Bonomi e i suoi amici

Si vuole rivalorizzare Bonomi, il Pier Soderini della democrazia italiana. I suoi amici personali pubblicano raccolte di vecchi articoli di Bonomi, assunti alla gloria di documento storico. I giornali dell’opposizione costituzionale riproducono dall’Azione, organo del clan Bonomi, i pezzi apologetici del grande statista Bonomi, le dimostrazioni sull’inutilità storica del fascismo in Italia dopo il ministero Bonomi, fatte da Bonomi, ecc., ecc., ecc. Questi episodi hanno la loro importanza, hanno il loro significato nel quadro generale delle fatiche cui si sottopone la democrazia borghese per rifare la sua élite dirigente, per arginare in qualche modo l’azione corrosiva del fascismo e aprirsi nuovi spiragli verso l’avvenire: Bonomi è un ex socialista; nonostante sia collare dell’Annunziata, qualche volta ancora si lascia andare a chiamarsi socialista. Turati ha molta stima di Bonomi, crede che Bonomi sia ancora socialista; perché tutto il riformismo turatiano si è avvicinato a Bonomi, potrebbe, nel suo complesso, ornarsi di un grande collare dell’Annunziata. Bonomi-Amenndola sono e diventeranno sempre piú i due anelli piú forti della catena che va dallo stato maggiore al Corriere della sera, al Mondo, alla Stampa, al Partito socialista unitario.

Bisogna dunque parlare di Bonomi e dei suoi amici perché sia piú chiaro il significato del «blocco della libertà» e dei fini reali che esso si propone; bisogna parlare di Bonomi per ricordare specialmente:

1) che egli è stato ministro della guerra nel gabinetto costituito da Giolitti nella prima metà del 1920, dopo la costituzione della Confederazione generale dell’industria. I giolittiani non volevano Bonomi, in nessun modo, a nessun costo: sino alla vigilia della sua «investitura» la Stampa condusse una campagna violentissima, atroce, contro Bonomi. Bonomi fu «imposto» a Giolitti, e questa imposizione era di per se stessa eloquentissima, data la situazione d’allora; Bonomi fu imposto come ministro della guerra, per il dicastero intorno a cui in tutte le formazioni ministeriali dal ’20 al ’22 si svolsero le lotte piú violente (basta ricordare l’episodio Amendola-Di Scalea nel ministero Facta) tra reazione e democrazia, tra fascismo e antifascismo. Bonomi rappresentò, nel gabinetto Giolitti, la sentinella avanzata del militarismo, della Corte, della reazione piú nera che allora esistesse in Italia, quando il fascismo si ammantava ancora di programmi e di parole demagogiche.

2) Bonomi procedette, nel luglio 1920, alla smobilitazione degli ufficiali rimasti nei quadri dopo l’armistizio. È noto il piano di questa smobilitazione: esso fu il piano di preparazione della guerra civile che doveva essere scatenata contro il proletariato e contro i contadini alla fine del 1930. Gli ufficiali smobilitati entrarono nei fasci per comando dei loro superiori, per applicare il piano elaborato al ministero della guerra, di cui era titolare Bonomi. Questa massa militarizzò il fascismo attraverso la costituzione delle «disperate» e delle squadre d’azione rionali comandate dai membri delle «disperate», secondo un piano che era già stato applicato in Russia dai socialrivoluzionari, anch’essi aiutati dagli elementi «tecnici» forniti dall’ufficialità zarista. Bonomi e lo stato maggiore sapevano servirsi dell’esperienza internazionale, e nel ministero della guerra c’era il russo addetto a funzionare da collegamento. Che significato ha avuto la manovra politica di Mussolini conosciuta col nome di «tendenzialità repubblicana»? Ha avuto appunto questo significato: impedire che il fascismo divenisse un mero strumento di Bonomi e dello stato maggiore, conservare ai dirigenti del fascismo — Mussolini e consorti — il predominio e l’iniziativa della reazione, togliere agli ufficiali comandati le funzioni direttive che essi avevano rapidamente acquistato specialmente nella Valle padana e nell’Italia centrale: la manovra mussoliniana si concluse infatti con lo scioglimento delle «disperate» e con la rivalorizzazione degli elementi politici del fascismo. Bonomi fu sconfitto da Mussolini allora, ma si consolò perché il fascismo aveva fatto proprio il suo programma reazionario, perché Mussolini, pur di comandare, di primeggiare, aveva accettato la nuova situazione creatasi nel «suo» fascismo e anzi intendeva condurla fino alle estreme conseguenze.

Questo è stato l’ufficio di Bonomi nei primi tempi del fascismo, questo è stato il suo contributo allo sviluppo della reazione in Italia. Il passato indica chiaramente la sua attuale funzione, spiega il significato dei tentativi che si fanno per rimetterlo a galla, per dargli un posto di leader della democrazia risorgente nel blocco della libertà. A Hitler-Mussolini, il Corriere della sera, preferisce Noske-Bonomi: ecco tutto.

L’Ordine Nuovo, 15 marzo 1924. Non firmato.