3 Indicazioni per l’utilizzo delle licenze

Simone Aliprandi

PARTE PRIMA: Rilasciare opere con licenze Creative Commons

1. Consigli di base per un corretto approccio

Come abbiamo visto, la prassi di applicare delle licenze d’uso ad una propria opera realizza in sostanza una sorta di autogestione dei propri diritti, che prescinde (bypassandola interamente) dalla tradizionale rete di intermediari impegnati nella gestione dei diritti d’autore. Questa è una prassi relativamente nuova e strettamente connessa all’evoluzione che il mondo della comunicazione ha subito grazie all’avvento delle tecnologie digitali e telematiche. In sostanza il singolo autore si trova a doversi far carico di tutta una serie di valutazioni e decisioni che nel sistema tradizionale erano sempre state appannaggio di operatori specializzati, muniti della necessaria competenza ed esperienza sul campo. È quindi alto il rischio che tale importante fase sia gestita con leggerezza e approssimazione; e ciò – come già accennato – potrebbe risolversi in un impietoso boomerang a danno dello stesso autore-licenziante. È per questo che – nonostante lo spirito di disintermediazione connaturato alle licenze di libera distribuzione – è sempre comunque opportuno fare riferimento ad un professionista specializzato che possa quantomeno colmare i dubbi più ostici a livello tecnico-giuridico.

Detto questo, tuttavia, gran parte delle operazioni di licenziamento vengono generalmente gestite in prima persona dal licenziante. Perciò è opportuno che questi, prima di rilasciare l’opera con la relativa licenza, si ponga nell’ottica di informarsi adeguatamente con tutti gli strumenti disponibili, come ad esempio i siti web ufficiali dei vari progetti di promozione delle licenze, le pubblicazioni dedicate a questi temi, i forum e le mailing lists di settore, nonché partecipando a eventi informativi organizzati su tali argomenti. D’altro canto è importante anche saper selezionare le informazioni che si trovano attraverso i canali meno ufficiali, così da evitare di cadere vittime della disinformazione che singoli autori non particolarmente preparati possono contribuire a diffondere.[1]

Dunque, un certo sforzo intellettuale di informazione e auto-formazione non può essere evitato, se non si vuole incorrere nel rischio di trovarsi in situazioni spiacevoli e di dover poi correre ai ripari servendosi troppo tardi del consulto di professionisti specializzati.

2. Prima di licenziare[2]

a. Assicuratevi che la vostra opera possa cadere sotto licenza Creative Commons

Le licenze Creative Commons si applicano alle opere protette da copyright. In linea generale, le opere protette da copyright sono: libri, scritti, siti web, appunti, blog e ogni altra forma di scritto; fotografie e altre immagini visive; film, video game e altri documenti video; composizioni musicali, registrazioni sonore e altre opere audio. Le licenze Creative Commons non si applicano invece a idee, informazioni di fatto o altre cose che non sono protette da copyright.

b. Assicuratevi di averne i diritti

Prima di applicare una licenza Creative Commons ad un’opera, dovete assicurarvi di avere il potere di farlo. Questo significa che dovete accertarvi che la persona che detiene il copyright sull’opera è d’accordo a rendere disponibile l’opera sotto una licenza Creative Commons (sempre che questa persona non siate direttamente voi). Se siete voi l’autore dell’opera, allora siete probabilmente il titolare del copyright e di conseguenza potete licenziare l’opera come meglio desiderate. Se avete realizzato l’opera in seguito ad un incarico contrattuale, dovete controllare i termini di quell’accordo per vedere se i diritti sull’opera non sono stati preventivamente trasferiti a qualcun altro.

Se state utilizzando anche opere preesistenti realizzate da altre persone o state lavorando assieme ad altre persone nella produzione di qualcosa, dovete assicurarvi di avere un chiaro ed esplicito permesso di applicare una licenza Creative Commons all’opera finale.

c. Assicuratevi di aver compreso come funzionano le licenze Creative Commons

Le licenze Creative Commons sono basate sul diritto d’autore e si applicano a tutte le opere che la legge considera tutelabili dal diritto d’autore; come si è già sottolineato, da ciò deriva che per cogliere appieno il loro funzionamento è necessario aver ben presenti i fondamenti del diritto d’autore.

Sono davvero numerosissimi i casi di autori che si avvicininano al mondo CC sull’onda dell’entusiamo generale per un fenomeno nuovo e rivoluzionario, senza però averne compreso pienamente il senso. Ancora peggio, vi sono molti casi di autori che si avvicinano al mondo CC semplicemente perchè spinti da informazioni del tutto distorte o “leggende metropolitane” (prima tra tutte quella per cui applicare una licenza CC sarebbe una forma di tutela delle proprie opere).

d. E se poi cambiate idea sulla licenza applicata?

Questo è un punto molto importante. Le licenze Creative Commons sono in un certo senso irrevocabili: ciò significa che non potete impedire a qualcuno, il quale abbia ottenuto la vostra opera sotto una licenza Creative Commons, di usare l’opera secondo i termini di quella licenza.  Certamente potete smettere di offrire la vostra opera sotto licenza Creative Commons in ogni momento, ma questo non intaccherà i diritti relativi alle copie della vostra opera che sono già in circolazione sotto una licenza Creative Commons.

Ciò è dovuto alla già illustrata teoria dell’affidamento, secondo la quale colui che riceve un’opera riportante l’indicazione di una licenza CC, può legittimamente pensare che quell’opera (in quella specifica versione/edizione) sia ancora sotto quella licenza.

e. Siate chiari (con voi stessi prima ancora che con gli altri) su cosa intendete specificamente licenziare

Dovete essere specifici su cosa esattamente andate a licenziare nel momento in cui applicate la licenza Creative Commons alla vostra opera. Dovreste riflettere esattamente circa quali elementi della vostra opera intendete licenziare. Per esempio, nel caso di un sito web, volete licenziare solo il testo e le immagini? Oppure anche il foglio di stile o il codice che rende operativo il sito? Allo stesso modo, se rendete disponibile sotto licenza Creative Commons della musica da scaricare sul vostro sito, la licenza si applica alla composizione musicale e alla registrazione sonora o anche ad ogni altra illustrazione e grafica del vostro sito?

f. Fate parte di qualche collecting society (come la SIAE)? Se sì, appurate se vi autorizza a licenziare le vostre opere sotto licenze tipo Creative Commons.

È necessario che verifichiate questa situazione con la società. Attualmente molte collecting societies (come ad esempio in Australia, Francia, Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi) prevedono un trasferimento di diritti dalla vostra persona in capo alla società, per tutte le vostre opere presenti e future; ed essa li gestisce per voi (così da diventare in sostanza l’effettivo titolare di questi diritti). Di conseguenza, se siete già membri di una collecting society in una di queste giurisdizioni, potreste non avere titolo per licenziare in autonomia la vostra opera con una licenza Creative Commons poiché i diritti necessari non fanno capo a voi ma alla società. Creative Commons sta collaborando con le collecting societies in quelle giurisdizioni dove questo problema è presente, al fine di cercare di trovare una soluzione che metta i creatori d’opera in grado di godere dei benefici che entrambi i sistemi offrono.

3. Come scegliere la licenza più adatta?

a. Riguardo alle clausole della licenza

Innanzitutto non bisogna lasciarsi ingannare dall’idea che le clausole della licenza limitino anche la possibilità d’azione del detentore dei diritti. È infatti un equivoco abbastanza diffuso che un autore applichi una licenza con possibilità di modifica dell’opera per il timore poi di non poter più modificare l’opera; o che applichi una licenza con possibilità di usi commerciali poiché intende in futuro commercializzare in prima persona l’opera.

Una simile impostazione non ha molto senso e denota una confusione di fondo sul funzionamento di base delle licenze.

Teniamo infatti ben presente che la funzione essenziale delle licenze è quella di comunicare ai licenziatari quali usi sono concessi liberamente e a quali condizioni. Il licenziante, in quanto detentore dei diritti, ha sempre la possibilità di fare gli usi non consentiti dalla licenza. D’altro canto, il criterio di scelta di certi tipi di clausole è generalmente inverso: se scelgo la clausola “Non commercial” è proprio perché voglio riservare solo a me stesso (o eventualmente ad un editore o ad un’agenzia con cui ho rapporti contrattuali) il diritto di commercializzazione dell’opera, vietandolo ad altri soggetti. Lo stesso dicasi per la clausola “No derivative works/Non opere derivate”.

b. Riguardo alle versioni delle licenze

Nell’ottica del licenziante, possiamo dire che è sempre meglio scegliere di applicare la licenza più aggiornata disponibile, in modo da poter avvantaggiarsi del lavoro di perfezionamento attuato dai giuristi di Creative Commons. Da ciò deriva che nel caso di pubblicazione di una nuova versione della licenza è consigliabile (ove possibile) aggiornare il disclaimer in cui vi è il richiamo e il link alla licenza.

Tuttavia non sono da escludere casi in cui il licenziante ritenga più adatta alla sue esigenze una versione superata della licenza e non ritenga opportuno aggiornare il disclaimer. Vige anche qui il principio della libertà di scelta da parte del licenziante (scelta consapevole, si spera).

c. Riguardo alla giurisdizione delle licenze

La scelta della giurisdizione più adatta è uno degli aspetti più delicati, poiché comporta una certa infarinatura in fatto di diritto internazionale privato e processuale. Inoltre l’aspetto giuridico viene ulteriormente complicato dall’aspetto per così dire socioculturale, dato che, essendo le licenze Creative Commons strumenti pensati principalmente per il mondo digitale, è davvero difficile circoscrivere preventivamente la vita della licenza ad una specifica giurisdizione.

Spieghiamoci meglio. Innanzi tutto consideriamo che il criterio più opportuno per la scelta della giurisdizione non è tanto quello della nazionalità del licenziante, quanto quello del contesto in cui l’opera svolgerà la parte principale della sua vita. Quindi, in un caso ipotetico, se abbiamo un autore di nazionalità italiana che scrive un romanzo in francese ma il romanzo viene destinato principalmente al mercato britannico, allora la giurisdizione più consona sarà quella britannica. Questo quantomeno in linea di principio; ma consideriamo che la scelta della giurisdizione è una valutazione molto difficile da effettuare a priori anche per esperti del settore, poiché con l’attuale mondo globalizzato delle comunicazioni nessuno potrà prevedere con buona affidabilità in quale contesto l’opera circolerà in modo preponderante e per quanto tempo.

Inoltre, la questione della scelta si pone unicamente se usiamo licenze in versione localizzata; ovviamente, se al contrario utilizziamo licenze non localizzate (unported), come tra l’altro sono tutte le nuove licenze in versione 4, il dubbio non sussiste.

4. Suggerimenti di natura giuridica

Partiamo da un semplice ma basilare presupposto logico, che si ricollega con quanto detto sopra in merito ai meccanismi di fondo delle licenze. Poiché da secoli il modello di riferimento per la gestione dei diritti d’autore è quello del “tutti i diritti riservati”, si deduce che qualsiasi opera in cui noi incappiamo risponde a quel modello di tutela integrale[3], al di là del fatto che venga riportata o meno una specifica avvertenza in cui ciò sia precisato. In altre parole, se navigando troviamo una fotografia, un testo, una musica e non abbiamo la certezza che il titolare dei diritti abbia autorizzato in qualche modo il loro libero utilizzo, dobbiamo astenerci da qualsiasi operazione, così da metterci al riparo da eventuali diffide e controversie legali per violazione di copyright.

Di conseguenza, spostandoci nell’ottica del titolare dei diritti, se vogliamo consentire alcuni usi liberi della nostra opera dobbiamo segnalarlo espressamente e chiaramente, cosicché qualsiasi fruitore (anche casuale) della nostra opera possa percepire questa nostra volontà e possa così avvantaggiarsi delle possibilità d’azione che abbiamo deciso di concedergli.

Detto questo, è ora il caso di ricordare che, essendo nel campo del diritto privato contrattuale, non è prescritta in alcuna norma una modalità specifica per comunicare questa volontà del detentore dei diritti. L’importante è che tale volontà sia espressa in modo chiaro e inequivocabile.

a. Il “disclaimer”

Sia che si tratti di opere in versione digitale, sia che si tratti di opere distribuite su supporto materiale, la soluzione più banale e più intuitiva è quella di apporre sull’opera (o di collegarvi indissolubilmente) un apposito disclaimer (cioè un’avvertenza, una nota) sui diritti d’autore cui specificare queste tre informazioni essenziali: il nome del titolare dei diritti, l’anno di pubblicazione dell’opera (cioè quello da cui i diritti sono esercitati) e il tipo di licenza applicata all’opera.

Un esempio corretto di disclaimer potrebbe essere il seguente:

Copyright © Pinco Pallino, 2013
[Eccetto dove diversamente specificato]
Quest’opera è rilasciata nei termini della licenza
Creative Commons Attribuzione – NonCommerciale
– Condividi Allo Stesso Modo 3.0
il cui testo è disponibile alla pagina Internet
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/[4]

Cerchiamo di non dimenticare nessuno di questi particolari e di riportare il link in maniera corretta ed integra; un disclaimer impreciso (o in sé contraddittorio[5]) vanificherebbe la sua funzione di comunicare informazioni con valore legale.

Ad ogni modo, consideriamo che, nel caso specifico di licenze Creative Commons applicate attraverso l’inserimento di codice html nelle pagine web (si vedano maggiori dettagli più avanti), una bozza di breve disclaimer compare già in calce alla nostra pagina; nulla vieta che si possa arricchire questo breve testo standard con maggiori informazioni o abbellirlo sostituendo alcune parole. Ciò che conta è che rimanga intatta la parte contenente il link alla licenza e che il risultato finale sia chiaro e coerente con la volontà che si vuole esprimere.

Per agevolare la corretta applicazione delle licenze alle opere (in inglese “marking”), creative Commons fornisce utili esempi preconfezionati di “markers”: si veda a tal proposito la pagina http://wiki.creativecommons.org/CC_markers.

Teniamo infine ben presente che scrivere “quest’opera è tutelata da una licenza Creative Commons…” (come troppo spesso si legge) non ha alcun senso, dato che – come già spiegato – le licenze CC non si occupano di tutelare l’opera ma di regolamentarne gli usi in un’ottica open.

b. Uso di loghi e “visuals”

Come abbiamo visto, Creative Commons ha puntato molto sull’efficacia semantica dei visuals, cioè di quei piccoli simboli e bottoni che con la loro grafica piuttosto evocativa individuano le licenze e gli altri vari tools di Creative Commons.[6] Oltre a quelli legati alle singole clausole, ne esiste uno generico (forse ancora il più diffuso) con il simbolino di Creative Commons, cioè la doppia C cerchiata, e la scritta “some rights reserved” (ovvero, “alcuni diritti riservati”).

 cc.srr.primary

È importante però tenere presente che si tratta di elementi che hanno principalmente uno scopo di abbellimento e di divulgazione, in modo che gli utenti siano aiutati a capire e a riconoscere con maggior efficacia le licenze e gli altri strumenti del mondo Creative Commons. Tuttavia loghi e visuals non hanno in sé un valore giuridicamente molto rilevante, nel senso che il solo utilizzo di uno di questi visuals non può essere sufficiente ad esplicitare la volontà del licenziatario se non sono legati ad un opportuno disclaimer testuale o (quando possibile) ad un link al testo della relativa licenza.[7]

Mettiamoci infatti nell’ottica di un generico fruitore della nostra opera licenziata sotto Creative Commons, il quale, senza sapere minimamente che cosa sia una licenza Creative Commons, si trova fra le mani un cd o un libro che riporta unicamente il visual corrispondente alla licenza o – ancor peggio – il generico bottone con la doppia C cerchiata e la dicitura “some rights reserved”. Con queste generiche indicazioni difficilmente l’utente potrà risalire alla reale volontà del licenziante e quindi la funzione informativa del visual risulterà insufficiente. Diverso è invece il discorso se ci muoviamo nell’ambito digitale e telematico: infatti se si tratta di un’opera pubblicata sul web, un semplice bottone può essere sufficiente ad informare l’utente nel momento in cui cliccandoci sopra compaia in modo chiaro e immediato il testo di un disclaimer informativo o direttamente il testo della licenza (sia esso in versione commons deed o legal code).

La questione si fa ancora più delicata se facciamo alcune considerazioni in fatto di diritto dei marchi e di tutela dei segni distintivi.

Infatti, come si legge nella pagina del sito ufficiale appositamente dedicata alle policies d’uso dei marchi CC, «la doppia C inscritta in un cerchio, il testo e il logotipo “Creative Commons” assieme ad ogni combinazione degli stessi, siano essi integrati in un contesto più ampio oppure isolati, sono marchi registrati da Creative Commons.»[8]

Ciò allo scopo di precisare che tutti i segni distintivi (loghi, marchi, visuals) sono oggetto di tutela legale e che il detentore dei diritti di tutela è la Creative Commons Corporation. Gli utenti degli strumenti offerti da Creative Commons possono utilizzarli liberamente ma nello stretto rispetto delle policies dettate dall’ente.

Si sono verificati molti casi in cui, forse per inesperienza e per disinformazione, il licenziante, invece di usare uno dei visuals appositamente creati da Creative Commons all’uopo di segnalare l’applicazione di una licenza all’opera, ha utilizzato il logo identificativo di Creative Commons. Si tratta infatti di due cose ben distinte e con funzioni non sempre coincidenti: il logo di Creative Commons (quello con la doppia C cerchiata e a fianco la scritta intera “Creative Commons”) è un marchio creato dalla Creative Commons Corporation allo scopo di identificare l’ente, il progetto e le iniziative ad essi legate.

 cc.logo

In merito all’uso del logotipo Creative Commons nella già citata pagina dedicata alle policies si legge infatti: «Creative Commons licenzia l’uso del suo logo istituzionale a condizione che il licenziatario utilizzi il marchio stesso per puntare solo ed esclusivamente alla Home Page di Creative Commons (www.creativecommons.org), Creative Commons conserva il diritto, a suo pieno, illimitato e insindacabile giudizio, di revocare tale licenza di marchio, per qualunque ragione, anche non specificata.»[9]

Nonostante Creative Commons abbia finora dimostrato una certa elasticità e tolleranza nell’utilizzo dei suoi loghi, teniamo sempre presente che l’uso non autorizzato di un marchio può comportare – in linea di principio – una controversia legale. Quindi è sempre opportuno attenersi strettamente alle policies di Creative Commons; e per eventuali usi in esse non previsti, contattare i responsabili del progetto per ottenere una specifica autorizzazione.

c. L’enforcement delle licenze, ovvero come comportarsi nel caso di violazioni

Come abbiamo già visto, Creative Commons tiene a precisare che l’utiizzo delle sue licenze non instaura un rapporto avvocato-cliente e che la sua è solo un’attività (meritoria) di messa a disposizione gratuita di licenze. Tuttavia è il singolo licenziante che si fa responsabile del corretto utilizzo delle licenze. D’altronde non sarebbe immaginabile poter tenere traccia di tutti gli usi delle licenze; e nemmeno avrebbe molto senso, dal momento che si tratta di atti di diritto privato.

Ne consegue che l’autore il quale, dopo aver rilasciato una sua opera con licenza CC, scopre che qualcuno ha utilizzato l’opera non rispettando le limitazioni imposte dalla licenza stessa, non può fare altro che attivarsi con i comuni mezzi del diritto civile avviando una controversia legale. Questa controversia, che preferibilmente dovrà essere assistita da un avvocato specializzato, sarà una comune controversia per violazione di diritto d’autore. Infatti, il mancato rispetto di una delle clausole della licenza fa decadere automaticamente i permessi da essa concessi, dunque chi ha utilizzato l’opera fuori dai limiti indicati dalla licenza si trova in realtà a non poter fare nemmeno gli usi dell’opera originariamente permessi dalla licenza, e quindi di riflesso in una situazione di violazione del diritto d’autore.

5. Il procedimento guidato per la scelta della licenza

Per chi non ha ancora acquisito una sufficiente dimestichezza con le licenze, Creative Commons ha predisposto un procedimento interattivo guidato per la scelta e l’applicazione della licenza più vicina alle esigenze del licenziante: cioè quello che si trova alla pagina del sito ufficiale http://creativecommons.org/choose/.

Osserviamo come compare la schermata del procedimento guidato, alla data di pubblicazione del presente libro:

 choose-license-tutto

In sostanza, per renderci le cose più semplici e intuitive, il sito ci pone alcune domande per dedurre quale delle sei licenze Creative Commons è più calzante con le nostre esigenze di licenzianti.

Iniziamo con il riquadro 1. La prima domanda è “Permetti che la tua opera venga modificata?”, e prevede tre possibili risposte: “sì”, “no” e “sì, fintanto che gli altri condividono allo stesso modo”. La seconda domanda è invece “Permetti che la tua opera venga utilizzata a scopi commerciali?” e prevede due risposte alternative: “sì” o “no”. Successivamente lo stesso riquadro prevede la possibilità di scelta della giurisdizione di riferimento. Cliccando sulla tendina, compaiono tutti i paesi del mondo in cui è stato completato il lavoro di porting delle licenze; e possiamo quindi scegliere la giurisdizione più opportuna, sulla base dei criteri di cui abbiamo fatto cenno sopra. È anche però possibile non indicare nessuna giurisdizione particolare lasciando evidenziata l’opzione “internazionale” (ovvero “unported”).

Sulla base delle risposte fornite nel riquadro 1, dovremmo vedere il riquadro 2 modificarsi di conseguenza, mostrandoci la licenza scelta tra le sei disponibili con le relative icone.

 choose-license-1

Nel riquadro 3 (la cui compilazione è facoltativa) è presente una parte mirata a raccogliere alcune informazioni addizionali sull’opera, attraverso alcuni campi liberi che il licenziante può liberamente compilare o lasciare in bianco. I dati che egli decide di inserire verranno poi incorporati all’interno dei metadati costituenti il digital code; ovviamente, se si vuole rendere l’opera facilmente reperibile e riconoscibile è opportuno fornire più informazioni possibili.

 choose-license-2

I campi da compilare riguardano nell’ordine:

– il titolo dell’opera;

– il nome dell’autore o del detentore dei diritti che gli utenti dell’opera dovranno citare, in rispetto della clausola Attribution (presente in tutte le sei licenze);

– l’URL (cioè l’indirizzo web preciso) a cui dovrà linkare chi utilizzerà o ridistribuirà l’opera;

– la fonte da cui l’opera licenziata è a sua volta tratta (nel caso di opera che deriva già da un’altra precedentemente pubblicata);

– l’indirizzo preciso della pagina web in cui il licenziante può eventualmente dichiarare di autorizzare altri usi oltre a quelli già concessi dalla licenza scelta;[10]

– il formato dell’opera (audio, video, immagine, testo, interattivo, o altro);

– la modalità di applicazione della licenza (tra cui vi è anche l’opzione “offline” per le opere che non venogno diffuse attraverso Internet).

Infine, il riquadro 4 raccoglie tutte le informazioni provenienti dalla compilazione dei riquadri 1 e 3 e le condensa nel cosiddetto “digital code”, fornendoci anche un’anteprima di come comparirà la licenza una volta che avremo incorporato il digital code nella nostra pagina web.

 commons-deed-esempio

Osservando il Commons deed così ottenuto (si veda l’immagine qui sopra), si rilevano tutti gli elementi di cui si è parlato in queste pagine: il nome della licenza indicato per esteso (completo di versione e giurisdizione, qualora avessimo scelto una versione localizzata); la divisione della licenza in due grandi parti, corrispondenti da un lato alle libertà per il licenziatario e dall’altro alle condizioni poste dal licenziante; alcune precisazioni aggiuntive, inserite alla fine del testo; infine, il link alla versione Legal Code della licenza.

Ovviamente, nel caso fossimo in procinto di pubblicare un’opera su un supporto materiale (ad esempio un libro, un cd, un dvd) invece che on-line, e volessimo utilizzare come disclaimer proprio il Commons deed, è altamente consigliabile aggiungere alla fine del testo una nota che riporti l’indirizzo web completo a cui l’utente può trovare il Legal Code (il cosiddetto URL). In questo modo, se un utente non informato sulle licenze Creative Commons si trovasse fra le mani un libro, un cd, un dvd con riportato questo Commons deed, sarebbe messo in grado di approfondire e accertare le condizioni d’uso che avete posto sull’opera, andando a leggere il testo integrale della licenza.

6. Applicare il waiver CC0

Alla pagina web http://creativecommons.org/choose/zero/ si trova il procedimento guidato per l’applicazione del waiver CC0.

Innanzitutto il sito propone un’avvertenza preliminare, che è utile riportare: «Usando CC0, tu puoi rinunciare a tutti i tuoi diritti d’autore e diritti connessi o simili che detieni sulla tua opera, quali i tuoi diritti morali (per quanto rinunciabili), i tuoi diritti all’immagine o alla riservatezza, diritti che ti proteggono contro la concorrenza sleale, e diritti sulle banche di dati che limitino l’estrazione, la disseminazione ed il riuso dei dati. Ricorda che tu non puoi rinunciare a diritti che non possiedi, salvo che tu abbia il permesso di farlo da parte del detentore. Per evitare di violare i diritti di terze parti, dovresti consultarti col tuo avvocato se hai dubbi rispetto al fatto di possedere tutti i diritti necessari per distribuire l’opera. Per favore, sii cosciente che questo non è un processo di registrazione e Creative Commons non immagazzina o salva le informazioni che inserisci. Questo strumento ti guida solo attraverso il processo di generazione del codice HTML che include i metadati per marcare la tua opera come disponibile sotto CC0. La tua opera non sarà associata con CC0 o resa disponibile sotto CC0 finché non la pubblicherai marcata come tale.»

Cliccando sul bottone “inizia”, si giunge alla vera pagina di scelta del waiver, in cui è possibile inserire i dati sull’autore e sull’opera e accettare i termini del servizio.

Il cuore del waiver sta nella frase: «Io sottoscritto, tramite la presente, rinuncio a tutti i diritti d’autore, copyright, diritti connessi ed affini, nonché a tutte le pretese e cause di azione, rispetto a quest’opera e nei limiti possibili nel rispetto della legge.»

 cc0-waiver

Dopo un’ulteriore richiesta di conferma, si giunge finalmente alla schermata con il “legal code” del waiver, che può essere prelevato e aggiunto al codice html della nostra pagina web.

7. Suggerimenti di natura tecnico-informatica

Le problematiche tecniche relative alla diffusione di opere sotto licenze Creative Commons sono in un certo senso complementari fra di loro e si possono differenziare a seconda del punto di vista da cui le si considera: se siamo autori o produttori è nostro interesse applicare correttamente le licenze CC in modo che chi cerca opere rilasciate con un certo tipo di licenza possa più facilmente arrivare alla nostra opera; se invece siamo dall’altra parte, cioè dalla parte dell’utente che cerca opere sotto licenze CC, riusciremo meglio nella nostra opera di ricerca e selezione se il licenziante ha a suo tempo applicato la licenza all’opera osservando tutte le cautele tecniche del caso.[11] Come si può ben intuire, le considerazioni che seguono sono riferibili unicamente ad opere pubblicate in versione digitale e diffuse attraverso Internet; dunque non riguardano opere pubblicate unicamente su supporti materiali.

Esistono vari modi per pubblicare e diffondere i file delle vostre opere in rete, alcuni che richiedono una certa dimestichezza e consapevolezza del mezzo telematico, altri più semplici ed intuitivi; inoltre, di recente, con l’avvento del cosiddetto “web 2.0”, sono nati diversi servizi che offrono una serie integrata di possibilità (dallo spazio web su cui ospitare i file, a processi di tagging e licensing più avanzati). Non è possibile, ovviamente, fornire una panoramica completa di tutti i servizi disponibili attualmente con le rispettive modalità di funzionamento; ci limiteremo dunque a chiarire alcuni principi di base e ad analizzare i servizi più diffusi, rimandando ad altre fonti per un approfondimento degli aspetti peculiari.[12]

a. Pubblicare opere sotto licenze Creative Commons sul proprio sito web

Se dalla home-page del sito italiano Creative Commons clicchiamo sul grosso tasto “pubblica” veniamo subito reindirizzati al processo di scelta e applicazione delle licenze di cui abbiamo parlato dettagliatamente.

Come già visto, a livello tecnico, questo processo mira a fornirci dei metadati identificativi della licenza da noi scelta. Inserendo queste righe di codice nella struttura html della nostra pagina web, vedremo comparire in calce alla pagina stessa il classico disclaimer e il bottone con il link al Commons deed della licenza.

Quindi, se ipotizziamo di voler pubblicare un filmato sotto licenza CC e di avere già un nostro sito web, non dobbiamo fare altro che: creare un’apposita pagina web, inserirvi il file video, visualizzarela pagina in “modalità codice”, copiare le righe di metadati fornite alla fine del procedimento di scelta della licenza, incollare i metadati nella parte finale del codice html, prima delle parole “</body></html>”. Questo procedimento, basato su un sistema denominato in termini tecnici Resource Description Framework (RDF)[13], vale indistintamente per tutti i tipi di opere poiché agisce non direttamente sul file dell’opera ma sul codice della pagina web che ospita il file.

b. Utilizzare l’applicativo CCPublisher

Se invece di taggare la pagina web che conterrà le nostre opere vogliamo inserire i metadati direttamente nei file, possiamo utilizzare un apposito applicativo realizzato da alcuni informatici del Progetto Creative Commons e reso disponibile per sistemi operativi Windows, MacOS X e Linux: questo piccolo software si chiama CC Publisher[14] ed è stato pensato per taggare file audio e file video con le informazioni relative alle licenze Creative Commons.

In sostanza, avviando l’applicativo è possibile importare in esso i file audio e video che vogliamo licenziare; una volta importati, il software ci chiede di inserire le informazioni relative alle opere (autori, interpreti, anno di pubblicazione, etc.); infine ci guida alla scelta della licenza Creative Commons più adeguata e automaticamente incorpora i relativi metadati all’interno del file.

Maggiori informazioni sull’uso dell’applicativo CC Publisher in campi specifici sono disponibili in un apposito tutorial disponibile sul sito di Creative Commons all’indirizzo http://wiki.creativecommons.org/CcPublisher.

c. Pubblicare opere sotto licenze Creative Commons attraverso siti specializzati

Diverso è invece il discorso per coloro che non dispongono di un sito web gestito in autonomia o che, per scelta, vogliono utilizzare servizi specifici per la pubblicazione online di contenuti con licenze di libera distribuzione. Negli ultimi anni ne sono nati molti e tutti hanno continuato ad implementare la loro capienza ed usabilità. La caratteristica comune di tutti questi servizi è quella di cercare di favorire e semplificare l’applicazione di licenze Creative Commons alle opere in essi contenute. Infatti, oltre a prevedere lo spazio web gratuito per caricare i propri file, offrono una procedura intuitiva e veloce per poter scegliere ed apporre le licenze. Una volta seguita correttamente la procedura proposta per l’upload e il licensing, vedremo i nostri file inseriti in questi grandi archivi virtuali e contraddistinti da appositi disclaimer e bottoni con il richiamo alla licenza scelta.

Pur senza la pretesa di fornire una panoramica completa, citiamo i più importanti:

– Internet archive (www.archive.org): immenso archivio generalista con contenuti di ogni tipo, che permette di applicare varie licenze di libera distribuzione oltre alle Creative Commons;

– Soundclick (www.soundclick.com): sito specializzato in contenuti musicali, nel quale è possibile optare per una licenza copyright a pagamento o una licenza Creative Commons;

– SpinXpress (www.spinxpress.com): sistema integrato che, oltre a fungere da archivio di contenuti (audio, video e immagini) rilasciati sotto licenze Creative Commons, favorisce un lavoro di collaborazione creativa fra i vari soggetti coinvolti;

– Jamendo (www.jamendo.com): sito web specializzato in contenuti musicali che richiede obbligatoriamente l’applicazione di una licenza Creative Commons;

– SoundCloud (www.soundcloud.com): altro servizio di condivisione di contenuti musicali che integra la scelta delle sei licenze Creative Commons assieme a quella del rilascio sotto copyright;

– Flickr (www.flickr.com): immenso archivio di immagini con cui è possibile segnalare l’applicazione di una licenza Creative Commons al proprio album fotografico.[15]

– Blogger (www.blogger.com): servizio di weblog che consente l’applicazione di una licenza Creative Commons al proprio blog.

– YouTube (www.youtube.com): alla data di produzione di questo libro, il noto servizio di condivisione di filmati di Google consente l’applicazione di una sola delle licenze Creative Commons (la licenza Atribuzione);[16]

– Vimeo (www.vimeo.com): se YouTube limita la scelta ad una sola licenza, ciò non avviene con il suo principale concorrente Vimeo, che invece dal 2010 ha deciso di integrare la possibilità di scelta tra le sei licenze CC.[17]

Per maggiori dettagli sul funzionamento dei singoli servizi, si consiglia di navigare nei rispettivi siti web.

d. Pubblicare opere sotto licenze Creative Commons attraverso programmi di file-sharing

Infine, resta sempre l’ipotesi dei programmi di file-sharing, come ad esempio Emule, Bittorrent, Gnutella con i quali già condividiamo file di altro genere. Possiamo quindi diffondere le nostre opere anche inserendo i relativi file nella cartella di condivisione del nostro programma; in questo modo coloro che saranno connessi alla stessa rete “peer-to-peer” potranno visualizzare i nostri file. Alcuni di essi hanno anche un’opzione di ricerca per individuare file contenenti metadati RDF; e se vogliamo rendere ancora più visibile agli utenti il fatto che l’opera sia licenziata in Creative Commons, possiamo scriverlo anche nel nome del file, eventualmente utilizzando le più comuni abbreviazioni (ad esempio “CC by-nc-sa” per segnalare un’opera sotto licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo).

PARTE SECONDA: Trovare e utilizzare opere rilasciate sotto licenze Creative Commons

1. Introduzione

Cambiamo ora ottica, passando dal punto di vista di colui che vuole diffondere le sue creazioni con una licenza CC a quello del semplice utilizzatore interessato ad opere che siano liberamente utilizzabili, ridistribuibili e addirittura modificabili.

Internet è diventata una miniera sterminata di contenuti creativi di vario tipo, raggiungibili gratuitamente e con pochi clic. La tentazione di considerare Internet come “la terra del pubblico dominio” (cioè la terra dell’assenza del diritto d’autore) è forte; tuttavia, è importante ricordare che non tutto ciò che reso disponibile in rete è libero dalle maglie del diritto d’autore. In ambito digitale come in ambito analogico, in assenza di una specifica licenza, un contenuto sottostà ad un pieno diritto d’autore del tipo “tutti i diritti riservati”; dunque per farne qualsivoglia utilizzo è opportuno contattare il titolare dei diritti e chiedere specifiche ed esplicite autorizzazioni.

Se invece il titolare dei diritti ha applicato alla sua opera una licenza Creative Commons, allora possiamo utilizzarla liberamente, ovviamente secondo i termini della licenza. In altre parole, ogni volta che troviamo in rete o ci viene inviata un’opera creativa di cui non abbiamo espressa autorizzazione all’uso, è buona norma verificare i suoi effettivi termini d’uso e appurare se vi sia eventualmente una licenza.

2. Cercare e trovare opere sotto licenze Creative Commons

Le vie per cercare opere licenziate sotto Creative Commons sono varie. Sostanzialmente possiamo affidarci ad un motore di ricerca più o meno specializzato oppure entrare in uno dei vari database online che hanno deciso di raccogliere e pubblicare sui loro server opere CC.

Al contrario di quanto alcuni credono, Creative Commons Corporation non fa attività di archiviazione e pubblicazione online di opere. L’approccio di Creative Commons è sempre stato quello di fare in modo che sia Internet stessa la fonte da cui attingere opere sotto licenze CC. Infatti, come abbiamo spiegato nel secondo capitolo, l’idea è quella che, se il licenziante ha operato correttamente nell’applicazione della licenza e più specificamente dei metadati RDF, qualsiasi motore di ricerca sensibile a quel tipo di metadati è in grado di rintracciare le opere licenziate.

a. La pagina di ricerca del sito di Creative Commons

Gli informatici di Creative Commons hanno sviluppato una sorta di motore di ricerca[18], che permette di fare impostare un filtro di ricerca relativo alle condizioni previste dalle licenze: esso si trova all’indirizzo http://search.creativecommons.org/.

Oltre al campo di ricerca in cui l’utente può inserire le parole chiave da ricercare, la pagina prevede due opzioni da spuntare una per la possibilità di usi commerciali e l’altro per la possibilità di modifiche e derivazioni:

 cc-search-page

Il sito di Creative Commons contempla anche una pagina in cui compaiono sotto forma di lista i principali siti e progetti in cui sono pubblicate opere sotto licenza Creative Commons. La pagina, che fa parte della sezione “wiki” del sito (e quindi è liberamente modificiabile dagli utenti loggati), si trova all’indirizzo http://wiki.creativecommons.org/Content_Curators.

b. Utilizzare Google e altri motori di ricerca

Anche se Google ha optato per rendere la sua schermata di ricerca molto minimale (e nel farlo ha nascosto alcune utili funzioni), il big dei motori di ricerca consente di cercare contenuti filtrandoli secondo il regime di copyright.

E’ sufficiente utilizzare la Ricerca avanzata (disponibile ora al sito www.google.it/advanced_search) e selezionare l’opzione desiderata alla voce “Diritti di utilizzo”. Non vi è un riferimento esplicito alle licenze Creative Commons, tuttavia le opzioni disponibili ricalcano a grandi linee il set di licenze offerto da Creative Commons.

 google-avanzata

c. Cercare su appositi siti

Esistono inoltre alcuni siti che hanno raccolto la sfida di Creative Commons e hanno reso possibile agli utenti l’uploadi di contenuti licenziati con una delle sei licenze. Questi siti sono diventati ora veri punti di riferimento per l’approvigionamento di contenuti creativi liberi.

Basti pensare all’enciclopedia libera Wikipedia con buona parte dei contenuti connessi (immagini, filmati, etc.)[19]; nonchè a tutti i progetti della Wikimedia Foundation (Wikimedia Commons, Wikisource, Wikiversity…). Inoltre è possibile cercare attraverso i motori di ricerca interni dei vari siti citati nel precedente paragrafo 7.c che permettono la pubblicazione con licenze Creative Commons (Flickr, YouTube, Vimeo, Jamendo, etc.).

d. La ricerca integrata nel browser Firefox

Vi è infine un’ulteriore possibilità: sfruttare il campo di ricerca già presente nel browser Mozilla Firefox (in alto a destra). Aprendo la tendina con le opzioni si trovano alcuni tra i più noti nomi della rete (Google, Yahoo!, Amazon, Wikipedia…) e ciò consente appunto di fare una ricerca su uno di questi siti direttamente attraverso quella finestrella. Se vogliamo inserire anche un’opzione “Creative Commons search”, basta che, navigando con Firefox ci rechiamo sulla solita pagina http://search.creativecommons.org/ e clicchiamo sulla voce in basso a destra “Aggiungi la ricerca CC al tuo browser”. Automaticamente verrà installato un apposito plugin e la nuova opzione comparirà all’interno della tendina.

10. Quali garanzie per gli utilizzatori?

Come abbiamo visto nel capitolo precedente, i licenzianti (cioè coloro che rilasciano opere con licenze CC) sono sempre in una posizione abbastanza privilegiata, dal momento che, in caso di violazione della licenza, entrano sempre e comunque in gioco i principi del diritto d’autore a tutelare pienamente l’opera.

Diversa è invece la situazione per chi sta dall’altra parte della barricata. Infatti l’utente che trova un’opera con il richiamo ad una licenza, la può riutilizzare facendo affidamento sul fatto che tale richiamo sia stato effettivamente apposto dal titolare dei diritti. Purtroppo, la comunicazione Internet non permette di tenere traccia di ogni passaggio e dunque può verificarsi la malaugurata ipotesi che il titolare dei diritti non voglia affatto rilasciare la sua opera con Creative Commons e che quindi la licenza sia stata aggiunta (in buona fede o in mala fede) da un altro soggetto non titolato a farlo.

Si tratta in verità di un caso abbastanza limite; e la dottrina giuridica comunque risolve il dilemma applicando la teoria dell’affidamento. Secondo questa teoria, un negozio giuridico è valido se vi è contrasto tra volontà e dichiarazione ma colui che riceve la dichiarazione non era in grado di accorgersi del contrasto usando l’ordinaria diligenza.


[2]Questo paragrafo riporta in versione sintetica e parzialmente rielaborata il contenuto della pagina del sito ufficiale Creative Commons http://wiki.creativecommons.org/Before_Licensing.

[3]Eccetto ovviamente le opere di pubblico dominio.

[4]Questo è il link corrispondente alla versione Commons deed della licenza, la quale a sua volta rimanda alla versione Legal code. Nulla vieta (anzi, in certi casi può essere anche consigliabile) che si inserisca il link diretto al testo del Legal code. L’effetto a livello giuridico sarebbe identico.

[5]Ad esempio contenente il nome di una licenza, ma con il link di una licenza diversa.

[6]Si vedano a titolo esemplificativo quelli riportati nel par. 3 del capitolo precedente. Una panoramica completa di tutti gli elementi grafici proposti da Creative Commons è disponibile alla pagina web www.creativecommons.org/about/downloads.

[7]In realtà in alcuni casi specifici è stato ritenuto sufficiente. È un argomento su cui non c’è ancora consenso unanime fra i giuristi.

[10]A tal proposito di veda anche quanto detto in merito a CC Plus.

[11]Lo stesso sito italiano di Creative Commons (cioè www.creativecommons.it) ha una home page piuttosto semplice, strutturata proprio in due grandi sezioni principali: “cerca” e “pubblica”.

[12]In appendice si riporta una traduzione italiana della pagina del sito Creative Commons intitolata “How to publish”, cioè “Come pubblicare”.

[13]«Il Resource Description Framework (RDF) è lo strumento base proposto da W3C per la codifica, lo scambio e il riutilizzo di metadati strutturati e consente l’interoperabilità tra applicazioni che si scambiano informazioni sul Web.» cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Resource_Description_Framework.

[14]CC Publisher è rilasciato a sua volta sotto la più diffusa licenza copyleft per software, cioè la GNU GPL, ed è scaricabile liberamente al sito http://wiki.creativecommons.org/CcPublisher.

[15]Maggiori dettagli al sito http://www.flickr.com/creativecommons/.

[17]Si veda la notizia pubblicata sul blog di Vimeo: http://vimeo.com/blog/post:321

[18]Creative Commons tiene però a precisare che «search.creativecommons.org non è un motore di ricerca, ma piuttosto offre un accesso agevole a servizi di ricerca forniti da altre organizzazioni indipendenti. CC non ha alcun controllo sui risultati che vengono forniti. Non dare per scontato che i risultati visualizzati in questo portale siano licenziati con Creative Commons. Verifica sempre che l’opera sia realmente licenziata con una licenza CC seguendo il collegamento. Poiché non vi è alcuna registrazione per l’utilizzo delle licenze CC, Creative Commons non ha modo di sapere quando un’opera sia o non sia licenziata con CC. Se hai dubbi in merito contatta direttamente il detentore dei diritti o cerca di contattare il sito in cui hai trovato il contenuto.»

[19]Wikipedia era originariamente sotto la licenza GNU FDL ed è passata alla licenza Creative Commons Attribution – Share Alike nel 2009.