Italia e Spagna

Cos’è il fascismo, osservato su scala internazionale? È il tentativo di risolvere i problemi di produzione e di scambio con le mitragliatrici e le revolverate. Le forze produttive sono state rovinate e sperperate nella guerra imperialista: venti milioni di uomini nel fiore dell’età e dell’energia sono stati uccisi; altri venti milioni sono stati resi invalidi; le migliaia e migliaia di legami che univano i diversi mercati mondiali sono stati violentemente strappati; i rapporti tra città e campagna, tra metropoli e colonie, sono stati capovolti; le correnti d’emigrazione, che ristabilivano periodicamente gli squilibri tra l’eccedenza di popolazione e la potenzialità dei mezzi produttivi nelle singole nazioni, sono state profondamente turbate e non funzionano piú normalmente. Si è creata un’unità e simultaneità di crisi nazionali che rende appunto asprissima e irremovibile la crisi generale. Ma esiste uno strato della popolazione in tutti i paesi — la piccola e media borghesia — che ritiene di poter risolvere questi problemi giganteschi con le mitragliatrici e le revolverate, e questo strato alimenta il fascismo, da gli effettivi al fascismo.

In Ispagna l’organizzazione della piccola e media borghesia in gruppi armati si è verificata prima che in Italia, è stata iniziata già negli anni 1918 e ’19. La guerra mondiale ha piombato in una crisi terribile la Spagna prima che gli altri paesi: i capitalisti spagnoli avevano infatti saccheggiato il paese e venduto tutto il vendibile già nei primi anni della conflagrazione. L’Intesa pagava meglio di quanto potessero pagare i consumatori poveri spagnoli, e i proprietari vendettero all’Intesa tutta la ricchezza e la merce che avrebbe dovuto servire alla popolazione nazionale. La Spagna già nel 1916 era uno dei paesi europei piú ricchi finanziariamente, ma piú poveri di merci e di energie produttive. Il movimento rivoluzionario divenne impetuoso, i sindacati organizzarono la quasi totalità della massa industriale, gli scioperi, le serrate, gli stati d’assedio, lo scioglimento delle Camere del lavoro e delle Leghe, gli eccidi, le fucilate nelle strade divennero il tessuto quotidiano della vita politica. Si formarono i fasci (i somaten) antibolscevichi; essi si costituirono inizialmente, come in Italia, con personale militare, preso dai clubs (juntas) degli ufficiali, ma rapidamente allargarono le loro basi, fino ad arruolare, come a Barcellona, 40.000 armati. Seguirono la stessa tattica che i fascisti in Italia: aggressione dei capi sindacalisti, violenta opposizione agli scioperi, terrorismo contro le masse, opposizione a ogni forma organizzativa, aiuto alla polizia regolare nelle repressioni, negli arresti, aiuto ai crumiri nelle agitazioni di sciopero e nelle serrate. Da tre anni la Spagna si dibatte in questa crisi: la libertà pubblica è sospesa ogni quindici giorni, la libertà personale è divenuta un mito, i sindacati operai funzionano in gran parte clandestinamente, la massa operaia è affamata ed esasperata, la grande massa popolare è ridotta in condizioni di selvatichezza e di barbarie indescrivibili. E la crisi si accentua, e si è ormai giunti all’attentato individuale.

La Spagna è un paese esemplare. Essa rappresenta una fase che tutti i paesi dell’Europa occidentale attraverseranno, se le condizioni economiche generali si manterranno come oggi, con le stesse tendenze odierne. In Italia attraversiamo la fase attraversata dalla Spagna nel 1919: la fase dell’armamento delle classi medie e dell’introduzione, nella lotta di classe, dei metodi militari dell’assalto e del colpo di sorpresa. Anche in Italia la classe media crede di poter risolvere i problemi economici con la violenza militare; crede di sanare la disoccupazione con le revolverate, crede di calmare la fame e di asciugare le lacrime delle donne del popolo con le raffiche di mitragliatrice. L’esperienza storica non vale per i piccoli borghesi che non conoscono la storia; i fenomeni si ripetono e si ripeteranno ancora negli altri paesi, oltre che in Italia; non si è ripetuto in Italia, per il partito socialista, ciò che già da qualche anno si era verificato in Austria, in Ungheria, in Germania? L’illusione è la gramigna piú tenace della coscienza collettiva; la storia insegna, ma non ha scolari.

L’Ordine Nuovo, 11 marzo 1921. Non firmato.