Discussioni nel carcere di Turi

Il fascismo cosí come ci si presenta in Italia è una forma particolare di reazione borghese che sta in rapporto alle peculiari condizioni storiche della classe borghese in generale, e del nostro paese in particolare.

Il fascismo in Italia non può essere valutato esattamente senza inquadrarlo nella storia del popolo italiano, nella struttura economica e politica dell’Italia.

Bisogna, almeno, risalire alle ragioni storiche che segnano le tappe della formazione unitaria dello Stato italiano, alla influenza nefasta della Chiesa, all’azione della democrazia e della socialdemocrazia per avere una piú reale spiegazione dei caratteri particolari di questa forma di reazione che in Italia si denomina fascismo.

La stessa mancanza di unità politica della borghesia italiana, che sta in rapporto alla struttura economica del nostro paese, e il cui tratto piú particolare è visibile durante il periodo della lotta per l’indipendenza italiana, ci spiega in parte l’origine e lo sviluppo del fascismo al quale sarà proprio riservata la funzione storica del raggruppamento delle forze borghesi nel momento in cui esistono tutte le premesse storiche per questa realizzazione.

D’altro lato, la mancanza di una vera e propria rivoluzione democratica borghese in Italia, che lascia insoluti tutta una serie di problemi che avrebbero, se risolti, facilitato la maggiore coesione tra la borghesia italiana, acutizza ed accelera per converso la lotta di classe, lo sviluppo della classe lavoratrice.

Pertanto, se con la partecipazione dell’Italia alla guerra mondiale la borghesia italiana sembra realizzare quella unità che prima di allora non aveva conosciuto, il dopo guerra riaprirà tutte le contraddizioni che la guerra aveva in parte attutite e riporrà piú esasperati tutti i vecchi problemi della società italiana.

Il dopo guerra è caratterizzato in Italia da un particolare momento storico che può essere definito il parallelismo delle forze.

Da un lato le forze borghesi che lottano senza una unità d’azione politica per gravare gli oneri di guerra sulla classe lavoratrice, dall’altro quest’ultima, che, sotto la guida del partito socialista, lotta per la conquista del potere senza avere realizzato una unità di classe.

Ma mentre il proletariato italiano diluisce, per la posizione storicamente errata del PS, la propria efficienza rivoluzionaria in una tattica che non lo porta alla conquista del potere, la borghesia riesce ad operare il proprio raggruppamento delle forze per la lotta contro la classe lavoratrice.

Il movimento fascista della prima ora, che debutta a mezzo delle squadracce al soldo degli agrari in alcune zone agricole e piú particolarmente nella Valle padana, è la manifestazione della lotta della borghesia contro i lavoratori in generale, e in particolare della borghesia rurale contro la associazione dei braccianti agricoli.

La tattica della borghesia italiana ha due direttrici: contro le Camere del lavoro, e contro la Federterra, ma la freccia di queste direttrici si origina nella campagna per far fronte sui centri urbani.

La conversione delle forze rurali verso i centri urbani ripete la tattica dello strozzamento della città da parte della campagna.

I raggruppamenti sociali che costituiscono gli elementi operanti nei quadri delle organizzazioni fasciste sono dati in un primo tempo dai rifiuti sociali, in un secondo momento, cioè, dopo l’appoggio del governo Giolitti, dalla piccola borghesia rurale e urbana la quale crede che sia per essa venuto il momento storico di dirigere le sorti d’Italia.

Questo momento coincide con l’allargamento delle basi sociali del fascismo e con la depressione della spinta rivoluzionaria in Italia, l’indice della quale è dato dal movimento per la occupazione delle fabbriche.

Tutte le fasi ulteriori della lotta politica in Italia riflettono attraverso l’azione tumultuosa, contraddittoria del partito fascista, da un lato, le fasi della lotta di classe, dall’altro, il processo di azione e reazione di strati sociali che la borghesia italiana utilizza per la lotta contro il proletariato; processo che si -svolge quasi uniformemente a quello della centralizzazione del capitale in Italia e che ha come conseguenza la predominanza del capitalismo finanziario, agli interessi del quale tutta la politica del fascismo è subordinata.

Cosí, ad un certo momento, il fascismo diviene la forma di organizzazione piú particolarmente chiamata a difendere gli interessi di questa parte della borghesia italiana riuscendo nello [stesso] tempo e a mezzo di particolari forme di organizzazione ad attutire, sia pure in forma relativa, gli interessi disparati della borghesia.

Questo fatto è stato facilitato in Italia dalle forme istituzionali a base antidemocratica, vincolate da una legislazione che inibisce ogni possibilità di reazione contro lo strapotere di raggruppamenti borghesi economicamente piú forti. Cosí il Parlamento la cui vita è subordinata in definitiva ai poteri discrezionali del re, l’Associazione della magistratura che non è elettiva, ecc.

Collateralmente a questo processo di centralizzazione delle forze borghesi, assistiamo al processo di radicalizzazione della classe lavoratrice, il quale però si svolge con una andatura molto piú lenta del primo.

Il partito comunista con il suo grado ideologico esprime in parte l’estensione di questo processo.

Il fascismo, partendo dal presupposto di risolvere la crisi economica, se ha completamente mancato al suo compito, ha però fornito alla borghesia italiana alcune possibilità per superare senza eccessive scosse la profonda crisi del dopo guerra nel periodo di relativa stabilizzazione.

Naturalmente tutto ciò è avvenuto ai danni della classe lavoratrice.

La crisi economica italiana contenuta in determinati limiti non mancherà di acutizzarsi, e le ripercussioni di questa acutizzazione già si profilano all’orizzonte con le agitazioni proletarie e contadine che ne attestano il loro grado di insofferenza economica e politica.

Per il proletariato italiano sono date oggi tutte le condizioni oggettive per la conquista del potere.

Ma ciò non basta. Il grado di maturità politica di larghi strati di masse specialmente contadine ritarda su quello dei proletari, l’influenza dei partiti politici pseudoproletari, di cricche, non è ancora distrutta.

Per il partito si pone il problema urgente di realizzare l’egemonia del proletariato senza di che non si può parlare di conquista del potere.

Bisogna che il partito si trovi preparato alla piú estrema difesa della borghesia la quale può arrivare in Italia anche a cedere la terra ai contadini.

Il problema fondamentale è e resta quello dei rapporti di forze di classe. L’azione del partito deve tendere a realizzare rapidamente questi rapporti usando la tattica che, tenendo conto delle particolarità delle forze nel nostro paese, sia piú rispondente a spostarle rapidamente in favore della classe lavoratrice.

 

 Questa «esposizione» di Gramsci sul fascismo, della fine del 1930, è ricostruita in un rapporto di Athos Lisa, in cui è detto a conclusione, dopo il testo da noi riprodotto: «Ho fissato sommariamente affidandomi alla fedeltà della memoria i concetti esposti dal [Gramsci] sceverando da essi ogni elemento settario, cercando di non inficiarli con mie particolari vedute. Non potrei garantire di avere detto con esattezza tutto ciò che fu esposto dal compagno [Gramsci] due anni e mezzo or sono. Chi legge ed è portato a discutere sugli elementi fissati in questa relazione, tenga conto di ciò. Il compagno [Gramsci], se domani sarà portato a leggere questa mia relazione che volentieri ho disteso col presupposto di far cosa utile al partito, mi perdonerà se non mi è stato possibile ridire con eccessiva esattezza quanto egli espose. 22-3-33».