzione del 12% nei genitori, predominando sempre anche qui (8,8) il padre. Riscontrava l’epilessia in una frequenza ancora maggiore, 14,1%, senza contare il 0,8 di collaterali, e senza contare un sordo-muto ch’era padre ad uno stupratore, 6 padri ed una madre affetti da eccentricità, ed un padre semi-imbecille.

L’egregio dott. Penta trovò la pazzia nel 16% dei suoi criminali nati. Ad Elmira su 6800 rei, dal 1886 al 1890, i genitori pazzi ed epilettici ammontano da 13 a 127.

Marro e Sichart trovarono:

Pazzia dei parenti
(Sichart) (Marro)
% %
Incendiarii 11,0 28,5
Libidinosi 3,5 10,2
Ladri 6,4 14,5
Truffatori 5,5 10,3
Spergiuri 3,1
Omicidi 17,0
Feritori 14,0

Gottin, che appiccò il fuoco alla casa del suo benefattore, aveva il nonno pazzo; Mio, il nonno ed il padre; Giovanni di Agordo, parricida, i fratelli; Costa e Militello, gli zii ed il nonno; Martinati aveva una sorella cretina; Vizzocaro il parricida e fratricida, Palmerini l’assassino, ebbero alienati zio e fratelli; Bussi il padre e la madre; Alberti l’avo ed il padre; Faella padre pazzo; Guiteau padre, zii e cugini; Perussi falsario, macrocefalo e già omicida, nacque in un manicomio da madre suicida e pazza e da padre megalomane; Verger la madre ed i fratelli suicidi; Goudfroy, che uccise moglie, madre e fratelli, speculando sull’assicurazione della loro vita, aveva la nonna materna e lo zio pazzi; Didier parricida, ebbe il padre pazzo; Luigia Brienz uxoricida, ebbe la madre epilettica,la sorella pazza; Ceresa, Abbado e Kulmann ebbero parenti alienati.

Per questo rapporto, come per quello dell’alcoolismo, gli alienati sono quasi alle stesse condizioni dei delinquenti.—Anche la maggiore frequenza dell’eredità paterna in confronto alla materna è stata osservata prevalere, negli alienati maschi, dal Golgi, dallo Stewart e dal Tigges, benché in proporzioni assai minori.[7]

Tuttavia importerà molto al medico legale il notare che la pazzia dei genitori si ritrova molto meno frequentemente nei delinquenti. E basterebbe solo a dimostrarlo la proporzione trovata dal Virgilio, che non passava il 12%, mentre su 3115 alienati il Tigges trovò il 28%, e lo Stewart il 49 ed il Golgi il 53%.

Zillman trovò che nei paesi ove domina endemico il cretinismo è frequente l’ozio, la tendenza ai litigi e ai delitti atroci, che son più numerosi di 5 volte tanto nelle donne che negli uomini (Ueber die Cretinimus in Salzburg, 1868).

Che se vogliamo considerare l’influenza ereditaria anche dell’epilessia e di altre nevrosi, noi troviamo che il Golgi giungerebbe al 78%.

Epilessia nei parenti.—Il Knecht trova 60 epilettici tra i parenti di 400 criminali. Brancaleone Ribaudo su 559 soldati delinquenti trova l’epilessia dei genitori nel 10,1%. Il Penta su 184 rei nati, nel 9,2%. Clarcke trova nel 46% dei parenti di epilettici delinquenti l’epilessia con sicurezza constatata; mentre negli epilettici non delinquenti il rapporto è solo del 21%.

Dejerine negli epilettici delinquenti trova che l’epilessia dei parenti si può riconoscere nel 74,6%: pei non rei nel 34,6% l’epilessia dei parenti e nel 16,5% le psicosi.

Marro e Sichart trovarono:

Epilessia
(Sichart) (Marro)
% %
Ladri 2,1 3,3
Truffatori 2,0 1,3
Incendiarii 1,8
Libidinosi 1,2
Spergiuri
Omicidi 7,0
Totale 6,7% (Vedi per altre prove il vol. II, parte I).

Eredità di alcoolismo.—Penta trovò (v. s.) l’alcoolismo nel 27% e nel 33% dei genitori grandi criminali, io nel 20%. Ad Elmira su 6500 rei i genitori beoni erano da 37,5 a 38,4%.

L’alcoolismo, secondo un calcolo fatto in 50 famiglie alcooliste da Legrain[8] con 157 discendenti, diede per eredità:

  • 54% di alienati
  • 62% di alcoolisti
  • 61% di epilettici
  • 29% di convulsionari
  • 14% pazzi morali (o rei-nati)
  • 6,5% meningitici.

Egli osservò che nell’alcoolismo ereditario, il primo carattere è la precocità; vi trovò degli alcoolisti perfino di 4 anni; l’altro carattere è di essere di una suscettibilità speciale per l’alcool; mentre un padre per 7 anni beone pure non sragiona ancora, il figlio dopo due giorni di orgia ha già il delirio; e la sua ebbrezza è già una specie di delirio; il padre può non avere il delirio, il figlio sempre, perché ha già il delirio in potenza.—Un altro carattere è il bisogno di alcoolici sempre più forti; son caratteri frequentissimi nei criminali.

In Sassonia[9] il 10,5% dei rei è nato da ubbriachi
In Baden il 19,5% dei rei è nato da ubbriachi
In Wurtemberg il 19,8% dei rei è nato da ubbriachi
In Alsazia il 22,0% dei rei è nato da ubbriachi
In Prussia il 22,1% dei rei è nato da ubbriachi
In Baviera il 34,6% dei rei è nato da ubbriachi (Baer,1882).

Sichart e Marro trovarono;

Parenti alcoolisti
(Sichart) (Marro)
% %
Ladri 14,3 46,6
Truffatori 13,3 32,4
Incendiarii 13,3 42,8
Falso giuramento 11,1
Libidinosi 14,2 43,5
Omicidi 49,0
Feritori 50,0

con cifre massime nei rei di sangue e nei furti.

Nell’Italia, l’alcoolismo dei genitori influisce assai meno a provocare l’alienazione che non il delitto, non avendo dato nei nostri alienati più del 17%, mentre sorpasserebbe il 20 nei detenuti cronici di Aversa.

Età dei parenti.—Venne questa studiata nelle varie classi di criminali dal Marro.

Una prima indagine fece egli rispetto all’età a cui morirono. Pare che fra i genitori dei criminali non solo la fecondità ma anche la vita si protragga oltre i limiti cui generalmente tocca fra i normali; il che lascierebbe supporre, che in essi, come già rilevò il Ball sui genitori dei paralitici generali e dei dipsomani, la longevità tenda ad esser maggiore.

Molto più significativi furono i suoi studi sull’età dei genitori in rapporto alle tendenze dei delinquenti. «Nei rei contro la proprietà, scrive egli[10], noi troviamo abbondare i figli di genitori giovani, salvo nei truffatori, fra i quali sono invece scarsi i figli di padre giovane: la truffa suppone, infatti, più la simulazione e la doppiezza, che non le forze fisiche, l’agilità, la destrezza e la violenza: e sono quelli appunto i caratteri più proprii della vecchiaia, mentre questi sono più particolarmente la dote della gioventù».

Però se nei truffatori trovò egli la proporzione dei figli di genitori invecchiati salire al 37%; nei delinquenti contro le persone prevalse però ancor più il numero dei figli di genitori invecchiati. Gli assassini, gli omicidi ne diedero l’enorme proporzione del 52,9%, proporzione di gran lunga superiore a quella offerta da tutte le altre categorie di delinquenti: e la proporzione si conserva alta sia per i padri che per le madri invecchiate, le quali figurano nella loro ascendenza nella proporzione del 38% contro il 17% presentato dai 100 normali.

I figli di padri giovani vi stanno invece nella minima proporzione, non più del 3%.

La proporzione dei padri vecchi è ancora abbastanza notevole nei feritori, pari al 40%; ma contemporaneamente vi crescono i discendenti da genitori giovani, che superano la proporzione dei normali, salendo al 13,5%.

Ed anche ciò è naturale, perchè quando si tratta di ferimenti semplici o di ribellioni, tanto può aver agito la mancanza di affettività, come la troppa vivacità.

Negli stupratori, invece, la proporzione dei padri vecchi scende al 30%: abbiamo però in compenso un numero maggiore di madri vecchie.

Marro esaminava poi l’età della madre (vedi Atlante).

Adottando lo stesso criterio che per i maschi, ne fissò il limite della immaturità agli anni 21, e di decadenza ai 37 anni e trovò:

Proporzionalità delle madri dei normali, delinquenti ed alienati nei vari periodi di età all’epoca della loro nascita (Vedi Atl.).

Categorie Periodo di
immaturità
Periodo di
pieno sviluppo
Periodo di
decadenza
Assassini 6,4 54,8 38,7
Feritori 27,2 57,5 15,1
Stupratori 15,6 59,8 25,0
Grassatori 27,2 63,6 9,0
Truffatori 12,1 74,2 13,6
Ladri con scasso 19,4 61,1 19,4
Borsaiuoli 22,5 64,5 12,9
Ladri domestici 20,0 62,5 17,5
Ladri di furto semplice 17,9 64,1 17,9
Media generale 18,2 63,7 17,9
Normali esaminati 1301 12,8 76,4 10,7
Alienati N. 85 20,0 58,8 21,1

La legge, osservata per i padri nelle varie classi di delinquenze, riapparve ancora per le madri. Fra queste, spicca pure la proporzione delle invecchiate per gli assassini e, più limitatamente però, per gli stupratori; il che spiegherebbe in parte l’apparente anomalia per cui questi ultimi non presentavano preponderanza di padri invecchiati. Anche la proporzione di madri giovanissime si mantiene in forte prevalenza nelle classi dei ladri e dei feritori, in cui prevalevano i padri giovani, e tocca il massimo nella classe dei grassatori, fra i quali è pure forte, sebbene con minor prevalenza, la proporzione dei padri giovani.

Per confrontare questi dati coi normali Marro studiò la condotta nella scuola, e il carattere ivi spiegato da 917 allievi, in rapporto all’età dei genitori: eccone il risultato:

Condotta in iscuola degli allievi.

Età del padre Buona Mediocre Cattiva
fino a 25 anni 42 = 44% 30 = 31% 22 = 23%
Da 26 a 40 304 = 47% 216 = 34% 113 = 17%
Oltre 41 anni 97 = 51% 60 = 31% 32 = 16%

Fra i ragazzi il cui padre aveva un’età minima, sotto i 26 anni, abbiamo il massimo delle condotte cattive ed il minimo delle buone.

Condotta in iscuola degli allievi in rapporto all’età della madre.

Età della madre Buona Mediocre Cattiva
fino a 21 anni 53,9 28,3 17,7
Da 22 a 36 anni 48,3 32,2 18,4
Oltre 37 anni 41,3 41,3 17,2

La dolcezza di carattere e l’arrendevolezza propria alla donna, specialmente in gioventù, dà la massima proporzione di buone condotte ai figli nati dalle più giovani; e tal qualità va via declinando col crescere dell’età della madre che genera, sebbene nelle condotte cattive non si noti quasi differenza di proporzione per le varie età della madre. Scendendo però agli scuolari, in numero di 59, nei quali vennero notate qualità morali tristi, questi si mostrano ripartiti in proporzione che salgono dalla più giovane alla più vecchia: vale a dire nelle rispettive proporzioni di

  • 4,4% fra i nati da madri giovani,
  • 6,4% fra i nati da madri in età media,
  • 9,1% fra i nati da madre nel periodo di decadimento.

Da ultimo giova considerare i casi in cui i genitori si trovano entrambi nella stessa condizione d’immaturità, di sviluppo completo o di decadimento.

Fra gli scuolari studiati nella condotta in iscuola e nel grado di intelligenza dimostrata, l’unione di padri e madri, che si trovavano entrambi nello stesso periodo d’immaturità, di completo sviluppo o di decadimento, diede luogo alle seguenti proporzioni:

Condotta.

Buona Mediocre Cattiva
Periodo di immaturità 15 = 39% 15 = 39% 8 = 21%
Periodo di compl. svil. 268 = 40% 194 = 35% 84 = 15%
Periodo di decadimento 26 = 41% 26 = 41% 10 = 16%

Confrontando i delinquenti coi normali, Marro notava la minor frequenza dei matrimoni corrispondenti per età fra ambi i genitori, mentre negli scuolari il 70% avvengono fra genitori che si trovano nello stesso periodo di sviluppo, nei criminali non ne vide invece che il 63%.

Maggiore ancora gli risultò la sproporzione relativa dei matrimoni nelle tre fasi dello sviluppo dei genitori; trovò infatti:

Scuolari Delinquenti
Genitori entrambi nel periodo di maturità 5,8% 11,5%
Genitori entrambi nel periodo di svil. completo 84,5% 67,4%
Genitori entrambi nel periodo di decadimento 9,5% 21,0%

Scendendo ad esaminare le varie classi di delinquenti ne trovò tre, quella degli assassini, degli stupratori e degli incendiarii, in cui mancano affatto genitori entrambi al periodo d’immaturità; e scarsi parimenti si trovano nei feritori e nei truffatori, abbondano invece nella classe dei grassatori e dei ladri ed oziosi.

I genitori entrambi vecchi si trovano invece nella massima proporzione fra gli assassini e stupratori, ed, eccezione fatta degli incendiarii in tutte le classi supera la media dei normali.

Rispetto agli scuolari notava che coll’età bassa di entrambi i genitori si combina il minimo delle condotte buone ed il massimo delle buone intelligenze.

L’età dello sviluppo completo porta un massimo di condotte buone ed un minimo di cattive, e conserva la stessa proporzione di figli intelligenti, ottenuta per lo sviluppo completo della madre. Nel periodo di decadimento di entrambi i genitori, le condotte buone stanno in proporzione più bassa che nel periodo precedente; ed in proporzione minima le buone intelligenze.

Leggi sintetiche.—Studiando le cifre di Marro e Sichart si trova l’epilessia dei genitori prevalere nei ladri, il suicidio negli incendiarii, e meno nei ladri, i parenti alcoolisti nei libidinosi e nei ladri e meno nei truffatori e incendiarii, i parenti pazzi negli incendiarii.

Ma va notato che Sichart non tien conto delle forme più gravi di criminalità: gli omicidi. I truffatori, falsari e spergiuri sono i meno affetti da ereditarietà nevropatica.

Abbiamo veduto che l’eredità paterna prevale assai sulla materna, così negli onesti come nei rei.

Così nell’alcoolismo per 7,0% di padre si ha 2,1% di madre
Così nella pazzia per 6,5% di padre si ha 5,0% di madre
Così nelle malatt. spinali per 21,0% di padre si ha 18,0% di madre
Così nelle mal. di cuore per 6,5% di padre si ha 3,2% di madre

solo prevalendo la madre nelle tisi 10% padre 5%, e nei dispiaceri 4,3% padre 2,2% (Marro).

Anche nelle tendenze al vizio si nota il 25% nei padri degli omicidi e solo il 7% nelle madri, e nel 20% dei padri di feritori e nel 16% delle madri; il delitto anzi solo nel padre 7%.

Quanto all’età dei parenti i due sessi si ravvicinano salvo una minor proporzione nelle madri vecchie dei truffatori. Di modo che, se fosse lecito da un numero così ristretto di osservazioni dedurre leggi generali, si potrebbe ammettere che la madre goda in maggior grado la potestà di trasmettere ai figli le facoltà emotive che non le intellettuali (Marro, op. c.).

Ma a questo proposito meglio qui giova compendiare le leggi ereditarie così mirabilmente illustrate ora da Orchanski.

Orchanski[11] dimostra che l’eredità essendo una funzione dell’organismo dei produttori, corrisponde ad ogni momento dato all’energia delle altre funzioni dei parenti ed al loro stato generale e segue parallelamente l’evoluzione generale dell’individuo. Ognuno dei parenti manifesta la tendenza a trasmettere il proprio sesso; e fra i due prevale quello che si trova più vicino all’epoca della propria maturità. Per ciò e pel principio d’interferenza, determinata dalla prevalenza dell’energia specifica di uno dei parenti, prevalgono di numero in ogni famiglia i figli del sesso del primogenito.

Quanto alla rassomiglianza prevale quella col padre: ma però i maschi assomigliano più al padre, le figlie alla madre. Lo stesso principio regola, generalmente parlando, la trasmissione della struttura, con questa particolarità però, che gli uomini offrono nella struttura maggiore variabilità delle donne, le quali per contro presentano nello scheletro una maggiore stabilità.

Egli estese questo studio sull’eredità morbosa sopra famiglie in cui uno almeno dei membri era affetto da tubercolosi o da sifilide o da alcoolismo o da alienazione mentale o da altra nevrosi: e trovò che quello dei genitori che era malato, specialmente se era il padre, mostrava una tendenza maggiore a trasmettere il proprio sesso e prevalentemente ai figli malati: tutto ciò poi specialmente quando i genitori erano nevropatici, perchè quelli tisici presentavano il rapporto inverso (non può dir nulla di altrettanto certo a proposito dei genitori alcoolisti). Dividendo poi i malati neuropatici in malati organici e funzionali trovò che dal padre neuropatico nascon figli con nevrosi solo funzionale. L’eredità morbosa è quindi progressiva nel padre, regressiva nella madre. Lo stato morboso del padre tende a rinvigorirsi nei figli, specie nelle femmine; nelle madri invece s’indebolisce, sopratutto riguardo alle figlie. Quanto alla rassomiglianza, nelle famiglie malate essa presenta una prevalenza verso il padre, specie pei figli sani, sopratutto se maschi, mentre la somiglianza dei figli malati segue in genere fedelmente la distribuzione sopra accennata.

L’eredità morbosa dipende quindi da due fattori: il sesso del genitore malato e l’intensità dello stato morboso. I maschi ereditano da ambedue i genitori una maggior dose di eredità morbosa, ed hanno poi la tendenza a trasformare l’eredità funzionale in organica, mentre le femmine mostrano la tendenza opposta. Quest’influenza dei figli nell’assimilazione dello stato morboso, chiamato opportunamente da lui eredità passiva (per contrapposto alla eredità attiva, che sarebbe quella dei parenti), è pur’essa in stretto rapporto col sesso ed ha per ciascuno uno speciale carattere.

Concludendo: il tipo di sviluppo dell’organismo è costantemente fissato dall’eredità, nel dominio della quale entra pure il fenomeno della sessualità. I figli stessi hanno una funzione notevole nella manifestazione dell’eredità, in quanto che possono accettare più o meno attivamente la trasmissione dei caratteri ereditarii. L’eredità non si realizza a un momento dato e una volta per tutta la vita: essa si trova allo stato latente e si manifesta gradatamente durante tutto il periodo dello sviluppo. Ciò che si trasmette per eredità: sesso, costituzione, ecc., è soggetto alle leggi generali dell’eredità; così la manifestazione dell’eredità di una parte dell’organismo segue il corso generale di sviluppo di questa parte e raggiunge un valore massimo quando quest’organo si trova nella fase di sviluppo più energica. Fra le condizioni interne che più influiscono sulla manifestazione della eredità si deve annoverare il funzionamento, a cui probabilmente si riducono tutti gli altri fattori esterni. L’antagonismo fra l’influenza del padre, che favorisce la variabilità e l’individualità, e quella della madre, che tende a conservare il tipo medio, si può già rilevare nell’origine del sesso sotto forma di periodicità che tende ad uguagliare la distribuzione dei sessi. Lo stesso principio vale per l’eredità morbosa che la madre attenua sempre, riducendo di grado la propria e combattendo energicamente quella del padre. I figli poi si distinguono, nell’ufficio che hanno nell’eredità, nello stesso senso dei parenti di sesso corrispondente.

Di tutte le nevrosi però, la più degenerativa, la più tipica, anzi pei caratteri degenerativi è certo, dopo la geniale e la cretinica, la criminosa; e per questo giova ben ricordare quel carattere tipico datoci dalla storia degli Juke della gran fecondità che si associa a gran morti-natalità, e infine alla sterilità completa come appunto nella discendenza dei mostri o degli accoppiamenti tra specie poco affini. Anche il Penta che vide quasi tutte le principali anomalie somatiche che man mano si scopersero nel reo-nato, intravvide pure questa dell’inutile fecondità.

Su 104 fratelli di rei, da lui studiati, 70 erano morti in tenera età; su 100 parenti di rei la fecondità era esagerata in 53, scarsa in 23; su 46 rei in 10 era esagerata, in 31 scarsa.


  1. Saggio di ricerche sulla natura morbosa del delitto, del dott. G. Virgilio, Roma, 1875.
  2. Archivio di psichiatria., XII, 1891.
  3. Thirtieth annual report of the executive committee of the Prison Association of New York, with accompanying documents, for the year 1874.—Transmitted to the legislature april 9, 1875.—Albany: Weed, Parsons and company, printers, 1875.—Lavoro, di cui devo render grazie alla cortesia del dell'onor. Beltrani-Scalia.
  4. Le forme di delinquenza furono 106: Mala condotta 51 Massimo nella 5ª generazione 38 Furti 26 » 10 Falso e truffa 3 » — Grassazione ed omicidio 18 » 8 Stupro 8 » 5 Maschi 58 — Femmine 19.
  5. Tabella delle malattie per cui i Juke furono ricoverati in ospizi. Juke Id. collaterali Totale Deformità 1 — 1 Ciechi 10 1 11 Sordomuti 1 — 1 Pazzi 1 — 1 Idioti 1 — 1 Tisi 1 1 2 Sifilide 51 16 67 Epilessia — 1 1 Altre malattie 33 15 48 Media 50% 75% 62%
  6. Kock, Zur statistik der Geisteskrankheiten in Würtemberg, pag. 161. Stuttgart, 1877.
  7. L'influenza diretta della pazzia è maggiore dal lato materno che dal paterno, come 150 a 140; ma nei maschi l'influenza patenza prevale di più come la materna nelle femmine, come 100 a 124 (Stewart, On hereditary insanity. London, 1874).
  8. Legrain, Dégénérescence sociale et alcoolisme. Paris, 1875.
  9. Buchner, Die Macht des Vererbung. Leipzig, 1882.
  10. Marro, I caratteri dei delinquenti. Torino, Bocca, 1887.
  11. Orchansky, L'eredità nelle famiglie malate. Torino, Bocca, 1895.