6 Comportamenti da tenere in compagnia degli altri

Tu dèi sapere che gli uomini naturalmente appetiscono più cose e varie, percioché alcuni vogliono sodisfare all’ira, alcuni alla gola, altri alla libidine et altri alla avarizia et altri ad altri appetiti; ma, in comunicando solamente infra di loro, non pare che chiegghino, né possano chiedere né appetire, alcuna delle sopradette cose, conciosiaché elle non consistano nelle maniere o ne’ modi e nel favellar delle persone, ma in altro. Appetiscono adunque quello che può conceder loro questo atto del comunicare insieme; e ciò pare che sia benivolenza, onore e sollazzo, o alcuna altra cosa a queste simigliante. Per che non si dee dire né fare cosa per la quale altri dia segno di poco amare o di poco apprezzar coloro co’ quali si dimora. Laonde poco gentil costume pare che sia quello che molti sogliono usare, cioè di volentieri dormirsi colà dove onesta brigata si segga e ragioni, percioché, così facendo, dimostrano che poco gli apprezzino e poco lor caglia di loro e de’ loro ragionamenti, sanza che chi dorme, massimamente stando a disagio, come a coloro convien fare, suole il più delle volte fare alcun atto spiacevole ad udire o a vedere: e bene spesso questi cotali si risentono sudati e bavosi. E per questa cagione medesima il drizzarsi ove gli altri seggano e favellino e passeggiar per la camera pare noiosa usanza. Sono ancora di quelli che così si dimenano e scontorconsi e prostendonsi e sbadigliano, rivolgendosi ora in su l’un lato et ora in su l’altro, che pare che li pigli la febre in quell’ora: segno evidente che quella brigata con cui sono rincresce loro. Male fanno similmente coloro che ad ora ad ora si traggono una lettera della scarsella e la leggono; peggio ancora fa chi, tratte fuori le forbicine, si dà tutto a tagliarsi le unghie, quasi che egli abbia quella brigata per nulla e però si procacci d’altro sollazzo per trapassare il tempo. Non si deono anco tener quei modi che alcuni usano: cioè cantarsi fra’ denti o sonare il tamburino con le dita o dimenar le gambe; percioché questi così fatti modi mostrano che la persona sia non curante d’altrui. Oltre a ciò, non si vuol l’uom recare in guisa che egli mostri le spalle altrui, né tenere alto l’una gamba sì che quelle parti che i vestimenti ricuoprono si possano vedere: percioché cotali atti non si soglion fare, se non tra quelle persone che l’uom non riverisce. Vero è che se un signor ciò facesse dinanzi ad alcuno de’ suoi famigliari, o ancora in presenza d’un amico di minor condizione di lui, mostrerebbe non superbia, ma amore e dimestichezza. Dee l’uomo recarsi sopra di sé e non appoggiarsi né aggravarsi addosso altrui; e, quando favella, non dee punzecchiare altrui col gomito, come molti soglion fare ad ogni parola, dicendo: – Non dissi io vero? – – Eh, voi? – Eh, messer tale? – e tuttavia vi frugano col gomito.