Presentazione

In questi tempi, chi più chi meno,  in ambiti come quello accademico, editoriale o bibliotecario, avrà sentito parlare dell’accesso aperto (Open Access) all’informazione scientifica, vale a dire, della disponibilità libera e gratuita dei contenuti in internet. Si tratta di un modello di diffusione del sapere scientifico che implica, in ultimo luogo, un cambiamento radicale nel funzionamento della comunicazione scientifica.

Struttura

Nonostante si tratti ormai di un’iniziativa conosciuta, ci sono ancora idee molto confuse e interpretazioni erronee su alcuni dei suoi obiettivi, caratteristiche e sul suo funzionamento. L’elenco di questi argomenti, confusioni ed equivoci è lungo. Presenteremo qui i più frequenti, che utilizzeremo come filo conduttore del libro:

I sette fraintendimenti riguardo l’accesso aperto

1) L’accesso aperto vuole eliminare la revisione degli esperti (peer review).

2) Le riviste in accesso aperto non hanno qualità e non sono economicamente sostenibili.

3) I depositi contengono materiali di scarsa qualità e non hanno visibilità.

4) L’accesso aperto è un mezzo per evitare i diritti d’autore.

5) I ricercatori non sono interessati né motivati all’accesso aperto.

6) Non c’è interesse nel promuovere l’accesso aperto.

7) L’accesso aperto ha un ruolo residuale nella comunicazione scientifica.

Abbiamo ideato questo libro come un mezzo per chiarire questi dubbi e fraintendimenti che circolano sull’accesso aperto. Dedicheremo un capitolo per contestualizzare e dare risposta ad ognuna di queste affermazioni errate.

Quindi, in primo luogo presenteremo le basi e i precedenti dell’accesso aperto, inteso come cambio radicale nel funzionamento del sistema della comunicazione scientifica.

Nei due capitoli successivi, analizzeremo la situazione delle riviste scientifiche e dei “depositi”, che costituiscono le due vie per ottenere questo cambio di modello.

In seguito, tratteremo gli aspetti legali all’informazione scientifica, l’attitudine dei ricercatori riguardo l’accesso aperto e le politiche sviluppate per facilitare la diffusione di questo modello.

Infine, presenteremo una stima dei successi di questo modello conseguiti finora e indicheremo le sue prospettive future.

Ogni capitolo termina offrendo una risposta concreta ad ognuno dei sette errori frequenti segnalati.

Riferimenti base

Questo libro ha carattere informativo e attinge a fonti classiche di autori e gruppi internazionali del settore che si citeranno a continuazione.

Tra i principali teorici dedicati allo studio dell’accesso aperto alla scienza, meritano nota Peter Suber, attualmente professore a Stanford e autore dei testi più citati sul tema di accesso aperto, a Jean-Claude Guédon, professore dell’Università di Montreal che ha analizzato i suoi aspetti sociologici, Stevan Harnad dell’Università di Southampton e creatore del direttivo ROAR, e John Willinsky, promotore del Public Knowledge Project. Tutti loro sono stati pionieri e principali promotori del movimento e dispongono di una vasta e citata bibliografia.

D’altra parte, l’accesso aperto è stato oggetto d’interesse da parte di diversi gruppi internazionali che hanno creato prodotti e servizi diversi come direttivi di riviste open access, di “depositi”, di politiche a favore dell’accesso aperto o il software per i depositi. Questi gruppi si trovano nelle Università di Southampton (direttivo ROAR, software EPrints, ecc.), di Nottingham (con i direttivi OpenDOAR, Sherpa/ROMEO, Juliet, ecc.), di Lund (Direttivi di riviste Open Access), o nell’Università di British Columbia (Public Knowledge Project, promotore del software OJS per la gestione di riviste e OCS per la gestione di congressi). Sono anche importanti, il progetto DRIVER che ha coordinato l’azione dei depositi europei, o Necobelac, dedicato alla divulgazione del modello di accesso aperto.

Per ciò che concerne la conoscenza sulla produzione scientifica riguardante l’accesso libero, una delle fonti bibliografiche più complete e interessanti è la Open access bibliography, prodotta da Charles Bailey (2005-10), con una struttura in paragrafi (opere generali, dichiarazioni, riviste, depositi, aspetti legali, ecc.) che mostra una visione generale di questo ambito. Per quanto riguarda monografie di carattere generale, possiamo evidenziare la raccolta Open access: key strategic, technical and economic aspects (Jacobs, 2006) e altre due monografie più recenti di Crawford (2011) e dello stesso Peter Suber (2012).

La bibliografia italiana sull’Open Access (OA) risulta non molto cospicua, soprattutto se paragonata a quella dei paesi anglosassoni e piuttosto recente, visto che l’interesse verso questo tema si sviluppa in larga parte a partire dal convegno di Messina, descritto più avanti(v. Cap. 7), che ha segnato l’ingresso “ufficiale” del movimento OA in Italia.

Nel complesso prevalgono contributi dedicati a resoconti su eventi e congressi (nazionali e internazionali) ovvero articoli tematici e relazioni tecniche in atti di convegno, come pure volumi collettanei piuttosto che monografie organiche. La studiosa italiana che per prima si è occupata di OA (ed è tuttora molto attiva su questo fronte) è stata Antonella De Robbio, che a partire dal 2001 ha dedicato numerosi saggi a questo tema, dapprima centrati sulle iniziative tecniche dell’OAI (Open Archives Initiative) e poi sempre più sull’OA in generale. Nel 2007 l’autrice ha raccolto i suoi primi scritti sull’argomento in un volume intitolato Archivi aperti e comunicazione scientifica (De Robbio, 2007), edito presso ClioPress sottoforma di e-book ad accesso gratuito, ma disponibile anche a stampa on demand. Merita di essere segnalato anche il numero monografico che l’AIDA (Associazione Italiana Documentazione Avanzata) nel 2008 ha dedicato all’OA allo scopo di accrescere la consapevolezza sulle tematiche dell’accesso aperto alla conoscenza da parte dei documentalisti e bibliotecari italiani. Nel 2010 sono apparsi due volumi rilevanti ma diversi per natura e approccio disciplinare: si tratta della miscellanea di Mauro Guerrini (2010) dedicata agli archivi istituzionali avente taglio prettamente biblioteconomico e della monografia di Luciano Paccagnella (2010), sociologo, che adotta una prospettiva di analisi molto ampia. Solo recentemente, nel 2012, è stata pubblicata nella collana “Bibliografia e Biblioteconomia” dell’Editrice Bibliografica una monografia di Maria Cassella intitolata Open Access e comunicazione scientifica. Verso un nuovo modello di disseminazione della conoscenza, con la quale l’autrice intende offrire «una panoramica completa ed esaustiva sui principali temi dell’Open Access».

Per la conoscenza del panorama degli studi in Italia sull’OA un fondamentale strumento di informazione e di aggiornamento bibliografico è rappresentato dal wiki italiano sull’OA (Miconi, 2009) che alla pagina “Bibliografia in lingua italiana” (2013) presenta quanto è stato prodotto in ambito italiano sul tema dell’accesso aperto e segnala lavori significativi di autori stranieri tradotti in lingua italiana.

In Spagna i primi articoli pubblicati furono di José Manuel Barrueco e Imma Subirats (2003), dedicati in particolar modo al protocollo OAI-PMH e, successivamente gli articoli, già riguardanti l’accesso aperto in generale, di Alice Keefer (2005, 2007), Remedios Melero (2007), e Tony Hernández, David Rodríguez e Gema Bueno (2007). Rispetto alle monografie, una delle prime è stata lo Informe APEI sobre el acceso abierto pubblicata da Julio Alonso, Imma Subirats e Luisa Martínez (2008) e, successivamente, Antonio Ariño (2009), professore di sociologia dell’ Università de València, ne pubblicò un’altra dedicata al “movimento aperto”, con un approccio più ampio (software, scienza e materiali didattici ). Infine, possiamo citare il gruppo di ricerca “Accesso aperto alla scienza”, dedicato alla realizzazione di studi in questo settore.

Inoltre all’analisi di questi riferimenti teorici, il libro utilizza l’esperienza e le conoscenze dell’autore riguardo l’accesso aperto in una triplice veste universitaria: come ricercatore che dispone di un progetto specifico su questo tema e che pubblica articoli in riviste scientifiche; come docente, con diversi corsi che include la materia; e come amministratore, con esperienza  pregressa svolgendo il ruolo di responsabile della gestione di biblioteche di un gruppo di rettori.

Pubblico

Questo libro è rivolto a lettori con interessi e problematiche differenti:

– agli accademici (professori e ricercatori) si mostrerà come potrà essergli utile l’accesso aperto in quanto autori di articoli scientifici,

– agli editori di riviste scientifiche (così come a tutti gli agenti del processo della comunicazione scientifica, in generale), si offriranno modelli per cambiare anche solo parzialmente la propria struttura di edizione,

– ai dirigenti universitari, si daranno le chiavi per stabilire politiche di sostegno,

– ai professionisti in ambito bibliotecario – che sono stati uno dei gruppi più attivi nella promozione e diffusione di questo nuovo modo di comunicazione scientifica – si segnaleranno gli ambiti in cui potranno continuare ad incidere, e

– agli studenti universitari e lettori interessati nell’ambito scientifico in generale, per aiutarli a comprendere i cambi che si stanno realizzando nella comunicazione scientifica.

Ci auguriamo che il libro possa aiutarli ad avere un’idea più ampia e precisa dei contorni di questo movimento e che contribuisca, inoltre, ad eliminare ogni dubbio e false idee che circolano su di esso.

Edizione italiana

Il presente testo proviene principalmente dal libro Acceso abierto a la ciencia, pubblicato da Editorial UOC nel 2012. Sebbene sia passato solo un anno dalla sua pubblicazione, ho voluto aggiornare alcuni dati che si offrono e, d’altra parte, ho ritenuto necessario adattarlo al paese della nuova edizione facendo riferimento alla situazione dell’accesso aperto in Italia nei diversi capitoli. In questo paragrafo ho contato sul prezioso aiuto di Maria Teresa Miconi, professoressa di Bibliografia e Biblioteconomia dell’Università di Macerata, ed esperta riconosciuta in open access.

Ringraziamenti

Voglio ringraziare i membri del gruppo di ricerca “Acceso abierto a la ciencia” e in particolare, Reme Melero, Francisca Abad e Josep Manuel Rodríguez Gairín per il lavoro comune che abbiamo realizzato su questo tema dal 2008,  Lluís Anglada per avermi coinvolto in commissioni istituzionali e darmi una visione più attiva dell’accesso aperto, Ignasi Labastida per i preziosi commenti sulla prima stesura, Alice Keefer per i tanti riferimenti e per avermi indicato le prime vie da seguire in questo ambito e  Tomàs Baiget e Javier Guallar, cordinatori di questa raccolta, per avermi proposto la redazione del libro e per le agevolazioni concessemi per preparare la versione italiana.

Per ciò che concerne la edizione italiana, i miei ringraziamenti vanno ai consigli di Giovanni Solimine, grande amico che ha avuto il mio appoggio in diversi progetti, Paola Castellucci con cui abbiamo condiviso l’interesse per l’accesso aperto, Andrea Capaccioni e Giovanni Di Domenico. Infine, devo ringraziare Maria Teresa Miconi per il suo inestimabile aiuto per l’adattamento del libro alla situazione italiana.