Il riformismo borghese

La Gazzetta di Torino ha finalmente trovato un direttore: il signor Italo Minunni. La Gazzetta di Torino assume cosí, finalmente, un carattere netto e preciso.

Il signor Italo Minunni viene alla Gazzetta dalla Perseveranza di Milano, ed era andato alla Perseveranza dall‘Idea nazionale. Ma non è la sua carriera giornalistica che ci importa. Ci importa notare un fenomeno che in questa carriera è anche esteriormente marcato. Lo sviluppo del nazionalismo in Italia ha segnato e sta segnando il sorgere della classe borghese come organismo combattivo e cosciente. Finora abbiamo avuto in Italia una borghesia politica, senza programmi chiari ed organici, senza attività economica coerente e rettilinea. Le grandi battaglie politiche-economiche, che si sono verificate negli altri paesi sono sempre ignorate in Italia appunto per questo.

[Otto righe censurate]

Il nazionalismo sta dando coscienza di sé alla classe borghese. L’Idea nazionale è, da questo punto di vista, il giornale piú importante d’Italia (dopo l’Avanti!): è riuscito a dare il la a tutta la stampa borghese italiana. È il fornitore di idee, di spunti polemici, di coraggio per tutta la stampa borghese italiana. Ed è diventata anche l’incubatrice di energie giornalistiche che sciamano dalla sua redazione e galvanizzano le gelatinose colonne degli altri giornali borghesi. Una di queste energie è appunto Italo Minunni, che a Torino sosterrà le ragioni del trust di Dante Ferraris. Non è un economista, quantunque sia specializzato in «articoli» economici. È un audace, è uno spregiudicato, è un «muso» duro. È un documento vivo dell’impotenza liberale italiana, se non dell’idea liberale. Rappresenta, in confronto dell’idea liberale, un pensiero immaturo, un pensiero confuso e inorganico che si impone con l’audacia.

Tra l’idea liberale e l’idea nazionalista c’è la stessa differenza che tra il socialismo rivoluzionario e il riformismo. I nazionalisti, come Italo Minunni, sono i riformisti della borghesia. La borghesia italiana, nel suo sviluppo, è arrivata appena allo stadio corporativista. I nazionalisti sono i paladini dei «diritti» delle corporazioni borghesi che fanno coincidere, naturalmente, coi «diritti» della nazione, cosí come molti riformisti fanno coincidere con tutto il proletariato una o un’altra categoria di lavoratori, per la quale brigano e cercano strappare dei benefici.

Il riformismo nazionalista si esprime specialmente nel protezionismo, che è conquista di benefici particolari a danno dell’intiera classe produttrice borghese e a danno di tutti i consumatori. I siderurgici, i cotonieri, gli armatori, gli agrari sono le quattro categorie borghesi che il riformismo nazionalista sostiene, e ai rappresentanti delle quali chiede che lo Stato dia i mezzi per arricchire privatamente a danno dell’industria e dell’agricoltura e a danno dell’intiera nazione. Ora questo riformista si occupa anche di alcuni ceti proletari. Filippo Carli (anch’egli covato nella redazione dell’Idea nazionale) ha teorizzato i futuri rapporti fra capitale e lavoro:

[cinque righe censurate].

Nello stesso numero della Gazzetta di Torino in cui Italo Minunni fa la sua presentazione, Filippo Carli stampa appunto la conclusione di un suo studio — presentato al Congresso di Parigi delle Camere di commercio interalleate — sull’organizzazione dell’industria dopo la guerra, dal punto di vista dei rapporti tra capitale e lavoro. Luigi Federzoni ha aderito e ha sostenuto nell’Idea nazionale la proposta di legge Ciccotti per una distribuzione di terre incolte (senza una distribuzione di capitali per metterle in valore) ai contadini reduci di guerra.

Ora questo riformismo pianta le sue tende anche a Torino. Conquisterà probabilmente la classe borghese. Il liberalismo, che pure come pensiero è superiore a questo conglomerato di retorica e di voracità parassitaria, non avrà il coraggio di contrastargli il terreno, e se volesse non riuscirebbe.

Il liberalismo dovrebbe aspettare che i borghesi, dal corporativismo, dallo spirito di categoria, arrivassero fino alla comprensione della classe, degli interessi totali della classe, che possono anche domandare il sacrifizio delle categorie parassitarie.

[Undici righe censurate]

Avanti, ed. piemontese, 5 dicembre 1917. Non firmato.