Sosia

I giornali romani hanno ieri pubblicato la fotografia di Giovanni Martinenghi, il sosia di Dante Ferraris. E hanno ricordato alcuni episodi per dimostrare come qualmente nessuno avrebbe dovuto confondere l’illustre industriale torinese con questo sosia da strapazzo, che non sapeva la lingua italiana, che intercalava il suo discorso con abbondanti piemontesismi, il cui aspetto «non è certamente quello di un grande industriale dalle linee marcate del volto, dallo sguardo penetrante che rileva un’intelligenza non comune, dalla parola sobria, ma sintetica e persuasiva».

Non so se l’illustre industriale Dante Ferraris abbia il volto dalle linee marcate, lo sguardo penetrante che rivela una intelligenza non comune, la parola sobria, ma sintetica e persuasiva. So che il Martinenghi per piú di sei mesi è stato creduto un illustre industriale, e non da volgari dilettanti del commercio, ma da altri illustri industriali, da banchieri, da capocomici, da direttori d’albergo. E questi altri illustri devono essersi guardati nello specchio piú d’una volta, e aver visto il proprio occhio d’aquila, e devono aver sentito piú d’una volta la propria parola sobria, ma sintetica e persuasiva. So anche questo: che Plauto ha fatto sostituire dal servo Sosia il furbo e sagace iddio (illustre industriale) Mercurio, e non si sarebbe sognato di fare viceversa. Che nelle commedie, e nella vita reale, il sostituito è sempre piú imbecille, meno furbo, meno eloquente, meno occhio d’aquila del sostituente. Perché un furbo può fare l’imbecille, un uomo d’ingegno può fingersi sciocco, ma uno sciocco e un imbecille non possono farsi credere d’ingegno e furbi, ché altrimenti sarebbe loro facile continuare sempre nella finzione e essere realmente ciò che invece non sono.

I lineamenti marcati, lo sguardo penetrante, la parola sobria necessariamente devono avere delle eccezioni fra l’illustre categoria degli industriali. I banchieri, i capocomici, i direttori d’albergo devono essere piuttosto abituati ad avere che fare con gli industriali tipo Sosia Martinenghi, mezzo analfabeti, zotici o pazzamente prodighi del denaro che costa loro cosí poco. Il geniale e sagace Mercurio è poco conosciuto, è poco comune, nel mondo degli illustri industriali. Non occorre ingegno e sagacia per arricchire. È passato il tempo degli industriali di Manchester che studiano economia, che lottano per delle idee, che seguono e predicano le teorie di Cobden, quasi mistici assertori di una vita morale piú alta, che anche nelle industrie, nel lavoro libero, energico e vitale, perché libero, può incarnarsi. È passato il tempo dei gentiluomini toscani, che nell’industria agricola hanno fatto in Italia ciò che i manufatturieri di Manchester in Inghilterra. Questi industriali non potevano essere confusi con lo schiavo Sosia.

Ma gli illustri d’adesso, che contrattano con gli amministratori dei giornali la loro fortuna [cinque righe e mezzo censurate] confusi con i Sosia, perché sono inferiori a Sosia, perché moralmente sono piú in basso di Sosia.

Questi almeno nella commedia antica rischiava le bastonature del padre nobile, e ora va in galera, mentre gli illustri industriali continuano nella carriera degli onori, e aspirano al laticlavio.

(10 maggio 1917).