Premessa

La finalità di questo testo è di aiutare gli studenti a maturare una propria riflessione critica sull’evoluzione dei diritti (o del diritto) della personalità. L’idea di scrivere un manuale è emersa durante l’esperienza di insegnamento del corso di diritto civile presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento. Ho tenuto questo corso per alcuni anni (dall’anno accademico 2011-2012) assieme al Prof. Giovanni Pascuzzi e poi (dall’anno accademico 2016-2017) come unico titolare della cattedra per la partizione A-J. L’oggetto dell’insegnamento è variato nel tempo. Negli ultimi anni la trattazione si è concentrata sui diritti della personalità.

Il corso si basa sul metodo casistico-problematico. Gli studenti apprendono la materia dei diritti della personalità affrontando casi realmente verificatisi e risolti dai giudici o casi ipotetici elaborati dal docente. Il metodo casistico-problematico serve agli studenti non solo per apprendere il sapere dichiarativo ma anche per sviluppare alcune abilità. Tra queste, la capacità di formulare e risolvere un problema giuridico argomentando oralmente o per iscritto la soluzione prescelta.

Il libro riflette la struttura di un corso breve: cinquanta ore di lezioni frontali più venti ore di esercitazioni svolte nello stesso arco di tempo delle lezioni (all’incirca due mesi). Non ha per questo l’ambizione di poter sostituire un’organica trattazione teorica, né tantomeno di essere esaustivo. Si tratta piuttosto di uno strumento di lavoro che funge da ausilio alle lezioni e allo studio dei testi di riferimento della materia.

I temi trattati attengono alla metodologia del corso e al settore dei diritti della personalità. L’oggetto di studio riguarda il mutamento giuridico riletto attraverso l’evoluzione tecnologica. La tecnologia e la sua evoluzione riflettono scelte politiche, economiche e giuridiche della società. L’evoluzione tecnologica è alla base delle prime istanze di tutela dei diritti della personalità e oggi della crisi del concetto di persona.

Le tecnologie digitali e le biotecnologie hanno cambiato profondamente le dinamiche sociali e la nostra essenza di esseri umani. Qualcuno arriva ad affermare che l’uomo si accinge a contemplare il proprio declino, in quanto i dati e l’intelligenza artificiale sarebbero destinati a dominare la scena. Si parla in proposito di datismo (e di datificazione), per descrivere una concezione del mondo (o una religione) che mette al centro non la natura e gli animali (compreso l’uomo) ma i dati.

Al di là delle estremizzazioni, molte analisi convergono nel descrivere una tendenza del capitalismo a ridurre le persone a merce (o a materia prima), anche attraverso la loro datificazione. In una società in cui la mercificazione si associa alla sorveglianza e quest’ultima diventa pervasiva si moltiplicano le minacce alla persona nelle sue dimensioni individuale e collettiva. In gioco è la tenuta delle società democratiche. In che misura il diritto civile (il diritto dei privati) può contribuire a contrastare o ad assecondare queste minacce? Alcune risposte parziali dovrebbero emergere nella parte quarta.

Mentre lavoravo alla preparazione del corso e di questo testo è esplosa la pandemia da Covid-19. Tutti i docenti e gli studenti delle scuole e delle università hanno dovuto intensificare l’uso delle tecnologie digitali e in particolare, fare ricorso alla c.d. didattica a distanza. Nell’anno accademico 2020-2021 (da settembre a novembre 2020) il corso di diritto civile si è, perciò, svolto completamente online attraverso due canali: uno pubblico e in Open Access sul mio blog personale (robertocaso.it «frammenti di un discorso pubblico») e un altro privato su una comunità Moodle dell’Università di Trento. Nella pagina web pubblica sul sito robertocaso.it gli studenti hanno avuto la possibilità di scaricare il materiale di riferimento: decisioni giudiziali, saggi dottrinali, voci enciclopediche, podcast e video (ad es., spezzoni di film attinenti ai problemi affrontati nel corso). Inoltre, gli studenti hanno potuto scaricare brevi video preregistrati dal docente attinenti alle lezioni introduttive nonché lucidi (le slide) e testi (le dispense) di tutte le lezioni.

Le lezioni si sono svolte tutte in videoconferenze sincrone per gruppi o per l’intera classe, durante le quali il confronto tra docente e studenti non è mai venuto meno. Dunque, il materiale di ausilio per la lezione è servito da complemento a una lezione che dava spazio all’interazione tra docente e studenti.

La comunità privata si è incentrata soprattutto sul «forum» nel quale sono stati riproposti i casi affrontati a lezione al fine di consentire agli studenti di cimentarsi nella formulazione e risoluzione dei problemi giuridici anche per iscritto. Lo scambio tra docente e studenti è stato intenso e costante.

Il primo bilancio dell’esperienza, anche alla luce delle opinioni degli studenti, sembra positivo.

Non c’è dubbio che l’essenza dell’università sia rappresentata dalle lezioni in presenza che costituiscono un aspetto fondamentale della creazione di una comunità di studio e di conoscenza. In una classe alla fine si diventa una cosa sola, cioè si crea quel che gli antichi greci chiamavano sinuìa (συνουσία), l’unione in un’essenza, che nell’università è rappresentata dalla conoscenza e dallo spirito critico.

Tuttavia, le tecnologie digitali hanno (forse) consentito di costruire una comunità di conoscenza virtuale con caratteristiche differenti da quelle che si creano in presenza.

L’augurio che faccio ai miei studenti e a me stesso è di tornare presto in classe, magari con più consapevolezza sull’uso delle tecnologie di studio e apprendimento, e soprattutto di viaggiare nei testi, negli ipertesti e nelle aule delle università del mondo.