L’Italia, le alleanze e le colonie

La Lega delle nazioni doveva rappresentare, nel mito della guerra democratica, il superamento storico di ogni sistema di equilibrio ottenuto attraverso le alleanze parziali e le intese cordiali. Appunto perciò, contemporaneamente al trattato preliminare di pace — nel quale la Lega delle nazioni apparve per la prima volta come personalità giuridica internazionale attiva ed operante — è stato pubblicato un comunicato ufficiale che annunzia una alleanza militare tra gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia.

La Germania verrà ridotta a una cosa vana senza soggetto statale; non avrà esercito, non avrà materiale bellico, sarà isolata dalla Francia da una vastissima zona senza fortificazioni, senza un apparato permanente difensivo e offensivo, non avrà sottomarini, avrà una flotta navale minima, non avrà una flotta aerea. Eppure contro le «aggressioni» tedesche, la Francia non si crede tutelata sufficientemente; il presidente Wilson e Lloyd George credono anch’essi che la Francia non sia tutelata sufficientemente e perciò si sono obbligati di proporre al Senato degli Stati Uniti e al Parlamento della Gran Bretagna un impegno, ai termini del quale gli Stati Uniti e la Gran Bretagna «voleranno» in aiuto della Francia in caso d’aggressione non provocata e diretta contro di essa da parte della Germania.

Per la sua portata, questo trattato di alleanza è di gran lunga piú importante del trattato di pace; esso è anzi il vero trattato di pace, in quanto assicura permanentemente l’egemonia del blocco anglo-sassone nel mondo, che s’è accaparrato, associandosi la Francia, una magnifica testa di ponte in Europa. La divisione della preda avviene perfettamente secondo lo schema della favola; l’«impegno» anglo-americano ne riproduce la fase «quia nominor leo».

Risulta sempre piú evidente in quale tristissima posizione internazionale sia venuto a trovarsi lo Stato capitalista italiano. L’Italia è senza alleati. L’Italia è stata ridotta a pupilla della Lega delle nazioni, cioè dell’Inghilterra, degli Stati Uniti e della Francia. L’Italia ha ampliato la sfera della sua sovranità nominale, ma ha perduto la sua sovranità effettiva di grande potenza.

L’Italia era «assurta» al rango di grande potenza, per il gioco d’equilibrio tra le grandi coalizioni militari e imperiali. Il re d’Italia aveva continuato la politica dei principi piemontesi: una continua altalena tra l’Oriente e l’Occidente, tra l’Austria e la Francia. Cosí il Piemonte era riuscito a rafforzarsi e ad estendere la sua sovranità fino alle Alpi, da Nizza al Monte Bianco (Ginevra sfuggi per miracolo al gioco paziente ed audace), cosí era riuscito a diventare l’Italia con Roma capitale, cosí continuò, con la Triplice alleanza e con gli accordi inglesi, a inserirsi in un gioco piú ampio, che avrebbe dovuto avere per teatro il mondo.

Il regno della concorrenza politica internazionale è tramontato, insieme alle altre forme di concorrenza (è questo uno dei segni piú manifesti del disfacimento del sistema capitalistico, al quale vengono meno le condizioni essenziali di sviluppo storico e di vita): la vita internazionale è irrigidita in un monopolio di potenza: Inghilterra-Stati Uniti (Francia). Crollato completamente l’antagonista germanico-austro-ungarico, è finita per l’Italia capitalista ogni possibilità di altalenarsi e quindi di svilupparsi come potenza internazionale: per uno Stato capitalista ciò che significa la paralisi e la decadenza immancabile.

Avanti!, ed piemontese, 10 maggio 1919. Non firmato.