6 Granelli o castelli di sabbia?

Quando il lettore non accumula e non aggrega contenuto

Gino Roncaglia

Ma davvero il contenuto “granulare” on-line dà una lettura meno complessa rispetto a quella del libro tradizionale? Secondo me, sì.

In questo senso: l’elaborazione del contenuto granulare on-line è affidata interamente al fruitore (chi lo raccoglie e lo usa). In alcuni casi (la maggioranza), il fruitore si limita a muoversi all’interno della granularità: passa da un granello di sabbia all’altro, ma non li accumula, e tanto meno li usa per costruire castelli. In alcuni casi (una minoranza) il fruitore invece raccoglie e struttura alcuni di questi granelli di sabbia, aggiungendo raccordi ed elementi originali. Ma anche in questo caso, la raccolta e strutturazione è spesso puramente personale, e non viene a sua volta condivisa. Troppo spesso non c’è uno sforzo collaborativo e consapevole per costruire complessità (il castello di sabbia), ma una dispersione nei frammenti.

Questa, però, non è colpa del digitale: non è affatto necessario che il contenuto digitale sia sempre granulare e frammentato. Il lavoro di costruzione di complessità è perfettamente possibile. Solo che gli strumenti che abbiamo, la pigrizia, il fatto di non avere ancora le idee ben chiare su come costruire della buona complessità digitale, il tipo di formazione al digitale che ci viene offerta, sono tutti fattori che spingono ad aggiungere granelli di sabbia, anziché a passare al livello successivo di elaborazione e costruire dei contenuti più complessi. Prendiamo come esempio i messaggi di stato su Facebook. Ci dedichiamo energie. Ci infiliamo idee. Ma restano frammenti: un mese dopo quelle energie e quelle idee sono disperse nella catasta di granelli di sabbia.

Ci servirebbero dei buoni strumenti per recuperare, aggregare, elaborare questi contenuti. Li abbiamo? Guardiamo ancora a Facebook: il motore di ricerca fa schifo. Non c’è alcun meccanismo di segnalibri che aiuti a marcare, tipizzare e recuperare i contenuti nostri e altrui (gli #hashtag possono al massimo aggregare per un breve periodo un sottoinsieme di contenuti che finisce per essere abbastanza arbitrario – e comunque, qui su Facebook, chi li usa davvero?). Sfido chiunque a recuperare facilmente e usare una conversazione di oggi tra 4-5 mesi. La conversazione è a volte interessante, ma si perde. Certo, ciascuno di noi potrebbe costruirsi un libro dei ritagli, organizzare e conservare qualcosa. Ma in assenza di strumenti adatti e comodi, siamo naturalmente pigri, e non lo facciamo. E se anche lo facessimo, finiremmo per farlo solo per noi.

Il libro (su carta o digitale) è un esempio (ce ne sono altri) di situazione assai diversa: è complesso, strutturato, ha alle spalle un lavoro di elaborazione consapevole e finalizzata alla distribuzione e alla lettura. Non è un granello di sabbia, e neanche una raccolta di granelli di sabbia, ma già un prodotto complesso. E’ facile recuperarlo, citarlo, discuterlo – è complessità pronta all’uso.

La mia idea non è che questo renda il libro tradizionale “migliore” dei contenuti digitali. Anche perché il libro può essere benissimo digitale. La mia idea è che ci servano nel mondo digitale strumenti di costruzione, elaborazione, condivisione della complessità che vadano oltre la pura granularità. Sapendo che la complessità possibile nel mondo digitale è diversa e potenzialmente assai più ricca di quella tradizionale, dato che può usare le tre armi della multimedialità, dell’interattività, dell’ipertestualità. Gli esempi ci sono: ad esempio gli e-book Touchpress sono spesso magnifici (come lo erano, ormai quasi vent’anni fa, i prodotti multimediali della Voyager di Bob Stein). Ma perché lavoriamo così poco a produrre buoni contenuti complessi, e così tanto a produrre granelli di sabbia che poi ci sfuggono fra le dita?

P.S.

I stand amid the roar
Of a surf-tormented shore,
And I hold within my hand
Grains of the golden sand-
How few! yet how they creep
Through my fingers to the deep,
While I weep- while I weep!
O God! can I not grasp
Them with a tighter clasp?
O God! can I not save
One from the pitiless wave?
Is all that we see or seem
But a dream within a dream?

(Da A Dream Within a Dream, Edgar A. Poe)