Audacia e fede

«Io parlo audacemente e perché? Perché credo». Le parole di Gerolamo Savonarola servono di motto al giornaletto che dal suo nome si intitola. Parlare audacemente è sempre una bella cosa, quando l’ingegno dà alle parole un contenuto, e la forza morale che viene dalla convinzione sincera dà loro dignità di apostolato. Ma i giovani che compilano il «Savonarola» (alcuni di essi sono nostri amici personali e perciò ci permetteranno una certa rudezza di linguaggio) non ignorano anche che spesso l’audacia è prodotta da una completa incomprensione dell’argomento che si prende a trattare. A della gente che insiste continuamente sulla fede, sulla verità, sulla sincerità, non è permesso sfiorare con leggerezza offensiva idee e fatti che involgono la fede e l’entusiasmo di altri; perché allora l’audacia diventa impudenza, prosopopea, sopportazione, qualità tutte che non rientrano precisamente nella tradizione savonaroliana.

Che abuso di vecchi clichés in un articolo del loro premier che si occupa di socialismo, che tanfo di cenci da rigattiere! Melensaggine nell’espressione dei luoghi piú comuni, completa deficienza di ogni nozione teorica e storica del movimento socialista. Concezione idilliaca del socialismo che dalla «bocca di Gesù ha tolto le parole di carità e di fratellanza», dopo averle spogliate della loro virtú religiosa.

Storia: «Durante cinquant’anni di socialismo, il popolo quali progressi ha fatto? Economici: qualcuno. Intellettuali: pochi. Morali: nessuno». E via di questo audacissimo tono. Tanta scempiaggine ci sbalordisce. Potremmo ritorcere le domande adattandole al cristianesimo, e con risposte analoghe dimostreremmo solo la nostra insipienza. Ma non vogliamo incrudelire con chi, nel suo candore di neofita zelante, è cosí giudice delle cose nostre: il candore è troppo spesso sinonimo di minchioneria, e non bisogna essere severi coi… candidi.

L’augurio che conclude la cicalata innocente è la prova migliore della incomprensione di questo giovinotto: il socialismo dovrebbe diventare cristiano. Ciò che sarebbe lo stesso che dire: il quadrato dovrebbe diventare triangolo. Perché tutta questa gente non si è accorta, essa che a proposito, e piú spesso a sproposito, parla di valori spirituali, che il socialismo è precisamente la religione che deve ammazzare il cristianesimo. Religione nel senso che è anch’esso una fede, che ha i suoi mistici e i suoi pratici; religione, perché ha sostituito nelle coscienze al Dio trascendentale dei cattolici la fiducia nell’uomo e nelle sue energie migliori come unica realtà spirituale. Il nostro evangelo è la filosofia moderna, cari amici del Savonarola, quella che fa a meno dell’ipotesi di Dio nella visione dell’universo, quella che solo nella storia pone le sue fondamenta, nella storia, di cui noi siamo le creature per il passato e i creatori per l’avvenire. E i nostri maestri hanno volgarizzata questa filosofia, l’hanno assunta come guida dei nostri destini, e ci hanno insegnato con logica ferma che il popolo, di cui tanto parlate voi, è un’astrazione sociologica, che la carità vuol dire elemosina, e non si fa elemosina ai forti, ai conquistatori, che l’amore e la fratellanza devono solo significare solidarietà di classe, se vogliono essere fecondi di risultati. Perché i socialisti, il proletariato non sono degli infelici, dei mendichi, degli spiantati, come immagina la fantasia democratica cristiana. Sono degli audaci lavoratori di un nuovo edificio sociale, di una nuova civiltà, che non domandano aiuto e pietà a nessuno, perché hanno la certezza di vincere con le sole loro energie. Non è una dottrina di schiavi in rivolta la nostra, è una dottrina di dominatori che nella fatica quotidiana preparano le armi per il dominio del mondo.

(22 maggio 1916)