Gentile e la filosofia della politica

Confrontare l’articolo pubblicato da G. Gentile nello Spectator del 3 novembre 1928 e ristampato nell’Educazione fascista. «Filosofia che non si pensa (!?), ma che si fa, e perciò si enuncia ed afferma con le formule ma con l’azione». Poiché da quando esiste l’uomo, si è sempre «fatto». è sempre esistita l’«azione», questa filosofia è sempre esistita, è stata pertanto la filosofia di… Nitti e di Giolitti. Ogni Stato ha «due filosofie»: quella che si enuncia per formule ed è una semplice arte di governo, e quella che si afferma con l’azione ed è la filosofia reale, cioè la storia. Il problema è di vedere in che misura queste due filosofie coincidono, divergono, sono in contrasto, sono coerenti intimamente e tra loro. La «formula» gentiliana non è, in realtà, che la mascheratura sofisticata della filosofia politica piú nota col nome di «opportunismo» ed empirismo. Se Bouvard e Pécuchet avessero conosciuto Gentile, avrebbero trovato nella sua filosofia la giusta interpretazione della loro attività rinnovatrice e rivoluzionaria (nel senso non corrotto della parola, come si dice).

Da Note sul Machiavelli, pp. 284-285.