Gli spezzatori di comizi

È nota agli operai, per dolorosa esperienza, la istituzione capitalistica degli «spezzatori di scioperi». Gli operai hanno scarsi mezzi di resistenza contro la potenza del capitale, ma anche con questi mezzi scarsi possono toccare abbastanza profondamente il profitto e costringere il capitale a venire a patti; il capitale ricorre agli spezzatori di sciopero, sostituisce i ferrovieri, i postelegrafonici, gli elettricisti, i panettieri, i gasisti; con elementi volontari, con la sua guardia bianca, tenta di non lasciare interrompere la produzione, di non scontentare completamente la clientela, di impedire che scadano e si corrompano le condizioni generali del suo profitto.

Oggi è nata un’istituzione «originale»: quella dello spezzatore di comizi. Migliaia e migliaia di operai si radunano a comizio nelle piazze. Gli operai hanno scarse possibilità di riunione. Hanno interesse a usufruire completamente di queste scarse possibilità. Il comizio è per la classe operaia il mezzo piú importante per acquistare una coscienza di classe; il capitalismo attraverso la produzione industriale cerca dividere la classe in tante categorie, in tanti gruppi, in tante comunità slegate e disperse: nelle manifestazioni di massa, nei comizi, la classe si ritrova tutta, il metallurgico accanto al muratore, il calzolaio accanto al falegname, il gommaio accanto al panettiere, e sente la sua unità nella vibrazione comune per uno stesso ideale, nell’accettazione comune di uno stesso programma, di uno stesso metodo di lotta. Ebbene no: lo spezzatore di comizio non può permettere che migliaia e migliaia di operai affermino in un comizio la stessa disciplina che essi attuano in tutte le manifestazioni della lotta di classe, non può permettere che con questa disciplina si creino le condizioni in cui solo un comizio può svolgersi ed essere utile per l’educazione della classe operaia. Lo spezzatore di comizio vuole che la sua personcina, gonfia di vento parolaio e di vanità, sovrasti le migliaia e migliaia di operai, sia superiore alle volontà riunite di migliaia e migliaia di operai: egli priva cosí la classe operaia delle scarse possibilità di riunione di cui dispone, non permette alla classe operaia di svolgere le sue manifestazioni, di dimostrare la sua forza, di acquistare piú chiara coscienza della sua volontà collettiva. Se osservate, vedete che difficilmente lo spezzatore di comizi è un operaio di fabbrica, è un operaio industriale: quasi sempre egli è uno spostato, un uomo dai cento mestieri, che rivela nella sua irrequietezza fisica e… vocale la irrequietezza della sua vita economica, della sua vita di lavoro, che riflette nel suo cervello e nelle sue idee la incertezza e la confusione delle condizioni materiali della sua vita. Perciò anche lo spezzatore di comizi afferma di essere antiautoritario e di essere antimarxista perché Marx era «autoritario»; la verità è che Marx aveva preveduto questo tipo di pseudorivoluzionario e aveva messo in guardia la classe operaia contro i suoi metodi e la sua fraseologia; perché Marx credeva che la rivoluzione non si fa con la gola, ma col cervello, non si fa col vano dimenarsi fisico, col sommovimento del sangue nelle vene, ma colla disciplina della classe operaia che porta nella costruzione della società comunista le stesse virtù di lavoro metodico e ordinato che ha imparato nella grande produzione industriale.

Avanti!, ed. piemontese, 5 marzo 1920, in “Sotto la Mole“.