Il sostegno dello Stato

Nel bel tempo antico, quando i ricordi del Risorgimento erano ancora vivaci e la conquista della Costituzione rappresentava ancora un valore per la grande massa della popolazione italiana, si svolse una interessante polemica tra i liberali e i repubblicani sulla natura e sulla importanza del giuramento di fedeltà al re che i deputati devono prestare in Parlamento. I liberali cosí ragionavano: se i deputati rifiutano di prestare questo giuramento, se i deputati ottengono che l’istituzione del giuramento sia abolita, lo Stato stesso viene a mancare del suo principale sostegno. La Costituzione è un patto reciproco di fedeltà tra popolo e sovrano: se il popolo, attraverso le persone dei suoi rappresentanti, si sottrae all’obbligo di fedeltà, se il popolo domanda, con l’abolizione del giuramento, libertà di operare contro la Costituzione, anche il sovrano viene, di diritto, ad essere sciolto dai suoi vincoli, anche al sovrano viene riconosciuta la libertà di organizzare e di attuare il colpo di Stato contro la Costituzione.

Il governo rappresenta il sovrano nel Parlamento nazionale, il governo è anzi responsabile per il sovrano dinanzi al Parlamento nazionale e dinanzi al popolo. Se il governo lascia impunemente violare la Costituzione, se il governo permette la formazione nel paese di bande armate, se il governo permette che associazioni private costituiscano depositi di armi e munizioni, se il governo permette che decine di migliaia di privati cittadini, armati, inquadrati militarmente, con casco e moschetto, dopo avere, indisturbati, percorso il paese, invadano la capitale e sfoggino apertamente la loro «potenza», cosa significa ciò se non questo: avere il governo, responsabile per il sovrano, violato il giuramento di fedeltà alla Costituzione? Cosa significa ciò se non che si sta preparando, da parte degli organismi statali che si raggruppano nel potere esecutivo, un colpo di Stato? Cosa significa ciò se non che in Italia viviamo già nell’ambiente da cui automaticamente deve sbocciare il colpo di Stato?

Il patto tra popolo e sovrano è dunque ormai denunziato, per volontà del potere statale che rappresenta il secondo. Automaticamente tutti i giuramenti di fedeltà sono denunziati. Cosa lega ormai gli impiegati al governo? Cosa lega ormai gli ufficiali all’autorità suprema? La popolazione deve, per la logica stessa degli avvenimenti, dividersi in due parti: favorevoli e contrari al colpo di Stato reazionario, o meglio favorevoli al colpo di Stato reazionario e favorevoli a un’insurrezione popolare capace di spezzare il colpo di Stato reazionario. La stessa Costituzione contempla l’eventualità: essa riconosce al popolo il diritto di insorgere in armi contro ogni tentativo dei poteri statali di infrangere la Costituzione stessa. Perché infatti un patto, che non può non essere bilaterale, dovrebbe rimanere valido per una parte se l’altra parte lo infrange? Perché un impiegato o un ufficiale dovrebbe mantenersi fedele a una legge che piú non esiste? Perché dovrebbe conservare i segreti di Stato e non comunicarli ai partiti rivoluzionari, se conservare questi segreti significa favorire il colpo di Stato, cioè l’abolizione anche formale delle leggi e delle libertà statutarie, mentre comunicare questi segreti ai partiti rivoluzionari significa contribuire a salvare la libertà popolare, significa certamente mantenersi fedele allo spirito del giuramento prestato?

Lo Stato borghese vive in grandissima parte sul lavoro e sull’abnegazione di migliaia di funzionari civili e militari che compiono, spesso con vera passione, il loro dovere, che hanno vivo il senso dell’onore, che hanno preso sul serio il giuramento prestato all’atto di iniziare il loro servizio. Se non esistesse questo nucleo fondamentale di persone sincere, lealmente devote al loro ufficio, lo Stato borghese crollerebbe in un istante, come un castello di carta. Sono costoro il vero, l’unico sostegno dello Stato, non certo gli altri, i concussori, i prevaricatori, i poltroni, i parassiti dello Stato. Ora: a chi giova il colpo di Stato? Esso può giovare solo appunto a questi altri, ai concussori, ai prevaricatori, ai poltroni, ai parassiti: spesso, anzi quasi sempre, il colpo di Stato non è altro che lo strumento della feccia statale per mantenere le posizioni occupate e divenute micidiali per la società; questa gente non ha scrupoli, si infischia dei giuramenti e dell’onore, essa odia tutti i lavoratori e, primi fra tutti, quelli che lavorano nei suoi stessi uffici e sono il vivente rimprovero della sua disonestà e del suo parassitismo.

Oggi la situazione storica è questa: una sola grande classe sociale è in grado di opporsi validamente ai tentativi liberticidi della reazione scatenata, la classe degli operai, il proletariato. Questa classe compie oggi la stessa funzione liberatrice che nel Risorgimento è stata propria dei liberali. Questa classe ha un suo partito, il partito comunista, col quale devono collaborare tutti gli elementi disinteressati e sinceri dello Stato italiano, che vogliono mantenere fede al loro ufficio di custodi delle libertà popolari contro tutti gli assalti delle forze oscure del passato che non vuol morire.

L’Ordine Nuovo, 13 novembre 1921. Non firmato.