Piccolo mondo antico

Un esempio da imitare è l'opera della nostra sezione mazziniana di Torino, modesta di numero, ma di perspicace assidua attività.
Essa cooperò in concorso di Terenzio Grandi alla fondazione del Centro d'azione civile e di difesa che in questi sette mesi, in Torino esplicò azione alacre e vigile, specie contro le mene dei neutralisti di tutti i generi.
A sua volta la nostra sezione provvede a tener in evidenza la caratteristica mazziniana.

Cosí ho letto nella «Terza Italia» — pubblicazione quindicinale — organo del partito mazziniano italiano. Qualche rara volta giunge, fra il fascio dei giornali che quotidianamente si rovescia sui tavoli redazionali, questo foglio ed io lo apro, lo leggo con compunta curiosità. È la voce d’un partito, d’un gruppo, d’un uomo, forse, che chiama, chiama disperatamente… e sembra la voce d’un ignoto mondo lontano, tanto è fioca, tanto è sottile… Chi in Italia sa l’esistenza dei mazziniani? Dei repubblicani si sente ancora qualche volta parlare. Non sono mai riusciti ad afferrare l’attimo favorevole alle realizzazioni e, presi fra l’urto formidabile delle idee e delle forze socialiste, sottraenti ad essi il popolo divenuto proletariato, ed il riavvicinamento definitivo dei ceti borghesi frondisti alla monarchia, simbolo del nuovo organo sociale, essi brancolano e nella agonia tormentosa non sanno neppure morire decentemente. Ma contro di loro, isolati da tutte le battaglie e da tutta la vita, astensionisti per non prestare il giuramento parlamentare, abbrancati alle formule, isterilendo una dottrina di fede e di azione in un vaniloquio senile, vegetano ancora i mazziniani puri. Ah, i puri!… Tutte le idee, tutti i partiti hanno di questi custodi della purità, isterici e fanatici, ragazzacci masturbatori o zitelloni inaciditi, che sono profondamente convinti di aver avuto la missione di propagandare il vero cristianesimo, o la vera repubblica, o il vero socialismo, e salvano ad ogni momento le animucce dai contatti peccaminosi, e schiacciano gli eretici sotto il peso della santa immacolata loro indignazione.

Invano passarono gli anni, ed invano incalzarono gli avvenimenti: i mazziniani rimangono. Ad uno ad uno scompaiono i vecchi fedeli; dalle nuove generazioni non un solo giovine milite viene ad essi, ma i superstiti credono ed attendono. Che odore di cadavere quel loro giornale! Il partito mazziniano italiano fin da quattro mesi prima della guerra all’Austria voleva la guerra alla Germania, ed il 9 febbraio 1915 riafferma di attenersi esclusivamente, intransigentemente, senza deviazioni al programma bandito da Mazzini dal 1840 al 1871, poiché solo per esso ed in esso l’Italia andrà salva. Dal 1840 al 1871! Dopo è il nulla. Mazzini morí e nulla fu da mutare, nulla da aggiungere. A Torino tutte le vecchie ideologie, tutte le vecchie illusioni furono rovesciate; ronzio di api in un bugno vuoto è la voce del piccolo mondo variopinto che ha legame solo nell’odio comune, la sua vera caratteristica.

Oggi, 10 marzo, altro vorrei aver scritto e troppo mi duole l’amara realtà che il quarantesimo anniversario della morte di Giuseppe Mazzini, in questo periodo che si vorrebbe concludere l’opera che fu sua, sia passato senza un ricordo. Solo i mazziniani lo hanno commemorato, ma, ahimè!, essi sono i morti, i veramente morti!

Chi ci salverà, o Cristo, o Marx, o Mazzini, dai vostri purissimi e incontaminati discepoli?

(11 marzo 1916).