Capitolo VI

Alimentazione (Carestia, Prezzo dei pane).

1. Alimentazione.—Uno dei fattori che complicano, fino a renderle spesso inestricabili, le influenze di clima, di razza e di densità è l’alimento.

Confrontando, con Oettingen (o. c.), come nella seguente tabella, le cifre annue dei delitti in Prussia coi prezzi correnti degli alimenti indispensabili, noi vediamo che, al pari e forse più della civiltà, vi ha parte l’alimentazione—poichè col maggior buon mercato del grano diminuiscono i delitti contro la proprietà, salvo l’incendio, ed aumentano quelli contro le persone, e fra questi specialmente i reati di stupro:

Anno Delitti di stupro Incendi Delitti contro la proprietà Delitti contro le persone Prezzo corrente del grano, segale, patate, ecc.
1854 2,26 0,43 88,41 8,90 217,1
1855 2,57 0,46 88,93 8,04 252,3
1856 2,65 0,43 87,60 9,32 203,3
1857 4,14 0,53 81,52 13,81 156,3
1858 4,45 0,60 77,92 17,03 149,3
1859 4,68 0,52 78,19 16,63 150,6

Nella stessa Prussia, nel 1862, quando il prezzo delle patate, ecc., era molto elevato, i delitti contro la proprietà erano nelle proporzioni di 44,38, e quelli contro le persone di 15,8; quando il loro prezzo calò scemarono a 41 i primi, aumentarono a 18 i secondi.

Il caro del 1847 fece crescere del 24% la media dei delitti contro le persone (Wappoeus, Allg. Bewölk., anno 1861).

Meglio ancora facendo la sintesi delle cifre date dallo Starke per la Prussia per 24 anni, cioè dal 1854 al 1878 (Verbrechen und Verbrecher, 1884, Berlino).

Anni in cui il frumento è caro (più di 12 m. p. 50 kg) Anni in cui il frumento costa poco (meno di 10 m. p. 50 kg.) Anni in cui il frumento ha un prezzo medio (da 10 a 12 p. 50kg.)
Delitti in genere 1 su abit. 172,9 190,6 179,8
Furti » 1.990 2.645 2.512
Furti boschivi » 50,8 48,2 49,5
Falso » 76.285 71.787 68.600
Bancarotta » 77.600 56.300 56.200
Contro l’ordine pubblico » 4.282 3.587 3.055
Incendi » 68.328 46.960 71.666
Percosse » 37.328 54.463 45.933
Omicidi » 109.987 118.225 95.900
Infanticidi » 230.700 227.000 227.000

Si vede che il prezzo del frumento se qualche poco influisce nei delitti in genere, non agisce però direttamente che sui furti il cui massimo corrisponde al massimo del prezzo delle derrate.

È evidente invece che il minimo dei prezzi del frumento che corrisponde al benessere massimo, corrisponde a un numero un po’ maggiore di incendi, di percosse e di omicidi, il che non può spiegarsi se non perchè il minor costo del pane permette di comprar più vino.

Il prezzo medio del grano corrisponde alla maggior frequenza di falso, bancarotta e reati contro l’ordine pubblico.

In Francia dalle tabelle grafiche del Corre (o. c.) dal 1843 al 1883 si vede la linea della frequenza dei delitti (reati contro le proprietà) crescere sempre pur mantenendosi quasi parallela alla linea del prezzo del pane, sin verso il 1865, dalla qual’epoca diverge crescendo sempreppiù mentre questo ultimo cala, segno che s’inframmezzano altre cause che la fanno andare in seconda linea.

fig1Fig. 1

Il diagramma del suicidio segue un andamento parallelo al precedente, salvo nel 1860 e 1879-83 in cui è in opposizione.

Infine la linea dei crimini che si abbassa costantemente, dopo il 1847, non è vincolata completamente a quella del prezzo del pane, inquantochè presenta un andamento inegualmente parallelo, non seguendone soprattutto le grandi saltuarietà, anzi nel 1860-64 essendo in opposizione (Vedi Fig. 1).

V. Rossi trae analoghe conclusioni da uno studio sulla criminalità di Roma, Cagliari ecc. pel novennio 1875-1883 in rapporto al calore atmosferico ed al prezzo del pane (Arch. di Psich. ed Antrop. Criminale, 1884).

Il numero dei reati contro la proprietà (esclusi i furti qualificati e le grassazioni), subisce l’azione simultanea della temperatura invernale e del prezzo dell’alimentazione. Infatti, nel novennio troviamo che il massimo numero di questi reati (70.738) si raggiunse nel 1880, quando ad un altissimo prezzo del frumento, si aggiunse una bassa media invernale; mentre nel 1877, in cui col più alto prezzo del frumento si ha un inverno mite, il numero di tali reati non arrivò che a 61.498; nel 1881 poi, in cui diminuì sensibilmente il prezzo del grano e aumentò il calor medio invernale si ebbe nei reati contro la proprietà una fortissima diminuzione; da 70.730 scesero a 59.815; la diminuzione continua negli anni 1882 e 1888 appunto, quando contemporaneamente a diminuzioni nel prezzo del grano, si hanno diminuzioni nel rigore invernale; nel 1880 poi, anno in cui ad un alto prezzo del grano corrisponde una bassa media invernale, si ebbe il più alto numero di furti qualificati del novennio; invece negli anni successivi, il numero di questi reati venne sempre diminuendo, poichè diminuì il prezzo del grano e si elevò la temperatura media invernale.

Nulla è l’azione della temperatura sulle ferite, percosse ed altri reati contro le persone, dal 1875 al 1883, mentre invece ad ogni aumento nel prezzo del grano, corrisponde diminuzione nel numero di questi reati, e viceversa.

Tav. I. ITALIA

Ore di lavoro necessarie
all’operaio per ottenere l’equivalente di
1 quintale
frumento
1 quintale
pane
1875 146
1876 148
1877 166
1878 154
1879 152
1880 149 207
1881 122 181
1882 116 176
1883 104 167
1884 96 149
1885 93 146
1886 93 145
1887 93 147
1888 92 147
1889 95 149

Reati denunziati e per i quali provvidero gli uffici del P. M.
(sopra 100.000 abitanti)

Furti Truffe e frodi Omicidi e percosse Ferite Reati contro il buon costume Reati contro la sicurezza dello Stato
qualificati semplici qualificati semplici
137,48 4,00 10,71 0,24 1875
134,06 4,50 10,45 0,14 1876
153,61 3,49 9,20 0,25 1877
184,77 3,91 10,86 0,67 1878
172,10 6,54 13,79 3,45 0,45 1879
196,84 160,04 49,04 5,87 12,48 147,38 3,11 0,37 1880
146,46 123,24 43,84 5,35 11,08 151,48 3,95 0,34 1881
140,98 124,26 43,24 5,54 10,17 157,10 3,76 0,37 1882
131,07 117,30 41,85 4,98 10,08 165,10 3,66 0,66 1883
116,77 106,89 39,61 5,02 9,63 167,18 4,12 0,61 1884
115,25 104,84 40,19 4,72 9,27 145,41 4,29 0,45 1885
116,73 110,83 43,85 4,52 9,13 158,83 4,56 0,42 1886
105,91 107,98 40,56 4,11 8,38 180,61 4,41 0,49 1887
111,44 115,80 42,21 4,26 9,11 192,27 5,25 0,26 1888
122,19 121,83 45,37 4,19 8,17 178,78 5,62 0,26 1889

fig 2Fig. 2

Ma lo studio più esauriente sull’influenza sopra le varie specie di reati, in Italia, delle ore di lavoro necessarie per ottenere l’equivalente di 1 kg. di frumento o di pane con che si conglobano i prezzi degli alimenti con le variazioni dei salari ci vien rivelato dall’opera poderosa ed esauriente del Fornasari di Verce (La criminalità e le vicende economiche in Italia, 1895), dalle cui cifre esposte nella Tav. I e riassunte nella Fig. 2, emerge:

1º Tutti i reati contro la proprietà, ad eccezione degli incendi e danni e in parte delle grassazioni, specie con omicidio, seguono parallelamente e con molta fedeltà (quando fattori interferenti troppo potenti non intervengano), la curva delle ore di lavoro necessarie agli operai per procurarsi l’equivalente di un quintale di farina o di pane; i furti aumentano infatti da 137 a 153 durante il periodo 1875-77 coll’aumentare delle ore di lavoro ecc. e diminuirono da 184 a 111 nel periodo 1879-88 col loro diminuire.

Nessuna influenza ne sentono i reati contro il commercio, i falsi, ecc.

Nei reati, invece, contro le persone, pei quali il fattore principale è il vino, i prezzi degli alimenti e le variazioni nei salari agiscono soltanto in via indiretta, nel senso che scemando quelli e crescendo questi, l’operaio viene ad avere una maggior potenzialità di acquisto e di consumo di alcoolici, come vidimo per la Prussia (v. s.). Più particolareggiando troviamo che gli omicidi semplici diminuiscono, salvo nel 1884, parallelamente al costo del pane (ossia colle ore ecc.), dando almeno il 2º massimo (5,87) dove c’è il massimo del costo del pane nel 1880, e cifre sempre più basse negli anni successivi in cui questo sempre più cala.

Le ferite e percosse seguono invece una linea affatto saltuaria e indifferente dando il massimo nel 1888 e il minimo nel 1885, mentre minima in quegli anni è la differenza nel costo del pane, influendovi invece dunque certo assai il vino.

2º Quanto ai reati contro il buon costume essi crescono mano a mano che diminuiscono le ore di lavoro; così dal 1881 al 1888, in cui le ore di lavoro scemano da 122 a 92 essi crescono da 3,11 a 5,25.

3º I reati contro la sicurezza dello stato, come quelli contro la [90]pubblica amministrazione, la pubblica tranquillità, ecc. non risentono che pochissimo quest’influenza.

Per le ribellioni e violenze a pubblici ufficiali vale l’osservazione fatta a proposito dei reati contro le persone.[1]

Per il Regno Unito della Gran Brettagna e l’Irlanda le statistiche di 50 anni che Fornasari di Verce mi ha riassunto per quest’opera danno analoghi rapporti tra i reati e le variazioni del prezzo del grano cioè:

1º I crimini contro la proprietà senza violenza rincarando il grano più spesso aumentano, come nel periodo 1845-47, da 19.510 a 29.571, vi sono però eccezioni (nel periodo 1870-73, in cui malgrado l’aumento del grano, i delitti diminuiscono; ribassando di prezzo quasi sempre diminuiscono, come nel periodo 1847-52, in cui il pane diminuisce da 50 a 40 e i delitti da 23.910 a 21.306 e nel 1857-58 in cui diminuisce da 23.917 a 20.619.

2º I crimini contro la proprietà con violenza sono indifferenti al buon mercato. Infatti diminuiscono nel periodo 1842-45 e nel 1862-68 colla diminuzione del prezzo del frumento, ma aumentano nel periodo 1881-86 malgrado il buon mercato; però quando rincara il grano più spesso aumentano, come nel periodo 1845-47 da 1491 a 1732 e nel 1867-68 da 1940 a 2253.

3º I crimini contro la proprietà con distruzione dolosa non sono in relazione chiara con le variazioni nel costo del grano, infatti, diminuiscono durante i periodi 1842-45 e 1883-84 che segnano un ribasso nel prezzo: ma poi malgrado il ribasso aumentano nei periodi 1852-55 e 1862-63.

4º I crimini di falso e contro la circolazione monetaria non ne sono influenzati. Infatti durante la diminuzione costante del prezzo del grano nei periodi 1842-45, 1848-52, 1884-88 segnano volta a volta aumenti e diminuzioni.

5º I crimini contro le persone, gli altri crimini, i reati giudicati sommariamente, sono indifferenti.[2] [91]Anche per la Nuova Galles del Sud che ci dà l’idea dell’Europa da qui a cento anni secondo le ricerche di Fornasari (V. Fig. 3) si hanno analoghe conclusioni:

fig3Fig. 3.

Incerta o nulla vi è l’influenza dei prezzi alimentari sugli assassinii. Infatti uno dei massimi di consumo del frumento (nel 1888, 7, 6), corrisponde al massimo di assassini, 31, mentre non corrispondono al loro minimo i due minimi del consumo nè le cifre intermedie.

Sugli omicidi poi la influenza esiste ma invertita, tanto che il massimo del consumo, 7,8 (1887), corrisponde al minimo di omicidi, 7 ed il minimo di consumo, 5,5 (1891), al massimo di omicidi, 25. Nulla anch’essa o incerta è l’influenza sulle ferite il cui massimo 102 (1886) e minimo 61 (1884) non corrispondono affatto al massimo e minimo consumo di frumento.

Negli stupri il massimo 41 (1886) corrisponde a uno dei medii 6,1, e il minimo di stupri 7 (1887) corrisponde al massimo di consumo.

Più spiccata è invece l’influenza nel furto: infatti si vede mano a mano diminuire o aumentare il furto coll’aumentare o diminuire del consumo del frumento; non però proporzionalmente: così p. es. nel 1883-84-85 abbiamo un aumento graduale nel consumo del frumento—6,0-6,8-7,0—a cui corrisponde una graduale diminuzione di delitti, cioè 714-583-566, e così nel 1888-89-90 abbiamo un salto nei consumi, 7,6-5,9-7,2, cui corrisponde un altro nei furti—529-608-512—(Vedi Fig. 3).

La carestia deprime gli stimoli sessuali, l’abbondanza li eccita, e mentre nella prima i bisogni alimentari insoddisfatti spingono al furto, nell’abbondanza essendo meno vivi dissuadono dal crimine.

Le stesse ragioni troveremo per la scarsità del lavoro, o per l’assottigliamento delle mercedi. Si è notato che le donne ed i domestici sono più spinti degli altri al delitto dal caro dei viveri, forse perchè più degli altri ne risentono gli effetti, e gli ultimi perchè coll’abitudine di un’intermittente agiatezza perdettero la forza di resistenza alle privazioni.

Nel mentre si riconosce evidente quest’azione dell’alimento nell’accrescere i delitti di furto quando è troppo scarso, e qualche volta gli omicidii, i reati di libidine e di ferimento quando è troppo abbondante, si comprende perchè la criminalità in genere non ne possa variar molto perchè se un gruppo di reati cresce in una data condizione alimentare, cala l’altro sotto la condizione opposta, e viceversa.

E nemmeno quando agisce in una data direzione costante modifica essenzialmente la quota di certi reati: p. es. nei furti qualificati in Italia l’azione del rincaro dell’alimento è notevole: ma il massimo divario oscilla fra 184 e 105, ossia con una variabilità di 790000. E quando i reati di libidine crescono per il buon mercato, la massima differenza è di 2,140000, il che si comprende quando si pensa alla maggior influenza organica ereditaria, alla climatica ed etnica.

Senza poi dire la strana contraddizione che alle volte emerge pel fatto che quando il pane è caro mancano i denari per gli alcoolici, e per ciò, in linea regolare, gli omicidi e le ferite diminuiscono; ma viceversa, qualche volta, si assassina di più (come a N. Galles) per procurarseli.—Morbihau e Vandea, secondo Joly, figurano fra i più morali (France criminelle, 353), eppure i salari sonvi di poco aumentati, mentre gli oggetti necessari alla vita vi son raddoppiati di prezzo, ma vi si abusa meno di alcoolici. Invece a Bouches de Rhône, i salari accrebbero del 30 e le derrate del 15%; ad Hérault crebbero i salari dal 60 al 90% e meno assai le derrate, eppure questi due dipartimenti sono fra i più immorali perchè appunto vi si abusa di più d’alcoolici e, lì, il se débaucher è sinonimo di sollazzarsi.

È un fatto che le carestie sono rare e vanno scemando, mentre i furti son costanti e vanno aumentando (Joly, La France criminelle, 358).

Quindi comprendiamo perchè la quota dei delitti che si deve alla privazione di alimenti, alla vera miseria, sia più scarsa di quanto si immagina dai più: nelle statistiche del Guerry il furto dei commestibili entra per 1100, appena, sul totale dei furti; ed anche in questa quota la fame vi può assai meno della leccornia. Su 43 categorie di oggetti rubati, a Londra, ha il 13º grado il furto di salciccie, polli, cacciagioni, il 30º grado quello di zuccheri, carne, vino, e solo il 43º grado quello del pane.

E bene nota Joly che nella statistica francese dal 1860 al 1890, mentre i furti di denaro, di biglietti di banca ecc. erano i più numerosi, 39600, quelli di farina, di biada o di animali domestici non passavano i 5500.

Macé diceva (Un joli monde): è raro che la fame meni al furto; [94]il giovinetto ruba coltello e sigari, e, fra i commestibili, l’adulto ruberà liquori, e la donna dolci e cioccolatta.

Altrettanto dicasi delle meretrici. Se, dice Locatelli, la fame e l’abbandono fossero per sè sole capaci di spingere una fanciulla al meretricio, converrebbe decretare dei premi Montyon alle migliaia e migliaia di onorate figlie del popolo, che non ostante gli stimoli delle più gravi privazioni e le seduzioni d’ogni natura, si astennero dal far mercato di se stesse.

Non è difficile che, col tempo, si possa dimostrare l’influenza di qualche speciale alimento nel favorire alcuni delitti.

È noto come l’alimentazione vegetale, prevalente, tenda a rendere miti e docili gli animi, mentre crudeli e violenti li rende l’alimentazione carnea. Potrebbe essere che in parte da ciò dipenda la docilità con cui il contadino lombardo sopporta i mali trattamenti dei suoi padroni; e la violenza con cui li vendica il romagnolo, tanto dedito alle carni porcine. Certo è che appunto nei reati di libidine contro adulti, i beccai, i salcicciai danno le massime proporzioni, toccando il 6,1% in confronto del 3,5 su bambini (Fayet, Séances et travaux de l’Académie, etc., 1846). Viceversa, i barcaiuoli e marinai, in Italia, danno il minimo dei reati in genere (mentre nella popolazione formano il 0,7%, essi dànno il 0,2 nella delinquenza), nel che parrebbe influire, oltre l’isolamento, il cibo di pesce; il che sarebbe però contrario all’idea di Humboldt che notava maggior ferocia nei popoli ittiofagi pel maggiore stimolo degli alcalini sul sangue (Correspondance, tom. VI, pag. 28).

2. Rivolte.—Anche l’azione della fame sulle rivolte fu molto esagerata come ho mostrato nel Delitto Politico. Dall’opera preziosa del Faraglia (Storia dei prezzi in Napoli, 1878, Napoli) che ci dà per quasi nove secoli, anno per anno, il prezzo dei viveri, noi vediamo 46 massime carestie e furono degli anni: 1182, 1192, 1257, 1269, 1342, 1496-97, 1505, 1508, 1534, 1551, 1558, 1562-63, 1565, 1570, 1580, 1586-87, 1591-92, 1595, 1597, 1603, 1621-22, 1623-25, 1646, 1672, 1694-97, 1759-60, 1763, 1790-91, 1802, 1810, 1815-16, 1820-21.

Orbene questi 46 anni di carestia non presentano colle rivolte coincidenza, che 6 volte, cioè nel 1508, 1580, 1587, 1595, 1621-22, 1820-21; nella sommossa celebre, quella di Masaniello (1647) molte altre cause s’associano alla questione economica, quali la pazzia di Masaniello[3], la stagione calda, ed i crudeli trattamenti degli Spagnuoli, poichè se nel 1646 vi fu carestia, nel 1647, se non di grano, eravi però abbondanza di frutti, carne, lardo e cacio (Op. cit., pag. 155). E non vi fu rivolta, del resto, nella carestia terribile del 1182, che durò 5 anni e nella quale gli uomini a stento si cibavano d’erbe agresti e non vi fu nella carestia del 1496-97 che giunse a provocare una crudele moria, e i cittadini dovettero fuggire alla campagna; nè in quella del 1565 in cui tanta era la miseria che le foglie fracide di cavolo si vendevano come fossero sane e fresche (op. cit., pag. 136) e neppure in quella del 1570 nella quale «partivansi i poveri dalle provincie e movevano alla volta di Napoli a torme, affamati, laceri, infermi sperando di campare la vita, e le vie ne furono miserevolmente piene», nè infine in quella del 1586. E qui è opportuno ripetere per la Francia, che se nel 1827, 1832 e 1847 vi furono rivolte parallele a crisi economiche ed a carestie, non vi mancò la temperatura estiva elevatissima; e che in quelle del 1834, 64 e 65 non vi troviamo più chiara l’influenza economica nè la meteorica.

A Strasburgo dalle annate 1451-500 a 1601-1625 crebbe il prezzo del bue di 134% e del porco del 92%, e per molti decenni decrebbero i salari degli operai del 10%, eppure non si ebbero rivolte (Martini, Preussischer Jahrb., 1895, nov.).

Nel 1680, causa l’estrema carestia, gli operai di Madrid si organizzavano in bande, saccheggiavano le case dei ricchi e ne uccidevano i padroni; non passava un giorno che non si vedesse qualche ucciso per aver del pane; eppure non vi si notò una vera rivolta (Bukle, IV).

L’India è un paese, nel quale le conseguenze di carestie terribili si poterono seguire quasi coi nostri occhi. Quella del 1865-66 fece perdere ad Orizza il 25%, a Puri il 35% della popolazione, eppure in quell’anno non vi furono insurrezioni.

Le carestie più celebri di questo centennio, almeno a Nellore, una delle provincie più esposte per la frequente mancanza di pioggia, e per l’eccessiva densità della popolazione, accaddero negli anni seguenti: 1769-70, 1780, 1784, 1790-92, 1802, 1806-7, 1812, 1824, 1829, 1830, 1833, 1836-38, 1866, 1876-78 (Hunter, Imp. Gazette of India, 1881).

Nella carestia del 1769-70 un terzo della popolazione perì; nel 1877-78 si calcolò che per la carestia morirono, oltre la media normale, più che 5 milioni d’abitanti sopra 197 milioni (The Indian Empire, Hunter, 1882). Eppure non sappiamo che queste carestie abbiano dato luogo a sollevazioni e tumulti.

La grande insurrezione indiana del 1857-58 si deve (Hunter, op. cit.) in gran parte alle ripugnanze contro le innovazioni (telegrafo, vapore, ecc.) introdotte dalla civiltà, alle congiure di principi detronizzati e, almeno secondo Hunter, moltissimo anche all’avere i Cipay del Bengala sentito o creduto che si volessero ingrassare le cartuccie con grasso di porco (Kaye, History of the Sepoi, 1865). Dunque la fame prolungata vi potè meno che la superstizione.

Ed anche l’altre rivoluzioni Indiane a noi note non hanno rapporto col caro dei viveri; così l’insurrezione di Bohilla 1751, quella della setta dei Sikh nel Ponjab 1710, dei Cipay nel 1764, le piccole insurrezioni semidinastiche nei Synt 1843, quella dei Sikh nel 1848.

È notevole ancora che la provincia d’Orizza, la più colpita delle carestie, fu quella che diede il minor numero di sommosse.

Tutto ciò si può spiegare dal fatto, cui anche gli studi sulle azioni dei climi tropicali e polari ci confermeranno, che l’uomo prostrato nelle forze non ha abbastanza energia per reagire, sicchè il massimo della sventura umana, almeno quanto alle rivoluzioni, ha quasi una influenza più favorevole che non il massimo della felicità. Ciò è poi consono a quanto si osserva nella statistica criminale, come che nell’epoche di carestie e nei grandi freddi scemano in genere tutti i reati contro le persone, specie gli stupri e assassinii.[4]


  1. Cfr. Fornasari di Verce, op. cit, § 25-31 e 34-42.
  2. Cfr. Fornasari di Verce, op. cit, § 62-68.
  3. V. Tre Tribuni studiati da un alienista, di C. Lombroso, Bocca, 1887, pag. 157, 158, 159.
  4. Vedi Lombroso. Delitto politico e criminalità. Bocca, 1895.—Id., Pensiero e meteore. «Bibliot. intern.», Milano, 1875.